Pisticci

Pisticci
comune
Pisticci – Stemma Pisticci – Bandiera
   
Pisticci – Veduta
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Regione-Basilicata-Stemma.svg Basilicata
Provincia Provincia di Matera-Stemma.png Matera
Amministrazione
Sindaco Vito Di Trani (UDC - Forum democratico - Popolari uniti) dal 31/05/2011
Territorio
Coordinate 40°23′00″N 16°33′00″E / 40.383333°N 16.55°E40.383333; 16.55 (Pisticci)Coordinate: 40°23′00″N 16°33′00″E / 40.383333°N 16.55°E40.383333; 16.55 (Pisticci) (Mappa)
Altitudine 389 m s.l.m.
Superficie 233,67 km²
Abitanti 17 797[1] (31-05-2015)
Densità 76,16 ab./km²
Frazioni Casinello, Centro Agricolo, Marconia, Pisticci Scalo, Tinchi, Marina di Pisticci
Comuni confinanti Bernalda, Craco, Ferrandina, Montalbano Jonico, Montescaglioso, Pomarico, Scanzano Jonico
Altre informazioni
Cod. postale 75010 75015 75020
Prefisso 0835
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT 077020
Cod. catastale G712
Targa MT
Cl. sismica zona 2 (sismicità media)
Nome abitanti pisticcesi
Patrono san Rocco
Giorno festivo 16 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Pisticci
Pisticci
Posizione del comune di Pisticci nella provincia di Matera
Posizione del comune di Pisticci nella provincia di Matera
Sito istituzionale

Pisticci (Pstìzz in dialetto locale) è un comune italiano di 17.797 abitanti[1] della provincia di Matera in Basilicata; è il terzo comune della regione per numero di abitanti e dopo il capoluogo è anche il più popoloso della sua provincia. Il comune è composto da diverse frazioni, tra le quali Marconia, la più popolosa, che supera la stessa popolazione del conglomerato principale.

 

 

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Basilicata.

Il comune conta una superficie di 231 km², classificandosi all'85º posto tra i comuni d'Italia più estesi, e un'altitudine di 364 m s.l.m..

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Pisticci sorge a 364 m s.l.m. nella parte centro-meridionale della provincia e si estende tra i fiumi Basento, ad Est, e Cavone, a Ovest, che separano il territorio pisticcese rispettivamente dai comuni di Bernalda (18 km) e Montalbano Jonico (24 km). Sempre ad est si affaccia sul Mar Jonio e confina ancora con i comuni di Craco (19 km), Ferrandina (23 km), Pomarico (24 km) e Scanzano Jonico (27 km). Dista 47 km da Matera e 92 km dal capoluogo di regione Potenza. Pisticci è composto da diverse frazioni e borghi, le più rilevanti sono Casinello, Centro Agricolo, Marconia, Pisticci Scalo, Tinchi, ai quali si aggiunge negli ultimi anni la crescente località turistica di Marina di Pisticci.

Le tre colline su cui sorge il centro storico, Serra Cipolla, San Francesco e Monte Como, sono situate nella parte occidentale, dove il terreno è prevalentemente argilloso e i versanti sono caratterizzati da profonde scanalature, i calanchi. A causa della natura del terreno, Pisticci è stata spesso interessata da fenomeni di dissesto idrogeologico e frane. Nella parte orientale del territorio invece, si estende un altopiano che digrada dolcemente verso la pianura metapontina e verso gli 8 km di costa, limite comunale sul mar Jonio.

L'abitato di Pisticci ha la forma di una S, formando una sorta di anfiteatro naturale, caratteristica per la quale, data la sua posizione strategica e dominante, è denominata il balcone sullo Jonio o l'anfiteatro sullo Jonio.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

La stazione meteorologica più vicina è quella di Montalbano Jonico. Secondo i dati medi del trentennio 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +7,4 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, è di +25,5 °C[2].

