Taranto


Taranto
comune
Taranto – Stemma Taranto – Bandiera
Le colonne doriche, uno dei simboli della città.
Le colonne doriche, uno dei simboli della città.
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Regione Puglia-Stemma it.png Puglia
Provincia Provincia di Taranto-Stemma.png Taranto
Amministrazione
Sindaco Ippazio Stefàno (SEL) dall'11/06/2007
Territorio
Coordinate 40°25′05″N 17°14′27″ECoordinate40°25′05″N 17°14′27″E (Mappa)
Altitudine 15 m s.l.m.
Superficie 249,86 km²
Abitanti 201 744[1] (31-03-2015)
Densità 807,43 ab./km²
Frazioni Lido Azzurro, TalsanoSan VitoLamaBuffoluto, Carelli, La Lama, Lido Bruno, Masseria Cimino, Masseria Lucignano, Masseria Nisi, Masseria Porvica, Masseria San Nicola, Masseria San Paolo, Masseria San Pietro, Masseria Torre Bianca, Paolo VI, Patrovaro, Praia a mare, Punta Rondinella, Salinella, San Donato, Torre d'Alaia, Torretta Mare , Taranto2, Bestat, Cep, Toscano, Lido Azzurro, Croce, Tramontone, Torre Blandamura(Litoranea).
Comuni confinanti CarosinoFaggiano,FragagnanoGrottaglie,LeporanoLizzano (isole amministrative), Massafra,MonteiasiMontemesola,MonteparanoPulsano,RoccaforzataSan Giorgio IonicoSan Marzano di San GiuseppeStatteVilla Castelli (BR).
Altre informazioni
Cod. postale 74121-74122-74123
Prefisso 099
Fuso orario UTC+1
CodiceISTAT 073027
Cod. catastale L049
Targa TA
Cl. sismica zona 3 (sismicità bassa)
Cl. climatica zona C, 1 071 GG[2]
Nome abitanti tarantini - tarentini
Patrono san Cataldo - Maria SS. Immacolata - Sant'Egidio da Taranto
Giorno festivo 10 maggio - 8 dicembre
PIL procapite (nominale) €18.835,27
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Taranto
Taranto
Posizione del comune di Taranto all'interno dell'omonima provincia
Posizione del comune di Taranto all'interno dell'omonima provincia
Sito istituzionale

Taranto (Τάρας, Taras, in grecoTàrdə[3] in dialetto tarantino) è un comune italiano di 201 861 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia, in Puglia.

Antica colonia magnogreca, è il secondo[4] comune della regione per popolazione, il sedicesimo nazionale ed è conosciuta come la "Città dei due mari" per la sua posizione geografica a cavallo di Mar Grande e Mar Piccolo, e la "Terra dei delfini" per lo storico insediamento di un gruppo di cetacei oltre gli isolotti di San Pietro e San Paolo. Taranto è anche città spartana essendo stata fondata dagli Spartani (Parteni) e risultando l'unica colonia di Sparta al di fuori del territorio della Grecia.[5][6]

Il clima è particolarmente dolce e le correnti fredde provenienti da nord mitigano l'aria calda proveniente dal Mediterraneo mentre lecolline circostanti riescono spesso a bloccare le perturbazioni rigide garantendo un clima mite tutto l'anno.

In città ha sede l'Arsenale marittimo della Marina e l'Ilva, maggior complesso industriale d'Europa per la lavorazione dell'acciaio.

Indice

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Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Veduta aerea di Taranto
« Mentre la maggior parte del golfo di Taranto è importuosa, a Taranto c'è un porto molto bello e ampio del perimetro di 100 stadi, chiuso da un grande ponte. Tra il fondo del porto e il mare aperto si forma un istmo, sicché la città sorge su una penisola e poiché il collo dell'istmo è poco elevato, le navi possono essere facilmente trainate da una parte all'altra »
(Strabone - Geografia, VI, 3, 1. Traduzione di Nicola Biffi)

Taranto si estende per 249,86 km² e rappresenta il naturale affaccio sull'omonimo golfo dell'arco ionico tarantino. Presentando una morfologia del territorio prevalentemente pianeggiante, la città si sviluppa lungo tre penisole naturali ed un'isola artificiale, quest'ultima nucleo storico dell'abitato, formatasi durante la costruzione del fossato del Castello Aragonese. Il comune possiede inoltre ben sei territori ex clave, tra cui la frazione di San Donato. La città dei due mari deve questo attributo al Mar Grande ed al Mar Piccolo, attorno ai quali sorge buona parte degli insediamenti.

