Imola

Imola
comune
Imola – Stemma Imola – Bandiera
   
Imola – Veduta
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Regione-Emilia-Romagna-Stemma.svg Emilia-Romagna
Provincia Provincia di Bologna-Stemma.png Bologna
Amministrazione
Sindaco Daniele Manca (PD) dal 15/04/2008
Territorio
Coordinate 44°21′12″N 11°42′51″E / 44.353333°N 11.714167°E44.353333; 11.714167 (Imola)Coordinate: 44°21′12″N 11°42′51″E / 44.353333°N 11.714167°E44.353333; 11.714167 (Imola) (Mappa)
Altitudine 47 m s.l.m.
Superficie 205,02 km²
Abitanti 69 584[1] (31-1-2015)
Densità 339,4 ab./km²
Frazioni Càsola Canina, Chiusura, Fabbrica, Linaro, Piratello, Ponticelli, San Prospero, Sasso Morelli, Sesto Imolese, Zello. Località: Balìa di Sesto Imolese, Cantalupo, Giardino, Montecatone, Selva, Spazzate Sassatelli.
Comuni confinanti Argenta (FE), Bagnara di Romagna (RA), Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castel Bolognese (RA), Castel Guelfo di Bologna, Conselice (RA), Dozza, Massa Lombarda (RA), Medicina, Mordano, Riolo Terme (RA), Solarolo (RA)
Altre informazioni
Cod. postale 40026
Prefisso 0542
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT 037032
Cod. catastale E289
Targa BO
Cl. sismica zona 2 (sismicità media)
Nome abitanti imolesi
Patrono San Cassiano,
San Pietro Crisologo,
Madonna del Piratello
Giorno festivo 13 agosto, Patrono San Cassiano Martire
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Imola
Imola
Posizione del comune di Imola nella città metropolitana di Bologna
Posizione del comune di Imola nella città metropolitana di Bologna
Sito istituzionale
« Le città di Lamone e di Santerno
conduce il lïoncel dal nido bianco,
che muta parte da la state al verno. »
(Dante Alighieri, Inferno, Canto XXVII)

Imola (Jômla in romagnolo, Forum Cornelii in latino) è un comune italiano di 69.584 abitanti[1] della città metropolitana di Bologna in Emilia-Romagna.

È il quinto comune della Romagna[2], il maggior comune della città metropolitana per estensione e il secondo per numero di abitanti, dopo Bologna. È sede amministrativa del Nuovo Circondario Imolese.

 

 

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Imola è situata lungo la via Emilia, nel punto in cui la valle appenninica del fiume Santerno sfocia nella pianura Padana.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Imola.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Antichità[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Forum Cornelii.
Tintinnabulo in bronzo e ambra (fine VIII-inizi VII secolo a.C.) ritrovato nelle vicinanze di Toscanella.

Il luogo ove sorge Imola è stato frequentato da popolazioni preistoriche e protostoriche molto prima dell'età romana. I resti di un villaggio di età villanoviana sono emersi a Pontesanto, località sulla via Emilia (scavi effettuati tra il 1999 e il 2000); le tombe hanno restituito corredi funerari di grande ricchezza e complessità.

Il villaggio di Monte Castellaccio e la necropoli di Montericco (77 tombe) sono interessanti testimonianze delle popolazioni con caratteristiche umbre che si insediarono nel territorio romagnolo che tra VI e V secolo a.C. La necropoli di Montericco è la punta degli Umbri più avanzata verso occidente che si conosca.

Gli Etruschi costruirono (secc. V-IV a.C.) una pista pedemontana che congiungeva Rimini/Arimna con Bologna/Velzna. Non sembra invece che costruissero insediamenti nella zona di Imola. Tra il V e il IV secolo a.C. si verificò la penetrazione di popolazioni celtiche che, provenienti dall'Europa centrale, si insediarono su tutto il territorio cispadano, fino a confinare con i territori di Umbri e Piceni.

Nel III secolo a.C. cominciò l'espansione romana, che si concluse nell'arco di un secolo con la conquista della fertile pianura padana. I romani non sconvolsero l'impianto territoriale, ma pavimentarono la pista etrusca, che rettificarono in alcuni punti e denominarono Via Emilia. Nel punto in cui oggi sorge Imola trovarono un centro abitato (del quale non ci tramandarono il nome); vi dedussero una colonia al servizio della via militare, che successivamente prese il nome di Forum Cornelii. La sinuosità della via Emilia entrando ancora oggi a Imola da est è la testimonianza più indicativa dell'esistenza di un centro abitato pre-romano, allineato sull'asse stradale.

Soglia di una domus romana. Mosaico rinvenuto negli scavi in via San Pier Grisologo.

In epoca sillana (alto I secolo a.C.), Forum Cornelii divenne un centro di agricoltura e di commercio, e che toccò il momento di massimo splendore e floridezza economica alla metà del I secolo a.C. Si producevano grano, uva, forse frutta. In età augustea ottenne l'autonomia con la nomina a municipium[3]. Entro la fine del I secolo d.C. fu costruito l'anfiteatro. La struttura, con una capacità stimata tra 5.000 e 25.000 posti, aveva pianta ellittica e misurava sul lato lungo 106 metri. [3] Nei secoli successivi l'insediamento di Forum Cornelii sembra diminuire d'importanza. Dopo il 255 d.C. le fonti non indicano più il nome del curator viæ Æmiliæ.