MONTALBANO JONICO Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. mediaC) 11,1 12,3 14,7 18,1 23,1 27,5 31,6 31,7 27,4 22,1 17,3 13,2 12,2 18,6 30,3 22,3 20,8
T. min. mediaC) 3,6 4,0 5,7 8,2 12,3 15,6 19,0 19,2 16,2 12,6 8,7 5,2 4,3 8,7 17,9 12,5 10,9

Le frane[modifica | modifica wikitesto]

La storia di Pisticci è fortemente legata alle frane che più volte, nel corso del tempo, ne hanno modificato la topografia, la toponomastica e la storia.

Le principali cause sono dovute alla natura argillosa del terreno che predispone la collina su cui sorge l'abitato ad eventi di questo genere, che hanno interessato anche altri centri limitrofi, su alture con le stesse caratteristiche geologiche.

Tuttavia la causa riconosciuta come principale di tali eventi a Pisticci è il fosso detto "La Salsa", un piccolo torrente di acqua salmastra che scorre sotto i rioni del centro abitato più interessati dai movimenti franosi e a cui è stata imputata la destabilizzazione del terreno. Quest'ultimo è caratterizzato da una sedimento marnoso permeabile in superficie poggiante su uno strato argilloso impermeabile che, in occasione di abbondanti precipitazioni, tende a far "smottare" lo strato sovrastante.

Negli ultimi decenni, il disboscamento della collina circostante ha peggiorato la già grave situazione. In presenza di queste situazioni, ogni volta che si è verificato un evento atmosferico di particolare potenza e durata (forte e abbondante nevicata o alluvione) si sono verificati movimenti franosi della collina. Si può dire che tutto il territorio porta il segno di queste rovine: esempio ne sono "le mesole", terrazzamenti un tempo agganciati alla collina che sono collassati verso valle, in direzione del Cavone, sì da guadagnarsi quel nome che sembra appunto voler dire terre "a mezza altezza", tra il monte e il fondovalle.

Frana del 1555[modifica | modifica wikitesto]

È la prima frana registrata e documentata avvenuta a Pisticci. Franarono alcune case del rione "Casalnuovo" a seguito di forti piogge.

Frana del 1688[modifica | modifica wikitesto]

È la frana più imponente e che ha influito di più sulla struttura dell'abitato. Dopo un'abbondante nevicata, la notte del 9 febbraio 1688 (rimasta nella memoria collettiva come la "notte di Sant'Apollonia") il centro urbano di allora, costituito dai rioni "Terravecchia", "Casalnuovo" e "Loreto", si spezzò letteralmente in due parti ben distinte: tutto il rione "Casalnuovo" franò sotto il rione "Terravecchia"; il movimento franoso si fermò solo quando incontrò l'enorme mole della chiesa Madre, la cui zona delle fondamenta venne chiamata perciò "Palorosso".

Le vittime furono 400, vennero travolte case contadine ma anche palazzi gentilizi e tutta la piazza antistante alla chiesa Madre, che in quegli anni era il centro di tutte le attività del paese.

Per la ricostruzione, il conte De Cardenas propose un luogo di sua proprietà in contrada "Caporotondo", poco fuori l'abitato. Sperava così di rendere suoi affittuari tutti i pisticcesi, che tuttavia decisero di non abbandonare il colle, sia per il legame affettivo con il paese natale, sia perché avevano intuito il secondo fine[senza fonte].

Frana del 1976[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1976, dopo circa tre secoli in cui non si registrarono eventi significativi, a seguito delle piogge di novembre franò una parte del rione "Croci"[4]. Tutta l'area interessata fu evacuata in tempo così non ci furono vittime né feriti.

I disagiati furono ospitati inizialmente nelle scuole del comune, in seguito furono assegnate delle case nella frazione Marconia. Alcune case del rione furono dichiarate inagibili e poi abbattute, altre furono rioccupate spesso abusivamente. Lungo tutta la sede della frana fu costruito un grande muro di contenimento in cemento armato. Ancora oggi l'ultima fila di case del rione sembra la strada di un paese fantasma, con case disabitate, case demolite solo a metà e porte che non danno sulla strada ma sono sospese in quanto dopo la frana la sede stradale si abbassò di qualche metro.

