Bolzano


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Bolzano
comune
Bolzano/Bozen
Bolzano – Stemma Bolzano – Bandiera
Bolzano – Veduta
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Coat of arms of Trentino-South Tyrol.svg Trentino-Alto Adige
Provincia Stemma Südtirol.svg Bolzano
Amministrazione
Sindaco Francesca De Carlini(commissario prefettizio) dal 30-9-2015
Territorio
Coordinate 46°30′00″N 11°21′00″ECoordinate46°30′00″N 11°21′00″E (Mappa)
Altitudine 262 m s.l.m.
Superficie 52,29 km²
Abitanti 106 222[2] (30-6-2015)
Densità 2 031,4 ab./km²
Frazioni nessuna
Comuni confinanti Appiano sulla Strada del VinoCornedo all'Isarco,LaivesNova Ponente,RenonSan Genesio AtesinoTerlanoVadena
Altre informazioni
Cod. postale 39100
Prefisso 0471
Fuso orario UTC+1
CodiceISTAT 021008
Cod. catastale A952
Targa BZ
Cl. sismica zona 4 (sismicità molto bassa)
Cl. climatica zona E, 2 791 GG[3]
Nome abitanti bolzanini/Bozner[1]
Patrono Maria AssuntaArrigo da Bolzano
Giorno festivo lunedì di Pentecoste
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Bolzano
Bolzano
Il territorio comunale
Il territorio comunale
Sito istituzionale

Bolzano (pronuncia /bolˈtsano/[4]Bozen in tedesco[5]Balsan o Bulsan in ladino[6]Pouzen o Poazen in dialetto sudtiroleseBolzanin dialetto trentino) è un comune italiano di 106 222 abitanti[2]capoluogo dell'omonima provincia autonoma in Trentino-Alto Adige/Südtirol.

La popolazione della città di Bolzano, secondo il censimento del 2011, è per il 74% di lingua italiana, per il 25,5% di lingua tedesca e per lo 0,68% di lingua ladina.[7] L'agglomerazione bolzanina, comprendente i comuni di Appiano sulla Strada del VinoBronzolo,CornedoLaivesOraSan GenesioTerlano e Vadena, al 31 dicembre 2009 contava 151 642 abitanti[8]. La percentuale di stranieri, provenienti in maggioranza dall'Europa extracomunitaria e in piccola minoranza da paesi comunitari, al 31 dicembre 2009ammontava al 12,2% (12.524).

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia di Bolzano.
Bozen Panorama2.jpg
Panorama di Bolzano verso il Gruppo del Catinaccio

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Vista aerea della città in direzione est. Sullo sfondo il gruppo del Catinaccio
Veduta aerea di Bolzano

Bolzano è situata alla quota di 264 m nella parte orientale dell'ampia conca originata dalla congiunzione delle valli dell'IsarcoSarentina e dell'Adige. La conca è delimitata ad ovest dalla catena della Mendola, a nord-ovest dell'Altopiano del Salto (Salten, 1.500 m), a nord-est da una cima minore del Renon (Ritten) chiamata Monte Tondo (Hörtenberg), e a sud-est dal Monte Pozza (1.619 m) sul cui versante settentrionale si trova la località Colle, il cui nome è spesso impropriamente usato per designare l'intero monte.

Una piccola balza rocciosa di quest'ultimo, chiamata Virgolo, si erge verticalmente a ridosso della città.

La città è collegata ai tre monti più vicini da funivie che superano ciascuna circa mille metri di dislivello: la funivia del Colle che risale il Monte Pozza sino al Colle di Villa (Herrenkohlern), quella del Renon con arrivo a Soprabolzano e quella di San Genesio che raggiunge l'omonimo paese sull'altopiano del Salto. Dalla città, guardando in direzione est lungo la val d'Isarco, si vede il poco lontano e suggestivoCatinaccio (Rosengarten, 3.004 m), che è parte delle Dolomiti, con le caratteristiche Torri del Vajolet.

Bolzano è attraversata dal torrente Talvera che confluisce in città nel fiume Isarco, il quale a sua volta si getta nell'Adige pochi chilometri a sud della città stessa. Il nucleo storico della città risiede nel triangolo delimitato a ovest dal torrente Talvera, a sud dal fiume Isarco e a nord-est dal Monte Tondo.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Bolzano.