Mar Grande e Mar Piccolo[modifica | modifica wikitesto]

Foto aerea di Taranto in cui sono visibili il Mar Grande e le due parti del Mar Piccolo
Il panorama del Mar Piccolo dalla via Appia

Il Mar Grande bagna la costa esterna, racchiusa nella baia delimitata a nord-ovest da Punta Rondinella e a sud da Capo San Vito. L'arco ideale creato dalla baia naturale si chiude con le Isole Cheradi. Questo mare si congiunge col Mar Piccolo in soli due punti, rappresentati dal canale naturale di Porta Napoli e dal canale artificiale navigabile che separa lo storico insediamento urbano dalla parte più estesa della città.

Il Mar Piccolo, considerabile dunque un mare interno, è costituito da due seni idealmente divisi dal Ponte Punta Penna Pizzone, che congiunge la Punta Penna con la Punta Pizzone: il primo seno ha la forma di un triangolo grossolano, i cui vertici meridionali sono rappresentati dall'apertura ad est sul secondo seno, e da quella ad ovest sul Mar Grande; il secondo seno ha invece la forma di un'ellisse, il cui asse maggiore misura quasi 5 km.

Sia i venti che le maree, insieme alle sorgenti sottomarine con diversa salinità, condizionano l'andamento delle correnti di tipo superficiale e di tipo profondo tra i due mari. Nel Mar Grande e nella parte settentrionale di entrambi i seni del Mar Piccolo sono localizzate alcune sorgenti sottomarine chiamate citri[7], che apportano acqua dolce non potabile mista ad acqua salmastra, creando una condizione idrobiologica ideale per la coltivazione dei mitili, comunemente chiamati "cozze".

Clima[modifica | modifica wikitesto]

« Quell'angolo di mondo più d'ogni altro m'allieta,
là dove i mieli a gara con quelli del monte Imetto fanno
e le olive quelle della virente Venafro eguagliano;
dove Giove primavere regala, lunghe, e tiepidi inverni,
e dove Aulone, caro pure a Bacco che tutto feconda,
il liquor d'uva dei vitigni di Falerno non invidia affatto. »
(Quinto Orazio Flacco - A Settimio - Odi, II, 6, 10. Traduzione di Enrico Vetrò[8])

Il clima della città è subtropicale, con inverni decisamente miti ed estati calde e afose, con valori che talvolta superano i 40 °C.

  • Medie mensili elaborate in base alle rilevazioni termometriche relative al periodo 1972-2001[9]:
Mese Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. media (°C) 16,0 16,7 20,3 25,4 30,0 32,0 35,5 35,5 30,2 25,2 19,8 16,5 16,4 25,2 34,3 25,1 25,3
T. min. media (°C) 10,3 10,0 14,0 15,0 19,1 22,2 25,4 25,9 22,8 17,9 14,5 10,8 10,4 16,0 24,5 18,4 17,3

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Taranto.
« E se il destino avverso mi terrà lontano / allora cercherò le dolci / acque del Galeso caro alle pecore avvolte / nelle pelli, e gli ubertosi campi che un dì / furono di Falanto lo Spartano. »
(Quinto Orazio Flacco - A Settimio - Odi, II, 6, 10. Traduzione di Enrico Vetrò[8])

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Taras sulla Mappa di Soleto

L'inquadramento etimologico del nome della città di Taranto è tutt'altro che facile. Il toponimo Taras (in greco: Τάρας), primo nome della città, è strettamente collegato alla colonizzazione ellenica della Magna Grecia che si ebbe a partire dall'VIII-VII secolo a.C. con le colonie ioniche e doriche: oltre che sulle monete magno-greche risalenti al periodo di massimo splendore della città[10], il toponimo compare anche sulla Mappa di Soleto, la più antica mappa geografica occidentale proveniente dall'antichità classica, incisa su un piccolo frammento di un vaso attico smaltato di nero.
Taras era una figura della mitologia greca, figlio di Poseidone e della ninfa Satyria, nonché leggendario fondatore della città di Taranto, e questa dovrebbe essere tutt'altro che una coincidenza.
Tuttavia, non è possibile del tutto escludere la derivazione del toponimo dal nome del fiume Tara, oppure dal termine sanscrito taranta-h (cioè "mare")[11].