Oltre al rione "Croci" franò anche il muro a sostegno del sagrato della chiesa Madre (la stessa zona interessata dalla frana del 1688) e ancora una volta il movimento franoso è stato fermato dalla mole della cattedrale, che rimase con il portale principale sospeso nel vuoto fino alla ricostruzione della piazza e del muro.

La situazione attuale[modifica | modifica wikitesto]

A seguito dell'ultima frana Pisticci fu inserita dal Ministero dell'Interno nell'elenco dei comuni da trasferire altrove per dissesto idrogeologico; nacque allora una disputa sul da farsi con tre opzioni prevalenti:

  • Il totale trasferimento della popolazione nella frazione di Marconia.
  • La costruzione di una nuova città in prossimità della costa.
  • Il consolidamento del centro storico con opere di contenimento e rimboschimento.

Fu la terza opzione quella preferita dalla popolazione, nonostante ciò l'emigrazione nella frazione Marconia non cessò. Furono fatte allora diverse opere di contenimento come muraglioni e i calanchi furono rimboschiti. Per molti anni un vincolo vietò la costruzione di nuove case e la sopraelevazione di quelle esistenti per evitare l'appesantimento del terreno. Questo vincolo oggi non sussiste più.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Basilicata.
Le origini del nome

Un'ipotesi da molti sostenuta[senza fonte] vuole che l'etimologia del nome Pisticci derivi dal greco Pistoikos, luogo fedele (da Pistis, fede, e Oikos, luogo). Infatti, durante la guerra tra Taranto e Roma nel 291 a.C., Pisticci fu l'unica città metapontina a rimanere fedele a Taranto[senza fonte], da qui il nome di luogo fedele, poi latinizzatosi in Pesticium (o Pisticium).

L'altra ipotesi vuole che il nome derivi dal tardo latino Pesticium o dal basso franco Pestise che significano terreno pascolativo. Il toponimo dialettale, Pestizze, mostra una notevole assonanza fonetica con il termine francese, tuttavia la natura del terreno su cui sorge la collina è palesemente non adatta ai pascoli di cui non si rileva tale abbondanza[5].

I primi insediamenti in territorio di Pisticci risalgono al X secolo a.C., ad opera degli Enotri, e sono testimoniati da diverse necropoli.

Successivamente l'area venne colonizzata dai Greci e Pisticci divenne un importante centro del territorio di Metaponto. Tra il V e il IV secolo a.C. vi visse e operò il cosiddetto Pittore di Pisticci, primo ceramografo italiota ad aver adottato in Magna Grecia la produzione di vasi a figure rosse.

Dopo la sconfitta di Taranto, Pisticci passò sotto la dominazione romana e diventò un importante centro agricolo.

Intorno all'anno 1000 i Normanni costituirono il feudo di Pisticci, posseduto in successione dai Sanseverino, dagli Spinelli, dagli Acquara e dai De Cardenas. Sempre nello stesso periodo, i Benedettini fondarono il cenobio di Santa Maria del Casale, poco distante dall'abitato, sui resti di un antico insediamento basiliano.

Nel 1565, in una località che dopo prenderà per questo il nome Scannaturchi, si combatté una battaglia tra pirati Saraceni e un manipolo eterogeneo di pisticcesi, professionisti, chierici e contadini[senza fonte]. In quei decenni le invasioni dei pirati furono molto frequenti e per questo venne costruita, nel territorio metapontino, una rete di torri di avvistamento.

Nel Seicento l'abitato contava circa 6000 abitanti[senza fonte] e comprendeva i rioni Terravecchia, Santa Maria dello Rito (oggi Loreto), Osannale, Santa Maria del Purgatorio e Casalnuovo. Nel 1656 Pisticci fu risparmiata dalla peste che imperversava nel Regno di Napoli e che aveva fatto strage nei paesi vicini; molti videro San Rocco sopra la parte più alta del paese nell'atto di benedirlo. Per essere stati risparmiati dalla peste, i pisticcesi lo proclamarono patrono[6].