Il clima della città, situata in un fondovalle alpino, risulta essere continentale, con minime invernali di norma sotto lo zero e massime estive anche oltre i 35 °C; le precipitazioni non sono molto abbondanti, cadendo medialmente poco più di 700 mm di pioggia annui che si distribuiscono con un massimo in estate, quando possono svilupparsi temporali, i quali quasi sempre sono associati a grandine, soprattutto nelle ore pomeridiane e serali, per il contrasto di masse d'aria di diverso tipo; ed un minimo in inverno quando generalmente compaiono sotto forma di neve.
Le aree del territorio comunale situate a quote superiori sono caratterizzate da un clima alpino, i cui caratteri variano in funzione dell'altitudine, dell'orografia e dell'esposizione. D'estate fa molto caldo e in inverno abbastanza freddo, per colpa anche della posizione in una conca che impedisce il ricambio d'aria.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Toponomastica[modifica | modifica wikitesto]

Cartello stradale bilingue
Mappa di Bolzano e dintorni (1885-1890)
« In Pauzana valle, quae lingua Teutisca Pozana nuncupatur. »
(Th. Bitterauf, Die Traditionen des Hochstifts Freising, anno 996-1000)

Il nome latino "Pons Drusi" non è alla base del nome odierno[9]. Vi sono due principali ipotesi sulla derivazione del nome "Bolzano" e "Bozen". La più diffusa è quella che indica il territorio di Bolzano come un antico possedimento di un celta di nome "Bautius" (o "Baudius"), da cui derivò "Praedium Bautianum" o "Baudianum", ovvero "podere di Bautius" (o Baudius), poi tramutatosi in "Bauzanum", da cui attraverso varie trasformazioni il nome attuale in italiano, tedesco e ladino[10][11][12]. La seconda ipotesi farebbe derivare il nome da un ipotetico "Castellum Balteanum", ossia "accampamento in terreno paludoso", dall'indoeuropeo *balt (la stessa radice da cui deriva la parola "Baltico")[13].

Il toponimo è attestato già nell'VIII secolo come "Bauzanum, Bauzana, Pauzana" e "Pozana", dai quali nomi sono derivate l'odierna formatedesca "Bozen", conosciuta già nel 1133 (nell'età moderna scritta anche "Botzen" o "Potzen") e quella italiana nel 1223 (nell'età moderna anche nella variante "Bolgiano").[14] I nomi dialettali tedeschi sono "Boazen" (/'po:atsən/) o "Bouzen" (/'po:utsən/) e la /p/ è una caratteristica molto diffusa nella storia toponomastica (PauzanaPozanaPoczenPozen e Potzen), anche per la particolarità della pronuncia bavaro-austriaca che scambia spesso le /b/ con le /p/. Da "Pulsan" del 1500 derivano i nomi ladini:

Stemma[modifica | modifica wikitesto]

Bolzano possiede il suo stemma, unitamente all'istituzione del consiglio comunale, dal 1381, grazie a un privilegio conferito alla città da parte del duca Leopoldo III d'Austria: infatti, lo stemma è quello austriaco con i colori capovolti (bianco-rosso-bianco) e la stella a sei puntedorata al centro, presumibilmente un riferimento alla Madonna ("stella maris") che è la patrona del duomo cittadino. Solo nel Ventenniofascista la stella è stata ridotta a cinque punte per farla assimilare allo stemma savoiardo, disposizione abolita dopo la liberazione.[15]

Patroni[modifica | modifica wikitesto]

Veduta di Bolzano con la Beata Vergine e il beato Arrigo quali patroni della città. Olio su tela, 1802 ca., Museo Civico di Bolzano

Tradizionalmente considerati i due patroni della città sono la Beata Vergine e Arrigo da Bolzano.[16]

Preistoria[modifica | modifica wikitesto]

In questo periodo la conca bolzanina era una pianura malsana e paludosa, ma reperti archeologici risalenti al periodo preistorico fanno ritenere che le pendici dei monti attorno ad essa fossero comunque già abitate. Infatti presso la zona di S. Maurizio (Moritzing), a est della città, si scoprì un'antica necropoli risalente al primo millennio a.C., con annesso villaggio retico.[17] In questa zona doveva essere molto sviluppata la lavorazione dei metalli, poiché si rinvennero un centinaio di anelli di bronzo e una situla. Molto importante è stata la scoperta del 1999, nel cuore della città, con l'abbattimento di un'ala del vecchio ospedale, di materiale risalente al V-IV millennio a.C., all'età del Rame, del Bronzo, del Ferro e anche dell'età romana, che costituisce una continuità abitativa millenaria e che rappresenta il luogo antropizzato più antico di tutta la conca di Bolzano.