La diffusione del cristianesimo a Imola data probabilmente dal III secolo; la nuova religione proviene da Ravenna, centro portuale con intensi contatti con l'Oriente romano[3]. Nel 303-05 avvenne il martirio di San Cassiano, sotto l'imperatore Diocleziano. Cassiano è considerato il principale artefice della nascita e dello sviluppo della comunità cristiana della città[4]. Secondo Paolo Diacono, il matrimonio di Ataulfo, re dei Visigoti, con Galla Placidia, figlia dell'imperatore Teodosio il Grande fu celebrato nel 412 a Forum Cornelii o Forum Livii.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Dal V secolo al Mille[modifica | modifica wikitesto]

Paliotto d'altare (VI-VII secolo) in marmo bianco; chiesa di Santa Maria in Regola.

Durante le invasioni barbariche la città fu notevolmente danneggiata. Le prime distruzioni e razzie cominciarono già nel III secolo, ad opera di Iuthungi e Marcomanni. Nel V secolo le incursioni dei Goti segnarono pesantemente il territorio imolese. Durante la Guerra Gotica (535-553) la città fu distrutta[5]. Forum Cornelii, che non possedeva una cinta difensiva[6], venne abbandonata. Nel tardo VI secolo la popolazione corneliese si disperse in numerosi centri distinti tra loro, disseminati nel contado. Oltre a Forum Cornelii (restaurata dal prefetto del pretorio d'Italia, Antioco, probabilmente verso il 552)[7], si ricordano: Castrum Sancti Cassiani, dove si trasferì la sede vescovile (1,5 km ad ovest della città romana); Castrum Imolæ, insediamento di fondazione gota, posto sulle prime colline prospicienti Imola, al di là del Santerno[8]; Bergullo, Dozza[9], Gallisterna, S. Prospero, Linaro.

Nel 568-69 la pianura padana subì la traumatica invasione dei Longobardi. Il primo attacco alla città avvenne ad opera del duca Faroaldo, tra il 580 e il 581[3]. L'impero bizantino, già impegnato su altri fronti (campagne contro i Persiani e contro gli Slavi), faticò a riorganizzarsi. Solo verso la fine del secolo si ebbe la controffensiva bizantina, che respinse i Longobardi al di là dei fiumi Scoltenna-Panaro. Forum Cornelii fu inserita nel neonato Esarcato d'Italia con capitale Ravenna. Re Agilulfo (590-616) fu il primo sovrano longobardo a stipulare una tregua con i Bizantini, ma durante il suo regno la tregua fu spesso violata.

I bizantini realizzarono una linea difensiva dal Po all'Appennino, in modo da bloccare l'avanzata longobarda. Su un'altura prospiciente Imola edificarono un castrum (fortificazione), oggi noto come castrum Imolae[3]. Risale agli inizi del VII secolo la prima attestazione del nome Imola. Il nuovo toponimo comparve nel Catalogo delle Province d'Italia, compilato dal Monastero di Bobbio, da poco fondato: Foro Cornelii, cuius castrum Imolas appellatur. Una seconda attestazione del toponimo è contenuta nella Historia Langobardorum di Paolo Diacono (II, 18): Cornelique Foro cuius castrum Imolas appellatur[3].

Negli anni tra il 727 e il 728[10] i Longobardi di Liutprando saccheggiarono il porto di Classe. Successivamente, approfittando dello sbandamento delle forze bizantine, occuparono varie città dell'entroterra, tra cui Imola. Successivamente i bizantini ripresero Classe ed altre città, ma non Imola, che rimase in mano longobarda. La presenza germanica si protrasse per circa cinquant'anni.[11] Nel 749 conquistarono anche Castrum Imolae.

Nel 774 i longobardi furono sconfitti dai Franchi di Carlo Magno; il loro dominio nell'Italia settentrionale cessò definitivamente. I Franchi donarono i territori strappati ai longobardi alla Chiesa di Roma. Imola, come altre città sulla via Emilia, tornò invece nella giurisdizione della Chiesa di Ravenna, che aveva ereditato i territori dell'ex Esarcato[12]. Nel X secolo appare nelle cronache il nome di Troilo Nordiglio[13].

Dal Mille al XV secolo[modifica | modifica wikitesto]

Il sistema vassallatico franco si inserì nella struttura amministrativa bizantina. Alla fine del X secolo avviene la prima nomina di un conte (titolo di origine germanica) ad Imola[14]: Arardo. Il conte, nominato su designazione dell'arcivescovo di Ravenna, giura fedeltà al pontefice. Egli regge e governa la città, coadiuvato da un consiglio rappresentativo dei cittadini facoltosi. Dal 1059 le fonti menzionano anche i consules cittadini (che variano da 4 a 12) titolari di poteri esecutivi e giudiziari, coadiuvati da iudices.[15] Da questa situazione si evolse il libero comune, che ad Imola è attestato nel 1140.

Nei primi secoli dopo il Mille si susseguirono guerre contro i Ravennati, i Faentini e i Bolognesi, così come lotte interne tra Castrum Imolæ e Sancti Cassiani. Nello stesso periodo, presumbilmente, venne redatto il primo Statuto comunale.[16] Verso il 1080 il governo cittadino aveva sede a Forum Cornelii. L'importanza raggiunta dal potere civile fu confermata da un atto del 5 gennaio 1084 con cui il vescovo Morando, che risiedeva nel castrum Sancti Cassiani, elargì le prime concessioni al clero della civitas Corneliese. Lungi dal sancire un'equa divisione dei poteri, i contrasti tra il vescovo e il clero corneliese continuarono nei decenni successivi. Il lungo contenzioso fu sciolto solamente verso il 1130 da papa Onorio II. Originario dell'Appennino imolese, il pontefice diede ragione all'episcopato, restituendogli le prerogative precedentemente cedute dal vescovo Morando. Il documento è importantissimo poiché enumera tutte le pievi (18), i monasteri (18 anch'essi), i castelli (16) e i porti interni (ben 5) esistenti all'epoca nel territorio imolese. Non accettando la sconfitta diplomatica, Imola tentò l'assalto al Castrum Sancti Cassiani. L'attacco fu respinto; Imola dovette subire il contrattacco dei cassianesi che, coadiuvati da truppe ravennati e bolognesi, misero a ferro e fuoco la città e ne abbatterono le mura.[17] Successivamente Imola strinse un'alleanza con la vicina Faenza, che fornì un aiuto agli imolesi per ricostruire le mura.