La notte del 9 febbraio 1688, a seguito di un'abbondante nevicata, una frana di enormi proporzioni fece sprofondare i rioni Casalnuovo e Purgatorio, causando circa 400 morti. Dopo la frana la popolazione rifiutò l'offerta del conte De Cardenas di spostare l'abitato più a valle, dove sarebbero state costruite nuove abitazioni, ma in cambio gli abitanti avrebbero dovuto pagare tasse supplementari al conte. Sul terreno della frana furono quindi costruite 200 casette in filari, tutte uguali, bianche, a fronte cuspidata. Il nuovo rione prese significativamente il nome di Dirupo, a ricordo della frana.

Nei primi anni dell'Ottocento fu particolarmente cruenta l'azione del brigantaggio in tutto il territorio. Nel 1808 fu soppresso il regime feudale e nel 1861, entrata a far parte del regno d'Italia, Pisticci diventò municipio e il primo sindaco fu Nicola Rogges. A cavallo tra l'Ottocento e il Novecento si ebbe la prima grande ondata migratoria, soprattutto verso le Americhe.

Durante il periodo del fascismo, Pisticci concorse con Matera per divenire capoluogo provinciale, titolo che poi venne assegnato alla città dei Sassi nel 1927. Nel territorio di Pisticci fu realizzato dal regime un campo di confino per antifascisti, che furono impiegati per disboscare e bonificare la malarica e paludosa pianura metapontina. In onore di Guglielmo Marconi questo campo venne chiamato "Villaggio Marconi" ed oggi è la popolosa frazione di Marconia, che ospita circa la metà dell'intera popolazione comunale. La frazione si è molto sviluppata tra gli anni sessanta e settanta.

Come dopo la grande guerra, anche negli anni successivi alla seconda guerra mondiale ci fu una forte emigrazione verso il Nord America e la Germania.

Nel 1976, a seguito di forti piogge, franò una parte del rione Croci, a molti abitanti di quel quartiere fu assegnata una casa nella frazione Marconia, il che favorì la prima espansione della frazione. La successiva avvenne tra gli anni ottanta e i novanta dove molti rioni del centro storico subirono un notevole spopolamento, gli abitanti, infatti, preferirono trasferirsi nella frazione Marconia. In questi anni, la frazione Marconia, notevolmente cresciuta, ha iniziato ad aspirare all'indipendenza amministrativa.

Nei primi anni del XXI secolo, tuttavia, lo spopolamento del centro storico si è sostanzialmente fermato e il flusso demografico risulta in leggera controtendenza rispetto agli anni precedenti.

Il 27 aprile 1991 Papa Giovanni Paolo II, in Basilicata, visitò Pisticci dove incoronò la statua di Santa Maria la Sanità del Casale, conservata nell'omonima Abbazia.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Gonfalone della città di Pisticci.
Stemma della città di Pisticci.

La M e la P presenti sullo stemma cittadino ricordano come Pisticci gravitasse nell'area di influenza di Metaponto, un fatto di cui è simbolo anche la spiga di grano, infatti la spiga era il simbolo stesso di Metaponto ed era effigiata sulle monete della colonia greca.

Il primo stemma cittadino, visibile sul basamento dell'altare della chiesetta rurale di San Vito, era costituito dalla sola spiga.

Blasonatura stemma

« D'azzurro, con al centro una spiga che separa due lettere la M e la P, sormontati da una corona. »

Blasonatura gonfalone

« Drappo partito di giallo e di azzurro, caricato dello stemma con l'iscrizione centrata in oro in alto: Comune di Pisticci, al centro vi è lo stemma poggiante tra due rami di alloro legati tra di loro con un fiocco centrale rosso, ancora più in basso insistono decorazioni in oro, la sommità, in metallo appuntita, sovrasta una coccarda tricolore. »

Caratteristiche dello stemma

Simboli: Spiga.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Luoghi di culto[modifica | modifica wikitesto]

La torre dell'orologio e sullo sfondo la cupola della Chiesa Madre.