Antichità[modifica | modifica wikitesto]

La cronologia tradizionale, assegna la data della fondazione di Taranto al 706 a.C.[12]. Le fonti tramandate dallo storico Eusebio di Cesarea, parlano del trasferimento dello spartano Falanto e altri compatrioti, poiché figlio illegittimo di famiglie spartane, in questa zona per necessità di espansione o per questioni commerciali. Questi, distruggendo l'abitato indigeno, portarono una nuova linfa di civiltà e di tradizioni. La tradizione vuole che Taranto venne fondata da Partheniai ("figli delle vergini"), quei bambini nati dalle donne spartane durante l'assenza dei mariti impegnati nella guerra messenica. I Partheniai vennero esclusi dalla spartizione delle terre della Messenia e dovettero emigrare per fondare quella che rimane l'unica colonia spartana[13].

La struttura sociale della colonia sviluppò nel tempo una vera e propria cultura aristocratica, la cui ricchezza proveniva, probabilmente, dallo sfruttamento delle risorse del fertile territorio circostante, che venne popolato e difeso da una serie di phrouria tra le quali Pezza Petrosa, piccoli centri fortificati in posizione strategica[14]. Taranto ha quindi origini antichissime. Durante il periodo ellenistico della colonizzazione greca sulle coste dell'Italia meridionale, la città fu tra le più importanti della Magna Grecia. In quel periodo, infatti, divenne una potenza economica militare e culturale, che diede i natali a filosofi, strateghi, scrittori e atleti, diventando anche sede della scuola pitagorica tarantina, la seconda più importante dopo quella di Metaponto. A partire dal 367 a.C., fu la città più potente tra quelle che costituirono la lega italiota. Nel 281 a.C. entrò in conflitto con Roma (guerra tarentina) insieme al suo alleato Pirro, Re dell'Epiro, ma capitolò definitivamente nel 272 a.C. Durante la seconda guerra punica, Taranto aprì le porte ad Annibale nel 212 a.C., ma fu punita tre anni dopo con la strage dei suoi cittadini e col saccheggio quando Fabio Massimo la riconquistò. Nel 125 a.C. vi fu dedotta una colonia romana (colonia neptunia), mentre nel 90 a.C. fu eretta a Municipium con la Lex municipii Tarentini. Nel periodo neroniano Taranto viene scelta come meta di stanziamento di una grande quantità di veterani di guerra che militarono in diverse legioni, tra cui la V Macedonica, la XII Fulminata e la IIII Scythica.[15]

Medioevo ed età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Nel Medioevo fu conquistata da Totila nel 549 e ripresa da Narsete nel 552. Espugnata dai Longobardi, fu ripresa dall'Imperatore Costantino II nel 663, per poi passare in mano a Romualdo Duca longobardo di Benevento, e tornare ai Bizantini nell'803. Conquistata dai Saraceni nell'846, nell'868 e nel 927, l'Imperatore Niceforo Foca la fece ricostruire nel967. Occupata nel 1063 da Roberto il Guiscardo, divenne il centro di un potente feudo. Ospitava una cospicua comunità ebraica, quantificabile nel 1167 in 200 famiglie, secondo la cronaca di Beniamino di Tudela[16]. Dal 1301 al 1463 fu un fiorente principato (Principato di Taranto). Divenne poi importante porto militare sotto gli Spagnoli, fino a decadere nel XVII secolo sotto i Borbone. Taranto venne unita al Regno d'Italia nel 1860. Il 21 Agosto del 1889, dopo sei anni di lavori, venne inaugurato alla presenza di Umberto I di Savoia l'Arsenale Militare Marittimo, che ne aumentò la sua importanza sia dal punto di vista economico che militare, oltre che demografico. Durante la prima guerra mondiale, Taranto fu scelta come base dalle flotte navali italiana, francese ed inglese.