Nel 1137 avvenne un cambio di alleanze: Faenza passò dalla parte di Bologna, a scapito di Imola. Gli anni seguenti furono costellati da attacchi e contrattacchi quasi ininterrotti da ambo le parti. Durante questo periodo i bolognesi fondarono un presidio a San Cassiano, mentre i faentini posero una guarnigione a difesa di Castel d'Imola. Nel 1153 Imola, per porre fine allo stillicidio di attacchi, accettò di firmare la pace con le due città avversarie, accettando condizioni pesanti e onerose. Nel trattato sono riportati i confini del contado imolese. Il territorio è delimitato a flumine Claternæ usque ad Casulam et a decem miliaria supra stratam usque ad paludes. Il torrente Quaderna (flumen Claternæ) delimita il contado a Occidente; Casola Valsenio (Casulam) è il limite appenninico che fa da discrimine con Faenza, mentre i decem miliaria indicano i confini a monte della via Emilia (supra stratam) partendo da Imola. Così, Fontanelice è il limite a sud (oltre il quale inizia il territorio dei conti Ubaldini), mentre il limite a valle (ovvero a nord) sono le paludi e gli acquitrini (ad paludes)[18]. Il territorio di Imola confinava con i contadi di Bologna, Ferrara, Faenza e Firenze. La sua estensione era molto limitata: non sufficiente per fronteggiare la vicina Faenza e neanche paragonabile al contado di Bologna. Imola, stretta tra le due città, accusò i tentativi egemonici di entrambe, volti a impadronirsi del suo territorio.

Faenza e Bologna erano importanti centri guelfi, cioè fedeli al papa. Nel 1159 Imola accettò la protezione dell'imperatore, Federico I Barbarossa. L'imperatore svevo si recò in città ed assistette personalmente alla cerimonia di giuramento di fedeltà con la quale Imola divenne una città ghibellina (25 giugno 1159)[19]. Imola fu una delle tante città in cui l'imperatore fissò una propria residenza. Fu edificato un palazzo, residenza ufficiale del vicario imperiale[20]. Nel 1175 Cristiano, cancelliere e generale dell'imperatore, attaccò tutti i castelli guelfi esistenti nella zona, tra cui Castrum Sancti Cassiani, che fu raso al suolo (febbraio 1177). Dopo la distruzione del Castello, sede episcopale, al vescovo Enrico (1173-1193) non rimase che trasferirsi a Imola: è del 3 luglio 1187 l'atto ufficiale con cui il rappresentante imperiale consentì al vescovo di erigere il nuovo Duomo di Imola e il palazzo vescovile (nel luogo dove si trovano oggi). La popolazione di San Cassiano fu obbligata a trasferirsi in città; fu sistemata in una zona a sud-ovest. La politica di ingrandimento di Imola proseguì con l'attacco e la conquista dei castra di Bergullo (1187) e di Dozza[21] (1198). Per la popolazione fu costruito un nuovo quartiere, nella zona nord-ovest,[22] ove i profughi si trasferirono nel 1209.

Ciò spinse le vicine città di Bologna e Faenza, principali centri guelfi, ad attaccare Imola per fermarne l'avanzata. L'esercito guelfo conquistò pezzo per pezzo il territorio circostante la città. Nel 1198 risiedeva a Imola il Vicario imperiale Marquardo di Annweiler. Marquardo attese l'esercito avversario fino a pochi km dal centro abitato, poi scatenò la controffensiva. I guelfi furono ricacciati indietro; l'avanzata degli imperiali fu inarrestabile. Giunti a Tossignano, presero il castello e lo distrussero completamente.

La politica di annessioni riprese: nel 1213 fu attaccato il castrum di Gallisterna. I vinti abitanti furono trasferiti in case appositamente edificate nei pressi della porta orientale di Imola (Porta Spuviglia, attuale Porta dei Servi). Poi gli imperiali si volsero a Castrum Imolæ, unico insediamento che non si era voluto piegare ai loro voleri. Il castrum si era dato proprie istituzioni, civili (era presente il comune) ed ecclesiastiche (era presente una pieve dotata di fonte battesimale e di un camposanto). Contava una popolazione di mille abitanti e il suo territorio si estendeva, a sud fino al Ghiandolino e, in pianura, fino alla località di Zello.[23] Gli imolesi si prepararono a conquistarlo militarmente, ma questa volta l'esito fu diverso. Si interpose il vescovo Mainardino come mediatore tra le parti. Figura preminente nella vita pubblica di Imola del tempo, Mainardino degli Aldighieri, fu podestà (due volte: 1207 e 1221) e insieme vescovo (1207-1249). Dopo una lunga trattativa, che si protrasse per alcuni anni, Mainardino riuscì a convincere i castroimolesi (6 gennaio 1221) a trasferirsi volontariamente dentro Imola. Nel 1222 gli abitanti di Castrum Imolæ si insediarono in una zona nella parte sud-est della città (nella zona compresa tra Porta Avice e Porta Spuviglia). Successivamente Castrum Imolæ fu distrutto, senza spargimento di sangue. Al termine del lungo processo di annessione e di inurbamento, Imola, da piccola città quadrata, si era allargata fino a raggiungere una forma rettangolare, la stessa estensione che aveva già avuto durante l'epoca romana. Sorse il palazzo del Comune[24] (mentre piazza Maggiore fu realizzata nel Cinquecento); poco distante fu edificata la torre civica (menzionata per la prima volta nelle fonti nel 1247)[25]. Venne inoltre costruita una nuova cinta muraria, con le annesse fortificazioni (1225)[26].