La chiesa Madre dei santi Pietro e Paolo[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa Madre (Pisticci).

Sorge sui resti di una chiesa preesistente del 1212, di cui rimane il campanile con due ordini di bifore. L'attuale edificio fu terminato nel 1542, con la costruzione di altre due navate oltre a quella della chiesa precedente, ed è opera dei Mastri Pietro e Antonio Laviola, fratelli mantovani in fuga dalla loro città natale perché accusati di omicidio che si stabilirono a Pisticci.

La chiesa è di stile romanico-rinascimentale, con tetto a doppio spiovente e pianta a croce latina, si compone di tre navate e all'incrocio tra la navata principale e il transetto si erge una grande e alta cupola emisferica. Le navate laterali ospitano cappelle e altari barocchi che furono edificati sopra gli ipogei dove venivano seppellite personalità importanti nella vita del paese. Gli altari sono intagliati in legno e dorati, con incastonate tele e statue di cartapesta attribuite a Salvatore Sacquegna.

Alle pareti si notano alcune tele di stampo caravaggesco attribuite a Domenico Guarino del XVIII secolo tra cui quelle rappresentanti la Madonna del Carmine e la Madonna del Pozzo e altre raffiguranti i Misteri del Rosario.

L'Abbazia del Casale[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Abbazia Santa Maria La Sanità del Casale.

Fu presumibilmente costruita intorno al 1087 sui ruderi di un antico cenobio greco-bizantino da Rodolfo Maccabeo ed Emma d'Altavilla, sul monte Corno, allora fuori dal centro urbano di Pisticci. L'abbazia, dedicata alla Beata Vergine Maria, fu affidata ai monaci benedettini di Taranto.

Il complesso è in stile romanico pugliese, costruito in pietra locale. L'abbazia è stata uno dei santuari del Giubileo del 2000. La statua della Vergine è una scultura in legno del XII secolo e fu incoronata da papa Giovanni Paolo II il 27 aprile 1991 a Pisticci davanti ai lavoratori e ai fedeli lucani.

Altre chiese[modifica | modifica wikitesto]

  • Chiesa dell'Immacolata Concezione: piccola chiesa edificata intorno al XVI secolo. Ha pianta a croce latina e uno splendido soffitto ligneo a carena di nave, dipinto a tempera con decorazioni floreali e figure sante. L'altare è in stile barocco.
  • Chiesetta della Madonna di Loreto: già esistente nel Cinquecento e ampliata nel Ottocento, ospita una statua attribuita allo scultore Salvatore Sacquegna.
  • Chiesa di Sant'Antonio o del Convento: si affaccia sulla piazza centrale del paese. Fino al 1860 era parte del convento di Santa Maria delle Grazie, i cui locali furono destinati a municipio. Si compone di tre navate e al suo interno vi sono altari barocchi e in marmo di Carrara, affreschi e numerosissimi dipinti tra cui uno di Andrea Vaccaro.
  • Chiesa di San Rocco: costruita tra il 1930 e il 1934 su progetto dell'architetto Ernesto Lapadula sulla chiesa preesistente del Purgatorio. Costituita da tre navate ospita un ciclo di affreschi sulla vita di San Rocco realizzato nel 1940 e la statua del santo patrono, laminata in oro. Interessante in quanto primo esempio in Italia di stile novecento applicato ad un edificio religioso.
  • Chiesa di Cristo Re: fondata intorno agli anni sessanta. È una struttura moderna abbellita da mosaici in oro. Sopra la chiesa si erge maestoso Cristo Re.
  • Chiesa di San Leonardo: fondata intorno all'anno 1000 dai Normanni. Restaurata recentemente si trova fuori dall'abitato di Pisticci in c/da "San Leonardo". All'interno si può ammirare una bellissima statua del santo. È una rettoria della Parrocchia Cristo Re.
  • Chiesa di S.Pietro Martire ubicata fuori dal centro abitato di Pisticci in c/da Ficagnole. All'interno si può ammirare la statua degli inizi del 900, dell'omonimo santo. È una rettoria della Parrocchia Cristo Re.
  • Cappella della Madonna delle Grazie: poco distante dal centro abitato, l'interno presenta un altare con la statua della Maria SS. delle Grazie.