La notte di Taranto[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Notte di Taranto.
(EN)

« Taranto, and the night of November 11th - 12th, 1940, should be remembered for ever as having shown once and for all that in the Fleet Air Arm the Navy has its most devastating weapon. »

(IT)

« Taranto, e la notte dell'11-12 novembre 1940, dovrebbero essere ricordate per sempre, per aver dimostrato una volta per tutte come la Marina abbia nella flotta aerea la sua arma più devastante. »

(Ammiraglio Andrew Cunningham)

Durante la seconda guerra mondiale, la città subì un bombardamento storicamente ricordato come la notte di Taranto, a seguito del quale si contarono 85 vittime tra civili e militari. Tra la notte dell'11 e del 12 Novembre 1940, per via della sua importanza strategica e militare, la città subì un devastante attacco da parte della Royal Navy britannica. La dinamica dell'azione fu attentamente studiata dai giapponesi per potersene poi avvalere in previsione dell'attacco alla base di Pearl Harbor. Durante quella notte, 21 aerei del tipoFairey Swordfish dotati di siluri e bombe, si alzarono dalla portaerei inglese Illustrious, che si trovava a 170 miglia dalla costa scortata dalle navi da battaglia MalayaRamilies,ValiantWarspite, dagli incrociatori GloucesterYork e da 13 cacciatorpediniere. Al comando vi era l'ammiraglio Andrew Cunningham. Gli aerei inglesi partiti in due ondate successive giunsero indisturbati su Taranto. Grazie ad una precedente ricognizione che non fu contrastata dalla difesa italiana, i piloti conoscevano perfettamente le unità da colpire, che erano tra l'altro dotate di reti parasiluri insufficienti e protette da pochi palloni di sbarramento. Nell'attacco la flotta italiana subì gravi danni. La corazzata Conte di Cavour subì i danni maggiori, venendo parzialmente affondata. Inoltre furono seriamente danneggiati le corazzate Caio Duilio e Littorio e l'incrociatore Trento. Danni vennero riportati anche dai due cacciatorpediniere Libeccio e Pessagno. Furono anche attaccati vari depositi di carburante sulla terraferma. Alla fine il bilancio fu di 85 morti, di cui 55 civili, e di 581 feriti, nonostante il Bollettino di Guerra del Comando Supremo n.158 del 12 novembre 1940 affermasse che non vi sarebbe stata alcuna vittima. Uno dei tragici ricordi di quella battaglia per gli abitanti di Taranto, testimoni dell'evento, fu quello di udire dal mare le strazianti urla di sofferenza dei militari italiani imbarcati sulle navi danneggiate, vittime dei siluramenti.

Il secondo dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1965 fu inaugurato dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat il IV Centro Siderurgico Italsider, il più grande centro per la produzione dell'acciaio in Europa la cui prima produzione furono i tubi che oggi portano il gas dalla Siberia all'Italia. Grazie a questa nuova realtà industriale, e disponendo di un grande porto mercantile, la città conobbe un altro e più marcato slancio dell'economia locale, con conseguente aumento della popolazione e del reddito pro-capite, e diventando negli anni a seguire zona di insediamento di cementifici, raffinerie ed industrie metalmeccaniche. Il 18 Ottobre 2005 viene dichiarato ufficialmente il dissesto finanziario del Comune di Taranto. Le passività accertate ammontano inizialmente a € 357.356.434, ma nel mese di marzo 2007, il capo della commissione di liquidazione del Comune, Francesco Boccia, dichiara una cifra pari a circa 637 milioni di Euro.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma civico di Taranto fu riconosciuto ufficialmente il 20 dicembre del 1935[17]:

« D'azzurro, al delfino nuotante e cavalcato da un dio marino nudo sostenente nel braccio sinistro un panneggio svolazzante e con la destra scagliante il tridente, al capo cucito di rosso centrato, caricato della conchiglia d'oro, posta fra la leggenda Taras »
(Decreto reale di concessione in data del 20 dicembre 1935)

Il giovane dio a cavallo del delfino raffigurato sullo stemma, si ispira a quello delle monete magno-greche del periodo di massimo splendore della città.

Nel 1589, una precedente versione dello stemma raffigurante un uomo adulto coronato a cavallo di un delfino, reggente nella mano destra un tridente e nella mano sinistra uno scudo con sopra uno scorpione al posto dell'attuale drappo[18], sostituì a sua volta l'antico stemma raffigurante uno scorpione suggerito da Pirro, e che attualmente è utilizzato come simbolo della provincia ionica[19].

Guida al Comune di Martina Franca
Guida al Comune di Martina Franca