Età antica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 15 a.C. il generale Druso nel conquistare le Alpi fondò un accampamento militare noto col nome di Pons Drusi ("Ponte di Druso"), documentato sulla Tabula Peutingeriana del IV secolo d.C.; si ritiene che esso potesse collocarsi nell'attuale area bolzanina.[18] Dopo le varie ipotesi che lo collocavano sotto l'attuale Castel Firmiano o nei pressi di Rencio, nuove ipotesi più accreditate sono quelle che pongono la statio romana nel centro storico della città. Nel 1948, con i lavori di ricostruzione del duomo bombardato, si rinvenne il perimetro di una basilica paleocristiana risalente al IV-V secolo d.C., grande e rettangolare, con un banco presbiteriale, nel quale sedevano i vescovi. Inoltre si scoprì la lastra di Secundus Regontius, la quale fa supporre l'esistenza di un sepolcreto.[19] Altre evidenze archeologiche emersero:

  • con gli scavi effettuati nel convento dei Cappuccini, in cui si rinvennero muri di epoca romana forse riferibili ad un edificio della statio;
  • con lo scavo del 1984 in piazza Walther (Waltherplatz) per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo, in cui si scoprirono monete e frammenti di tegoloni romani e del primo Medioevo;
  • vicino alla chiesa dei Domenicani, in cui si scoprirono monete e frammenti di tegolone romano e del primo Medioevo;
  • nell'attuale sede dell'Università, dove furono scoperti resti di un focolare e di una casa.

Nel quartiere di Gries emersero negli anni ottanta evidenze archeologiche molto importanti: infatti nel vicolo della Fossa (Winklergasse) fu scoperta una villa degli inizi del I secolo d.C. con annesso un altro edificio abitativo, più modesto.[20] La villa, originariamente, era decorata da mosaici, rivestita di marmo e aveva pitture parietali, cosa dedotta dalla presenza di numerosi ritrovamenti di tessere musive. Inoltre furono scoperte tre lucernette bollate, anelli, macine, attrezzi da lavoro, utensili e, molto importante, una gemma in corniola raffigurante Ercole con alcune lettere incise. Poco lontano, in vicolo del Bersaglio, negli anni sessanta si rinvenne una statuetta acefala di Diana, in marmo bianco diLasa/Laas, risalente al II secolo d.C. Sotto l'attuale chiesa parrocchiale di Gries, si scoprirono i muri di un edificio pagano, di cui però non si sa la funzione. Al Castello di Treuenstein, ovvero la Torre Druso/Gscheibterturm, si rinvennero capitelli e monete di epoca romana, anche se il castello è solo del primo XIII secolo. A Oltrisarco si rinvenne un muro medievale usato come argine, mentre ad Aslago si rinvenne un peso da telaio risalente al 350 d.C. A Castel Firmiano/Schloss Sigmundskron oltre a muri, monete e resti di anfore dell'epoca romana si rinvenne una piccola statua di Mercurio di bronzo.

Età medievale[modifica | modifica wikitesto]

La prima veduta autoptica di Bolzano, eseguita nel 1541dall'allora borgomastro Leonhard Hörtmair per documentare i danni alluvionali causati dall'Isarco
La Bolzano tardomedievale e di prima età moderna: Incisione di Matthäus Merian del 1649

Nel corso del V secolo la comunque esigua popolazione della conca bolzanina si rifugiò in luoghi più sicuri, per sottrarsi alle scorrerie dei diversi popoli barbarici che iniziavano ad invadere l'arco alpino e a sostituirsi agli strati autoctoni, creando nuovi processi di acculturazione.[21] Un luogo strategico e protetto era quello posto sul Virgolo (Virgl). Infatti si sono rinvenuti resti di una fortificazione altomedievale e di un altro edificio, quest'ultimo sotto la pavimentazione dellachiesa di S. Vigilio. Altri rinvenimenti sono stati effettuati nella zona del convento dei Cappuccini, dove si è riscontrata l'esistenza di un edificio altomedievale, probabilmente del vescovo di Augusta, con reperti mobili (una fibula zoomorfa del VI-VII secolo d.C., monete) e nella zona di piazza Walther, dove sono affiorate due case altomedievali con fibule tardoantiche, monete e resti di vasi.