Nel XIII secolo le principali famiglie nobili di Imola erano così schierate:

  • Famiglie ghibelline: Pagani, Sassatelli, Mendoli, Nordigli[27];
  • Famiglie guelfe: Brizzi (o Brizi), Alidosi, Vajni.

Nel 1213 (o secondo altre fonti, nel 1222) San Francesco d'Assisi (1182-1226) ebbe il permesso dal vescovo Mainardo di predicare agli imolesi. Così Imola fu uno dei luoghi in cui Francesco predicò pace e fratellanza[28][29].

Nonostante lo stato di guerra latente (con Bologna e Faenza), Imola continuò ad ingrandire il proprio territorio: nel 1235 ottenne dall'abbazia di S. Maria in Cosmedin (di Ravenna) la massa di S. Paolo (futura Massa Lombarda) per cento anni.[30] Nel corso del XIII secolo Imola si sviluppò come vivace centro agricolo; la produzione alimentare in eccedenza trovò sbocco anche sui mercati esterni. Imola aveva un porto lagunare, Conselice, cui era collegata tramite un canale navigabile. Da Conselice le merci giungevano al Po e quindi al mare. In questo periodo la città conobbe un notevole sviluppo demografico: i 4.200 abitanti del 1210 salirono fino ai 7.000 circa[31] della metà del secolo, più di quanti ne avesse avuti in età romana. Nel 1232 il palazzo comunale fu ingrandito con la costruzione di una nuova ala. Il nuovo edificio fu unito a quello precedente con un “voltone” (tuttora esistente). Nel 1259 fu costruita la rocca.

Undici anni prima, nel 1248, Imola era passata per la prima volta allo Stato della Chiesa. I rapporti di forza con Bologna furono rovesciati: Bologna (città guelfa), grazie al nuovo clima politico, si avviò a diventare il centro egemone. La ghibellina Imola dovette “pagare pegno” a Bologna accettando di ospitare un centinaio di famiglie provenienti da città lombarde fedeli all'imperatore (Mantova e Cremona) nel suo territorio. Si ebbe così la fondazione di Massa Lombarda. Nel 1254 Bologna cacciò le famiglie filo-imperiali da Imola, imponendo il proprio controllo politico sulla città. Fu istituita la carica di «capitano del popolo», che a Imola era sconosciuta. Opportunamente, Bologna decise di indicare un proprio uomo solamente alla carica di podestà, mentre riservò l'ufficio di capitano del popolo a un "indipendente", ovvero a un militare "forestiero" (spesso toscano). Ma nel 1263 la regola saltò: per entrambe le cariche furono scelti uomini di provenienza bolognese. Le forze filo-imperiali organizzarono una rivolta e cacciarono le famiglie filo-papali. La reazione di Bologna fu spietata: assediò Imola, la prese, abbatté le mura e interrò i fossati. Oltre a demolire le difese cittadine, demolì anche le istituzioni, cancellando ogni residua libertà cittadina. Imola e il suo territorio furono accorpati al Comune di Bologna.

Nel 1278 papa Niccolò III frenò le mire espansionistiche di Bologna: ebbe così termine il dominio bolognese su Imola, che tornò libero comune.[32] Nel 1296 un esercito guidato da Maghinardo Pagani e Galasso da Montefeltro, capitani di una lega ghibellina, oltrepassò il Santerno ed occupò la città (1º aprile). Nel 1299 Maghinardo fu eletto podestà, carica che mantenne fino alla morte, nel 1302. Con la morte di Maghinardo, la dinastia Pagani si estinse. La città tornò nominalmente sotto il dominio dello Stato della Chiesa. A quel tempo esistevano in città più ospedali, ciascuno gestito da una confraternita o da un ordine monastico. Tra essi vi era quello gestito dalla fondazione ospitaliera dei Devoti (confraterna laicale ispirata al movimento francescano)[33]. Fondato nel 1266, nel corso degli anni inglobò altri ospedali cittadini, fino a diventare il principale ospedale della città. Nel 1315 il comune decise di rilevare l'amministrazione dell'ospedale (che aveva assunto il nome di S. Maria della Scaletta o "dei Devoti") per gestirlo direttamente.[34]

Nel 1309 la sede del papato fu trasferita in Francia (inizio della cattività avignonese). In breve tempo Imola divenne contesa tra le principali famiglie cittadine. Tra i ghibellini Nordigli ed i guelfi Alidosi prevalsero questi ultimi: nel 1334 Lippo prese la città e cacciò la famiglia rivale. Imola divenne il più fedele alleato del papato in Romagna[35]. Il casato espresse anche alcuni vescovi cittadini: Carlo Alidosi (1342-54) e Lito Alidosi (1354-78). Gli Alidosi vararono un nuovo statuto cittadino (1334); inoltre avviarono il potenziamento della rocca costruita nel 1259, fino a raddoppiarne le dimensioni. Alla metà del secolo le porte della città erano quattro: due sulla via Emilia (d'Alone, verso Bologna, e Spuviglia, verso Faenza), una a nord (Porta del Piolo, oggi Porta Appia) e una a sud (Porta della Posterla).