Monumenti[modifica | modifica wikitesto]

Piazze[modifica | modifica wikitesto]

  • Piazza Umberto I: è la piazza centrale del centro storico di Pisticci. Qui troviamo la Chiesa Parrocchiale di Sant'Antonio da Padova e la sede del Tribunale.
  • Piazza Plebbiscito (San Rocco): in questa piazza troviamo la sede dell'Agenzia delle Entrate e la Chiesa del Santo Patrono San Rocco.
  • Piazzetta di Sant'Antuono con fontana e Chiesetta intitolata a Sant'Antonio Abate, è la sede del mercato cittadino.
  • Piazza Cristo Re: sede della Parrocchia di Cristo Re
  • Piazza Elettra: è la piazza centrale della frazione Marconia, intitolata alla figlia dello scienziato Guglielmo Marconi da cui la cittadina prende il nome, è interessante in quanto tipico esempio di centro abitato fascista nato in seguito alla bonifica delle paludi e presenta quindi la torre littoria al centro circondata dagli edifici del fascio e dalla chiesa, il tutto costruito secondo le proporzioni auree.
  • Piazza Bologna Marconia - Monumento al Confinato Politico, eretto nel maggio del 1980 a ricordo della colonia confinario di Pisticci, durante il fascismo.

Palazzi[modifica | modifica wikitesto]

  • Palazzo De Franchi: in stile rinascimentale, è caratterizzato da un loggiato a quattro arcate a tutto sesto. Imponente il portale, costruito in blocchi di pietra bianca, sovrastato dallo stemma nobiliare.
  • Palazzotto o Palazzocchio: costruito tra il 1528 e il 1571 dai mastri Pietro e Antonio Laviola (gli stessi che lavorarono alla Chiesa Madre), venne denominato Palazzocchio per la sua posizione dominante. Ospita un archivio del Cinquecento.
  • Palazzo Giannantonio: attualmente ospita il comune. Di stampo cinquecentesco è stato tuttavia completato solo nel 1695. Interessanti il portale monumentale con cancello in ferro battuto intarsiato e la corte interna con cisterna.
  • Palazzo del Tribunale e Palazzo Rogges.

Il castello di San Basilio[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di San Basilio (Pisticci).

Fu costruito come masseria fortificata intorno al VII secolo dalla comunità monastica dei basiliani. Divenne poi feudo normanno assumendo sempre più le caratteristiche di un castello con la costruzione del torrione centrale. Dai feudatari normanni fu in seguito donato alla comunità benedettina dell'abbazia di Santa Maria del Casale di Pisticci.

Altri monumenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Torre Bruni: torre cilindrica, ritenuta antichissima, anche se se ne ignora la data di costruzione. Secondo una leggenda, per un breve periodo, vi trovò anche rifugio Bruto dopo la congiura contro Cesare.
  • Ruderi del Castello normanno. Resta un torrione quadrato, decorato da una successione di archetti a tutto sesto.
  • Torre dell'acquedotto: enorme torre cilindrica realizzata nel 1930.
  • Torre dell'orologio in Piazza Plebiscito.
  • Monumento ai Caduti.

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Area archeologica dell'Incoronata.

È un'area collinare sulla riva destra del Basento che hanno portato alla luce resti di un villaggio enotro risalente al IX secolo a.C. e di uno greco di fase successiva costrutio sopra il precedente villaggio.

La scoperta dell'area e gli scavi iniziarono nel 1970 e furono affidati all'Università di Milano nel 1973. Sono ora visitabili i resti della cittadina, mentre gli oggetti e i vari reperti rinvenuti nei dintorni sono esposti al museo archeologico nazionale di Metaponto.