La conca di Bolzano viene menzionata per la prima volta da Paolo Diacono, uno storico longobardo, nel 679, in seguito alla vittoria del duca longobardo di Trento Alahis sul duca baiuvaro reggente del Castrum Bauzanum.[22] In seguito, nel769, Bolzano è menzionata poiché il duca di Baviera Tassilone III, che ha istituito molti monasteri, soggiorna aBauzonum, rediente de Italia ("di ritorno dall'Italia", ovvero già in territorio baiuvaro) in occasione della fondazione del monastero di San Candido.[23] Nel 788 sotto il controllo dei Franchi la marca di Trento sostituisce il precedente ducato longobardo che comprende pure la contea di Bolzano. Così Castel Firmiano (Schloss Sigmundskron), menzionato la prima volta nel 945, diventa un centro della giustizia trentina. Con la conquista carolingia nell'area dell'attuale duomo venne costruita una chiesa carolingia di cui, oltre i muri, si rinvennero resti di pitture di quel periodo.[24] Verso l'anno1000, Bolzano era governata dai conti Morit-Greifenstein, un ramo della famiglia degli Appiano, che si estinse con Arnold III e Mathilde von Valley, la fondatrice bavarese del monastero agostiniano S. Maria in Au, verso la fine del XII secoloperché privo di eredi.

Nel tardo XII secolo, in piena età degli Hohenstaufen, nel territorio compreso tra l'Isarco e il Talvera, sorse il nucleo urbano di Bolzano a carattere spiccatamente mercantile, fondato dal vescovo tridentino.[25] Questo era costituito da una via lunga all'incirca 350 metri, in direzione est-ovest per ripararsi dai venti prevalentemente meridionali, la via Portici (Laubengasse, anticamente: Gewölbe), affiancata da case alte e con al piano terra il portico, in cui veniva esposta la merce riparata dal caldo, dal freddo e dalle precipitazioni.[26] Tra le case, alte e strette, passavano dei vicoli tagliafuoco, ancora percorribili, per scongiurare incendi, anche se verso il Trecento ne avvenne uno che dimezzò la popolazione. Al centro sorgeva il castello vescovile, dove risiedevano i funzionari del vescovo di Trento, corrispondente all'attuale Casa della Pesa (Waaghaus). L'attuale piazza del Grano (Kornplatz), chiamata così fin dal 1277, era il cortile del palazzo, sede anche della chiesa di S. Andrea, distrutta alla fine del Settecento e ricordata da un'iscrizione. Nella piazza sono conservati resti di tubature medievali in pietra e un pezzo del muro che delimitava la piazza e la via.[27] Nel vicolo della Pesa (Waaggasse) si scorgono i cardini dell'antico portone d'accesso per il cortile. La città era difesa da 5 torri, da 3 porte (Niedertor – "Porta inferiore", Obertor – "Porta superiore", e la Südtor) e da una cinta muraria, il tutto abbattuto nel1277 con la conquista della città da parte del conte di Tirolo Mainardo II. La chiesa parrocchiale (l'attuale duomo), in stile romanico, fu costruito nel 1078-1082 e aveva solo due navate. Ma nel 1180, i mercanti bolzanini, diventati molto ricchi, decisero di costruire una nuova chiesa, molto più grande, per cui abbatterono la struttura romanica ad eccezione della facciata; questa peraltro fu leggermente ingrandita. Bolzano all'epoca era sotto la diocesi di Trento, e solo nel 1963 fu creata la Diocesi di Bolzano-Bressanone; prima di allora Bressanone/Brixen era sede di una diocesi autonoma, con giurisdizione anche su territori dal 1918 rimasti a far parte dell'Austria. Sul Virgolo/Virgl esisteva un castello di proprietà del vescovo di Trento, chiamato Castel Weinegg (Schloss Weineck), menzionato per la prima volta nel 1170-1175 e distrutto da Mainardo II nel 1277. Sotto il promontorio del Virgolo esisteva una chiesa di proprietà dell'ordine Teutonico, con annesso ospedale, costruita nel 1202, che, distrutta da una piena, fu ricostruita nel palazzo Weggenstein del centro storico poco dopo il 1400.