Secondo l'estimo del 1312 Imola contava oltre 11.000 abitanti[36]. Nel 1348 la peste nera uccise a Imola, come altrove, almeno un terzo della popolazione. Alla metà del Trecento i conventi fuori Imola, sparsi nei borghi, dovettero trasferirsi entro le mura. Fu così che entrarono in città Serviti, Olivetani, Agostiniani, Gesuiti, Canonici, Domenicani, Conventuali (di San Francesco), Carmelitani, Gerolamini, oltre a Domenicane, Clarisse, Agostiniane (o Maddalene) e Cappuccine[37]. Nel 1351 i Manfredi di Faenza e gli Ordelaffi di Forlì (ghibellini) attaccarono inutilmente la città. Nel 1402 Imola prese parte alla Lega che sconfisse Gian Galeazzo Visconti, Signore di Bologna. La vendetta dei Visconti fu consumata nel 1424, quando il condottiero Angelo della Pergola, "capitano" per Filippo Maria Visconti, espugnò la rocca catturando Ludovico Alidosi e il figlio Beltrando (24 febbraio 1424). Fu la fine del lungo dominio alidosiano su Imola.

Nel 1426 attaccato da due fronti (Venezia e Firenze alleate) il Visconti, per non consegnare Imola a due potenze nemiche, la cedette alla Santa Sede. Il legato pontificio (più tardi cardinale) Domenico Capranica inaugurò un nuovo regime negli affari pubblici. Passarono alcuni anni, durante i quali i Visconti si riorganizzarono. Nel 1434 invasero di nuovo la Romagna allo scopo di contrastare il potere di Venezia. La Serenissima si alleò con Ferrara e con la Santa Sede. La coalizione fu sconfitta (28 agosto 1434) nei pressi di Imola. I Visconti scelsero la città corneliese come base per la loro espansione e ne affidarono il controllo a Guidantonio Manfredi, signore di Faenza. Gli anni manfrediani furono caratterizzati dall'aumento dei terreni coltivati, dall'erezione della cinta muraria e dalla ristrutturazione della rocca.
Nel 1471 Galeazzo Maria Sforza, nuovo signore di Milano, sottrasse la città a Taddeo Manfredi. A differenza dei Visconti, gli Sforza cercarono l'alleanza con la Santa Sede. Ne fu chiara testimonianza la decisione del duca di cedere Imola al cardinale Pietro Riario. Successivamente il Riario la donò al fratello Girolamo, che sposò una figlia[38] del duca Galeazzo Maria Sforza, Caterina.[39]

Il matrimonio fu celebrato nel 1477, quando la giovane aveva 14 anni. Imola con il suo contado costituirono parte della dote nuziale. Caterina Sforza segnò un periodo della storia di Imola, legando le sue vicende personali al destino della città. Nel 1480 Girolamo e Caterina si recarono a Roma, dove Girolamo ottenne anche la signoria di Forlì, a scapito della famiglia degli Ordelaffi, dopo la morte di Pino III. Girolamo Riario fu insignito del governo del «Principato di Forlì e Imola». Questo portò diversi vantaggi a Imola, che fu abbellita con splendidi palazzi e luoghi d'arte. Furono costruiti: Palazzo Novo (o del Signore, o dei Riario, oggi Palazzo Sersanti)[40]; Palazzo "el Cappello" o Della Volpe; Palazzo Machirelli (chiamato poi Palazzo Dal Pozzo); Palazzo Calderini (poi Paterlini). "Queste costruzioni imolesi, come quelle dei Palazzi Riario di Roma e di Forlì, furono ideate da un grande pittore che era pure architetto e fino dall'epoca romana in dimestichezza con Girolamo: Melozzo da Forlì".[41]

Quattro anni dopo, Girolamo fu assassinato a Forlì, il 14 aprile del 1488 da una congiura capeggiata dalla nobile famiglia forlivese degli Orsi. Caterina stessa fu imprigionata, ma poi riuscì abilmente a tornare in libertà. Poté così recuperare il governo sia di Forlì che di Imola, anche grazie all'appoggio dello zio Ludovico il Moro. Il 30 aprile del 1488 Caterina iniziò il governo di Imola e Forlì in nome del primo figlio maschio, Ottaviano, legittimo erede del principato.

Nel 1494 scoppiò un conflitto tra Ducato di Milano e Regno di Napoli. Caterina inizialmente si mantenne in posizione neutrale. Poi scelse di sostenere il Re di Napoli, ma fu tradita dai partenopei, che al primo attacco dei francesi non la difesero. Si schierò quindi con il Re di Francia, lasciando all'esercito transalpino via libera per raggiungere e conquistare il regno di Napoli.

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Pianta di Imola realizzata da Leonardo da Vinci nel 1502. La città entro le mura è attraversata da due assi stradali: la via Emilia (il decumano massimo, in direzione est-ovest) e le vie oggi denominate Appia[42] e Mazzini (kardo massimo, in direzione nord-sud). Tali vie delimitavano la città in quattro quartieri: San Cassiano (SW), San Matteo (SE), San Giovanni (NE) e Sant'Egidio (NW).