Gries si sviluppò un insediamento agricolo. Era formato da una piazza principale, su cui era affacciato Castel Gries, ora inglobato nel monastero benedettino di Muri-Gries. Dell'antica costruzione si scorge il mastio, adibito a torre campanaria. Gries aveva (e ha) anche una sua chiesa parrocchiale, in stile gotico, costruita verso il 1165 (prima menzione) e di proprietà del vescovo di Frisinga. Più in basso, dove c'è l'attuale viale Venezia, sorgeva una chiesa circolare, dedicata a S. Quirino e proprietà del monastero bavarese di Tegernsee, inglobata in una casa ad una profondità di svariati metri. Verso sud-ovest esisteva un monastero, costruito nel 1166 su concessione di Federico Barbarossa, distrutto nel 1406/1407 da una rovinosa piena.

La città di Bolzano di età barbarossiana venne costruita su un asse est-ovest in corrispondenza dell'area che va da piazza Erbe (Obstplatz) a piazza Municipio (Rathausplatz) secondo il cosiddetto "lotto gotico" (in verità tardo-romanico): case strette e lunghe con facciata sulla via porticata, profonde cantine, cortili aperti interni e locali magazzino per le merci.[28] Coincide pertanto, in sostanza, con i portici. Aveva stretti vicoli perpendicolari alla via principale che sono ancora percorribili, possedeva una cinta di mura e torri che la circondava. Nella zona di piazza del Grano, con verosimile ingresso interno dal vicolo della Pesa, era situato il castello e palazzo vescovile e ancora la sezione di base di una sua imponente torre è visibile sulla pavimentazione della piazza, mentre una porzione di mura cittadine è stata collocata in una vicina area verde. La parrocchiale rimaneva esterna alla cerchia di mura. Un ponte sull'Isarco consentiva di raggiungere il promontorio del Virgolo e la via che collega il Brennero con il sud.

La collocazione dei territori dei due vescovadi, sulla linea di collegamento tra Germania e Italia, rivestiva un ruolo importante perché – a partire dalla seconda metà del X secolo – la corona imperiale era ritornata ai re di Germania, che dovevano essere incoronati a Roma, passando per la val d'Isarco e la val d'Adige e per Bolzano: era quindi fondamentale che i valichi alpini fossero sotto il controllo di vassalli fedeli e privi di interessi dinastici, caratteristiche che si ritrovavano nei vescovi di Trento e Sabiona-Bressanone: così il legame tra vescovi e re di Germania venne rafforzato ancor più.[29]

Mappa di Etzlaub del1500 che mostra la rotta transalpina che passa per Bolzano (Pozen, al centro fraInnsbruck e Rovereto)

Presto passò anche il periodo d'oro per il potere comitale dei vescovi a vantaggio di una nuova aristocrazia: dall'inizio del XIII secolo i vescovi furono spinti a cedere sempre più i loro poteri ad alcune famiglie nobiliari. Una di queste, i conti di Tirolo, ebbe un ruolo preminente, già nella prima metà del XIII secolo con Alberto III e poi nella seconda con Mainardo II: con una serie di abili manovre partendo dalla posizione di avvocati e in tale veste rappresentanti vescovili, i Tirolo sottrassero ai principi vescovi di Trento e Bressanone le loro prerogative di governo territoriale, ottenendo sostanzialmente la signoria di fatto sul territorio del Tirolo storico, che da essi pertanto da tale epoca ha assunto il nome.