Nel 1499 papa Alessandro VI decise di riprendere direttamente il dominio dei territori pontifici in Romagna tramite il figlio Cesare Borgia, cui affidò la guida di un esercito. Il 24 novembre 1499 Cesare Borgia arrivò a Imola. Per evitare il saccheggio, le porte della città vennero aperte dagli abitanti e Borgia ne prese possesso senza colpo ferire (25 novembre). Caterina, arroccata a Forlì, non poté fare altro che assistere all'evento. Fu il Borgia ad invitare in Romagna Leonardo da Vinci, incaricando il genio fiorentino di verificare lo stato delle infrastrutture difensive localizzate nel territorio conquistato. Nei primi anni del secolo soggiornò a Imola anche Niccolò Machiavelli, inviato dalla Repubblica di Firenze in missione diplomatica[43]

Dopo la morte di Alessandro VI (18 agosto 1503), Cesare Borgia perse in breve tempo tutto il suo potere. Il nuovo pontefice, Giulio II, ottenne il ripristino del dominio ecclesiastico su Imola e il suo contado. Dopo aver confermato gli antichi Statuti della città (concessi nel 1334 dalla famiglia Alidosi), il papa si mostrò favorevole al ripristino della Signoria dei Riario-Sforza sui castelli di Imola e Forlì, ma la popolazione di entrambe le città si mostrò contraria, per cui la città passò ad Antonio Maria Ordelaffi, che si insediò il 22 ottobre del 1503[44].

Il pontefice procedette ad un rinnovamento istituzionale e amministrativo[45]. La diretta dipendenza dalla Santa Sede si concretizzò con l'insediamento di un Governatore cittadino, proveniente dall'esterno della comunità, nominato direttamente dalla Santa Sede e residente in città per un periodo di un anno (prorogabile). L'inizio del dominio diretto della Santa Sede sulla Comunità di Imola fu sancito dalla Bolla d'oro, emanata da Giulio II il 4 novembre 1504[46].

Il 3 dicembre 1512 avvenne la fondazione del Monte di Pietà, per impulso di frate Orfeo Cancellieri.[47] Il Monte fu retto dai Frati del Convento dell'Osservanza fino alle spoliazioni napoleoniche[48]. La prima sede fu sistemata sotto gli archi del Palazzo Novo (oggi Palazzo Sersanti). Dal 1518, per i successivi tre secoli, fu alloggiato nel palazzo Della Volpe, ceduto al Monte dal capitano Taddeo Della Volpe, sito sulla via Emilia. Nel 1709 al Monte di Pietà fu aggregato un Monte frumentario, con la funzione di consegnare grano in anticipo ai contadini, che poi lo restituivano una volta fatto il raccolto aumentato di una percentuale come interesse.[49] Fu il primo monte frumentario della Legazione di Romagna.

Negli anni immediatamente successivi al 1750 venne costruito il primo ponte sul Santerno dopo l'epoca romana. Fino ad allora, infatti, il fiume era guadato con barche. La struttura era in legno; per attraversarla fu istituito un pedaggio (venne abolito nel 1777)[50].

Nel 1769 lo stato d'anime (censimento) della città dentro le mura forniva un totale di 7.611 battezzati. Nelle parrocchie situate entro le mura, la popolazione era la seguente: 1.896 a San Cassiano, 584 a S. Maria in Regola, 440 a S. Giovanni Battista e 107 ai SS. Paolo e Donato. La popolazione totale della città e del suo contado non superava le 18.000 unità.[51] Nello stesso periodo emerse l'esigenza di costruire un nuovo ospedale cittadino: la struttura che si affacciava sulla piazza maggiore era diventata inadeguata. Nel 1781 il vescovo, Giovanni Carlo Bandi, ottenne l'autorizzazione del Papa Pio VI ad acquistare un terreno a sud-ovest della città, fuori porta d'Alone (la porta che guardava Bologna). I lavori iniziarono l'anno seguente, sotto la guida dell'arch. Cosimo Morelli. Nel 1782 aprì un nuovo teatro cittadino: il Teatro dei Cavalieri Associati. Costruito da Cosimo Morelli, presentava un innovativo palcoscenico a tre bocche con tre distinte scene; la sala si elevava per tre ordini con 17 palchi ciascuno.

Il 22 giugno 1796 Imola venne occupata dalle forze rivoluzionarie francesi. L'invasione causò il blocco dei lavori per il nuovo ospedale. In luglio i francesi, dopo aver represso i primi tentativi di rivolta della popolazione, pretesero una contribuzione di 61.000 scudi. Il 22 luglio fu decisa la soppressione degli ordini religiosi. Alcuni di essi avevano una vita millenaria come il monastero di Santa Maria in Regola. L'esercito francese tornò l'anno successivo, il 1º febbraio 1797 e occupò nuovamente Imola. In quella notte andò a fuoco il Teatro dei Cavalieri Associati.[52] Il giorno dopo giunse in città Napoleone Bonaparte. Il territorio di Imola fu assegnato al Dipartimento del Reno, entrando così a far parte della Repubblica Cispadana. Il 1º giugno dello stesso anno, in seguito alle forti pressioni degli imolesi, venne creato il «Dipartimento del Santerno»[53]. I confini del Dipartimento erano segnati dal Sillaro a ovest, dal Senio a est, dai monti Faggiola e Pratolungo a Sud, dal Reno a nord. La gloria del “rango provinciale” di Imola fu di breve durata: con la nascita della Repubblica Cisalpina, il Dipartimento del Santerno fu aggregato a quello del Lamone, con capoluogo Faenza (novembre 1797). Successivamente Imola ritornò a far parte del Dipartimento del Reno (2 ottobre 1798), avente come capoluogo Bologna[54]. Dopo una parentesi in cui la Repubblica Cisalpina fu occupata dagli austriaci (1799), l'ordinamento napoleonico fu ripristinato nel 1800. In quell'anno entrò in funzione il nuovo ospedale, denominato "Santa Maria della Scaletta”.[55]

Il XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Pianta di Imola nel 1705 di Antonio Ferri. La via Emilia conduce alla Croce Coperta, dove nell'Alto Medioevo sorgeva Castrum Sancti Cassiani.
L'ampliamento del Comune di Imola durante il periodo napoleonico

Sotto il dominio pontificio, ciascuna parrocchia si amministrava autonomamente. L'unica eccezione erano le dodici parrocchie ricomprese dentro le mura, che costituivano insieme un'unità amministrativa. Imola era circondata da undici borghi[56], ciascuno dei quali si amministrava autonomamente.