Nell'ambito dell'inevitabile conflitto innescatosi quindi con il vescovo di Trento, Mainardo II nel 1276 conquistò Bolzano, distruggendone castello e palazzo vescovile e ordinando anche l'abbattimento delle mura, con i cui resti venne colmato il fossato che circondava la città, in corrispondenza degli attuali tracciati delle vie Argentieri (Silbergasse) a sud e Dr. Streiter (ex Karrnergasse o Hintergasse) a nord. I proprietari degli edifici poterono quindi ampliarli fino a occupare lo spazio libero al limite delle antiche mura, affacciandosi sulle nuove strade così formate.

Nel frattempo, nel 1268, Bolzano era divenuta "città" (Stadt). La tendenza ad espandersi proseguì, favorita anche dall'eliminazione delle mura, e si aggiunsero nuovi sobborghi oltre il nucleo originario dei Portici: nel XIV secolo Bolzano contava circa tremila abitanti. Da sempre era stata frequentata ed abitata da mercanti di diversa origine, vi si svolgevano numerose fiere annuali e la posizione favorevole ai traffici attraeva anche famiglie di banchieri, come quella del fiorentino Boccione de' Rossi che, insediatasi stabilmente, mutuò il proprio nome in Botsch.[30]

L'ultima discendente della famiglia dei conti di Tirolo, Margherita detta Maultasch, nel 1363 con un atto rogato proprio a Bolzano, forse nel palazzo Niederhaus in via della Rena (Raingasse), cedette i diritti sulla contea del Tirolo agli Asburgo, che vi vantavano diritti ereditari,[31] e da tale momento la città e l'intera regione del Tirolo storico avrebbero seguito sostanzialmente le vicende di tale casata fino alla caduta dell'Impero austro-ungarico.

Dal XV secolo al 1918[modifica | modifica wikitesto]

Confini della Città di Bolzano1849-1910 (zona arancione)

Dal XIV al XVIII secolo la città di Bolzano conobbe diverse fasi di congiuntura, ma anche di stasi, secondo i ritmi economici mitteleuropei.

Nel 1525 la città e l'intero Tirolo, furono contagiati dalla rivolta contadina, capeggiata da Michael Gaismair. A Bolzano si ebbero saccheggi seguiti da una forte repressione da parte del potere asburgico.[32] Anche le varie forme di protestantesimo che si erano diffuse nella popolazione cittadina e regionale, vennero represse con forza, tant'è che gli Hutteriti emigrarono.[33]

Un'importante spinta per l'economia locale fu il privilegio del 1635, emanato dall'arciduchessa del TiroloClaudia de' Medici, vedova di Leopoldo V d'Austria, grazie al quale fu istituito un Magistrato mercantile (Merkantilmagistrat) che regolava i contenziosi dei commercianti provenienti da mezza Europa e che annualmente si riunivano a Bolzano in occasione dei mercati. Il Magistrato mercantile espletava le sue funzioni sia in lingua tedesca che in lingua italiana, divenendo così una vera istanza interculturale dell'età premoderna.[34] Il XVIII secolo fu una fase di involuzione, causata anche dalle politichemercantilistiche e protezionistiche delle maggiori potenze europee, che non favorirono le piazza di interscambio.

In seguito alla rivoluzione francese ed alla Pace di Presburgo che seguì alla sconfitta dell'Austria, la città venne annessa dapprima, dal 1805 al 1809, alla Baviera e successivamente al Regno d'Italia tra il 1809 ed il 1813.[35][36] Nel 1809 i bolzanini parteciparono alla lotta armata, condotta da Andreas Hofer, contro le truppe francesi che avevano occupato il territorio.

Durante l'occupazione napoleonica Bolzano fu a capo di un distretto del dipartimento dell'Alto Adige (Haut-Adige od Ober-Etsch), il cui capoluogo era Trento. In questo periodo Bolzano venne privata dei suoi privilegi mercantili e, pur rimanendo un centro economico e commerciale, non ebbe più fiere fino al 1948, quando venne costituito l'Ente Fiera. Dopo la caduta di Napoleone tornò all'Impero austriaco (dal 1866 austro-ungarico), al quale rimase fino al 1918.