Durante il periodo napoleonico si verificò un processo di convergenza verso la città murata, che comportò l'incorporazione dei municipi confinanti. Le principali aggregazioni furono stabilite con i decreti del 10 marzo 1808 e del 2 dicembre 1813. Il primo decreto sancì l'accorpamento amministrativo degli undici borghi. Inoltre, furono aggregati i comuni di Zello, Casola Canina, Ortodonico e Trentola. Il territorio del Comune imolese venne così ridefinito: a nord terminava in corrispondenza di via Bicocca (4,5 km dalla via Emilia); ad ovest con il rio Sanguinario; a sud con la confluenza del rio dei Palazzi col Santerno; ad est con il rio Sellustra.

Il secondo decreto interessò i municipi posti a sud del Rio dei Palazzi: furono aggregati al Comune d'Imola Ghiandolino, Pediano, Linaro, Torrano e Monte Catone. Il nuovo confine sud del Comune fu il rio Ponticelli.

Dopo la Restaurazione (1815), il governo pontificio non modificò il nuovo assetto, anzì proseguì l'azione di accorpamento estendendo ulteriormente il territorio comunale. I decreti pontifici in oggetto furono due. Con il primo (6 luglio 1816) il comune d'Imola fu esteso a nord incorporando San Prospero, Chiusura, Fluno, Cantalupo Selice, Cantalupo Fiume (l'odierna Giardino) e Sesto Imolese. Fu sancita anche l'annessione di Spazzate Sassatelli, fino ad allora parte del comune di Conselice. Spazzate non confinava con gli altri territori annessi. Per non farne un'exclave, fu tracciato sulle mappe un corridoio di collegamento con il resto del territorio comunale. L'anno successivo il confine sud fu rettificato e portato al rio Casale, attuale confine con Casalfiumanese (26 novembre 1817).

Nel 1806 Imola città contava circa 8.700 abitanti.

Con la Restaurazione (1815), Imola tornò sotto lo Stato Pontificio, inserita nella Legazione di Ravenna. La Santa Sede constatò che il patrimonio immobiliare nel territorio imolese si era azzerato: i repubblicani, infatti, avevano requisito sia i fondi agricoli che le sedi delle strutture ecclesiastiche e li avevano messi all'asta. L'unica istituzione che era stata risparmiata dalla spoliazione napoleonica fu l'abbazia di Santa Maria in Regola[57]. Dopo un periodo di riorganizzazione delle finanze, poterono riprendere gli investimenti: nel 1821 fu inaugurato il nuovo cimitero civile (esistente tuttora) e nel 1826 il ponte di legno sul Santerno fu sostituito da un ponte in muratura.

Molti imolesi parteciparono ai moti rivoluzionari del 1820-21 e del 1830-31. Durante il moto modenese del febbraio 1831, Imola si sollevò, aderendo al governo provvisorio delle Province Unite. Molti volontari partirono al fronte per arruolarsi nell'esercito di Giuseppe Garibaldi. Nel 1855 si propagò in città una grave epidemia di colera, che provocò alcune centinaia di morti. Fu l'ultima che colpì la città romagnola. Nello stesso anno fu istituita la Cassa di Risparmio, sorta su iniziativa di alcuni cittadini, con l'approvazione e l'appoggio del vescovo, Gaetano Baluffi.
Nel 1857 Papa Pio IX effettuò un viaggio pastorale in Romagna. Da vescovo era stato a capo della Diocesi di Imola per ben 14 anni (1832-46). Giunse ad Imola il 6 giugno. La città gli tributò un'accoglienza festosa; in suo onore venne eretto un arco di trionfo a Porta Romana, al posto dell'antica porta medievale.

Dopo la fine del dominio pontificio, il Governatore delle Romagne Luigi Carlo Farini, il 27 dicembre 1859, ridefinì le circoscrizioni territoriali aggregando il Comune di Imola alla circoscrizione di Bologna.
Nel marzo 1860, in seguito ai plebisciti, le Regie provincie dell'Emilia furono annesse al Regno di Sardegna che, nel marzo 1861, divenne Regno d'Italia. Il primo sindaco di Imola dopo la cessazione del dominio pontificio fu Giuseppe Scarabelli, geologo e archeologo (febbraio 1860-1866)[58].

Popolazione maschile di Imola al
Censimento del 1861: 13.894. Principali attività maschili
Mestiere Addetti
Braccianti 1.370
Coloni, Mezzadri 4.162
Garzoni, Pastori 539
Addetti industria[59] 611
Addetti commercio[60] 308
Calzolai, Ciabattini 364
Falegnami 263
Meccanici, Fabbri 219
Professionisti[61] 394
Salariati[62] 366


Vi erano poi: 221 possidenti, 398 militari e 218 ministri di culto (compresi membri di confraternite). Seguono studenti, pensionati, mendicanti, detenuti e mentecatti.
Senza professione: 3.207 (pari al 23%).

Popolazione femminile di Imola al Censimento del 1861: 13.118. Principali attività femminili:

Mestiere Coloni Ortolane Addette
commercio[63]
Sarte Salariate[64]
Addette 3.096 131 120 1.324 704

Vi erano poi: 178 possidenti e 108 consacrate. Seguono braccianti, addette all'industria, studentesse, pensionate, mendicanti, detenute e mentecatte.
Senza professione: 6.968 (53,1%). In questa categoria sono comprese le massaie.

Nel 1860 vi erano in città solamente due scuole pubbliche, che fornivano l'istruzione primaria. L'analfabetismo fu ridotto progressivamente, passando dall'84,4% (dato del 1861) al 66,7% (nel 1881)[65]. Nel 1864 avvenne un grave fatto di sangue: il 25 marzo fu assassinato il Sottoprefetto Giambattista Murgia. Fu il culmine di una serie di delitti perpetrati da una banda, tristemente nota come la "Squadrazza imolese". Negli anni 1860-64 fu ritenuta responsabile di una trentina di omicidi. I suoi vertici furono arrestati e condannati nel 1866[66].

Nei primi anni settanta, sindaco Giovanni Codronchi, fu costruita la prima fognatura urbana[67]. Il conte Codronchi era il leader del partito moderato imolese. A partire dagli anni ottanta aumentarono i loro consensi le idee mazziniane e socialiste. Imola espresse uno dei politici più influenti del socialismo nazionale, Andrea Costa, fondatore nel 1881 del Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna, prima formazione organizzata socialista del Paese. Nello stesso anno 1881 fu fondato un istituto professionale che nei decenni successivi divenne un vanto dell'istruzione imolese: l'istituto Alberghetti.
Nelle elezioni amministrative locali del 27 ottobre 1889 vinse la lista di opposizione. Con la nomina a sindaco di Ugo Tamburini (1850-1914), vicino politicamente ad Andrea Costa, Imola divenne il primo Comune d'Italia guidato dalla sinistra.

Il Novecento[modifica | modifica wikitesto]

Piazza Matteotti negli anni '60.

All'inizio del XX secolo vivevano ad Imola 12 000 abitanti (cui si sommavano i 21 000 della campagna circostante). L'agricoltura era ancora la prima occupazione della popolazione, ma nascevano già le prime industrie: aziende di laterizi e terrecotte, di cementi, di meccanica. Nacquero anche una fonderia ed uno zuccherificio.
Nel 1901 fu fondata la prima cooperativa di credito: la Banca Cooperativa Imolese[68]. Risale a quegli anni anche l'apertura della prima cassa rurale imolese.
L'amministrazione comunale era guidata dal Partito socialista. Il VII Congresso nazionale del PSI si svolse proprio nella città romagnola (6-9 settembre 1902). Imola diede un elevato contributo alla causa d'Italia nella prima guerra mondiale. Caddero ben 527 militari imolesi; di essi, 258 morirono in combattimento, 191 per malattia ed i restanti 78 per altre cause. 442 di loro erano soldati semplici. L'età media dei caduti fu di 26,9 anni[69]. Ai caduti imolesi furono conferite 19 medaglie di bronzo, 15 d'argento e 1 d'oro.
Subito dopo la fine della guerra l'Italia fu colpita dalla "febbre spagnola" (1918-19) che causò diverse vittime anche a Imola.

L'ultimo sindaco eletto democraticamente fu Giulio Miceti. Durante la dittatura fascista, Imola subì diversi cambiamenti nel centro storico: furono demoliti alcuni vecchi edifici e il mercato coperto e venne costruito un grande palazzo comprendente la Casa del fascio (l'attuale Centro cittadino). Il 13 giugno 1928 fu inaugurato alla presenza di re Vittorio Emanuele III e della regina Elena il monumento ai Caduti della Prima guerra mondiale. Il monumento rimase ad ornare la piazza centrale della città (odierna piazza Matteotti) fino all'inizio del XXI secolo.

La seconda guerra mondiale (1940-1945) coinvolse anche Imola, che fu bombardata per la prima volta dagli aerei alleati il 13 maggio 1944. Le vittime furono 53, un centinaio i feriti; la città subì gravi danneggiamenti ad abitazioni. Trovandosi a soli 15 km dalla Linea Gotica, Imola rimase sotto il tiro dei cannoni e sotto i bombardamenti degli aerei. La città fu teatro, inoltre, di rappresaglie ai danni della popolazione civile e di elementi delle Resistenza locale da parte delle Brigate nere. Gli eventi più rimarchevoli furono l'eccidio del pozzo Becca e i conseguenti fatti di via Aldrovandi. La liberazione, da parte delle armate alleate, avvenne il 14 aprile 1945. I primi a entrare in città furono i soldati della 3ª Divisione del II Corpo d'armata polacco, al comando del generale Władysław Anders, che varcarono porta Appia poco dopo le 15; diversi militari polacchi, si stabilirono in Imola sposandosi con donne del luogo, e tutt'oggi nell'anagrafe imolese si registrano cognomi come Krak, Krawczyk, Korngold, Stejenka. Più tardi entrarono nella città liberata gli uomini del gruppo di combattimento "Friuli" e dai partigiani della 36ª brigata "Garibaldi" e della brigata "Maiella".

Nel dopoguerra Imola conobbe un rapido sviluppo economico. Negli anni '60 la città si ingrandì con la costruzione di nuovi quartieri. Fu in questo periodo che Imola venne pensata con l'area industriale a nord (verso la nuova arteria autostradale Bologna-Ancona, inaugurata nel 1966) e il residenziale a Sud. Il nuovo quartiere fu chiamato «Pedagna» ed assorbì una popolazione di diverse migliaia di abitanti.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]