Dopo il ritorno all'Austria la città ritornò a crescere dal punto di vista edilizio, ma anche economico. Nel 1910-1911 il territorio cittadino si espanse costituendo la cosiddetta "Groß-Bozen", dato che il comune di Dodiciville (Zwölfmalgreien) decise di costituire un unico comune con Bolzano.

il contestato monumento alla vittoria

Dal 1918 al 1945[modifica | modifica wikitesto]

Arrivo delle truppe naziste a Bolzano nel settembre 1943
La popolazione sudtirolese accoglie festante le truppe naziste nel settembre 1943

Nel 1919, dopo la prima guerra mondiale, Bolzano, insieme al resto dell'attuale provincia autonoma di Bolzano, venne annessa all'Italia. La primissima fase liberale degli anni 1919-21 finì già il 24 aprile 1921 con i fatti del cosiddetto Bozner Blutsonntag ("Domenica di sangue")[37], quando squadristi fascisti, provenienti da varie regioni italiane, terrorizzarono la popolazione cittadina e uccisero il maestro Franz Innerhofer nel palazzo Stillendorf. Con l'avvento del fascismo poi, nel 1922-1923, il territorio di Bolzano venne massicciamenteitalianizzato, tanto che è uno dei cinque comuni della provincia di Bolzano a maggioranza italofona (gli altri sono LaivesSalornoBronzoloVadena).[38]

Il comune di Gries, fino al 1925 autonomo, venne inglobato a Bolzano per creare i presupposti urbanistici alla creazione della "Grande Bolzano" fascista che doveva, per espressa volontà di Mussolini arrivare in poco tempo a 100.000 abitanti. Nel 1926 venne costituita la "Provincia di Bolzano", e negli anni 1926-28 si costruì il Monumento alla Vittoria che doveva esaltare il carattere italiano della nuova provincia e umiliare l'Austria sconfitta. È da quel punto, vicino al ponte Talvera, che si diramano le nuove assi cittadine, sulla scorta del piano regolatore di espansione disegnato da Marcello Piacentini, che puntavano a dare un nuovo volto monumentale, consono ai fini propagandistici del Ventennio, a Bolzano. In questa fase la città duplica la propria grandezza con la costruzione dell'attuale zona industriale, dei rioni "Littorio" (poi diventato Novacella), "Dux" (poi diventato Don Bosco) e "Venezia" poi diventato San Quirino. Questi quartieri servivano a ospitare gli impiegati statali e gli operai delle nuove industrie nell'estate del 1935 fatti migrare dal fascismo sia per ovviare alla disoccupazione diffusa in Italia (cosa che riguarda anche altre città fondate o rifondate dal regime) sia per mettere in minoranza la popolazione di lingua tedesca: a quest'ultima venne precluso l'accesso al pubblico impiego e anche i posti nelle fabbriche erano sostanzialmente riservati agli italiani provenienti dalle regioni più povere del paese.[39]

I primi cenni della disfatta della guerra da parte italiana avvennero il 2 settembre, quando Bolzano fu bombardata per la prima volta assieme a Trento, in contemporanea con la strage della Portela.[40] Durante la seconda guerra mondiale, successivamente all'armistizio italiano, Bolzano, insieme al resto dell'Alto Adige e delle limitrofe province di Trento e Belluno, venne inclusa nella Operationszone Alpenvorland-Zona d'Operazione delle Prealpi creata da Adolf Hitler (quindi annessa de facto al Terzo Reich seppur appartenente de jurealla Repubblica Sociale Italiana) e ne divenne il capoluogo, con l'istituzione del Campo di transito di Bolzano.[41] In questo periodo vennero ripristinati i toponimi tedeschi anche in città, mantenendo però il bilinguismo. È in questa fase che vengono utilizzati i diversi rifugi antiaerei, di cui molti scavati nella roccia: Bolzano subì il suo primo bombardamento alleato il 2 settembre 1943.[40] Nonostante gli anni, alcuni di questi sono rimasti praticamente integri, e sempre più nascosti, come quello di via Fago (rifugio Hofer) che nel dopo guerra ospitò alcuni sfollati del Polesine; nel 1966 sono divenuti di proprietà del Demanio, prima statale, poi provinciale.[42] Solo nel 2013, uno di questi rifugi, forse il più grande in provincia con i suoi circa 4500 m² di superficie, viene riaperto alle visite pubbliche.[43][44] Attorno alla città si sviluppa lo sbarramento Bolzano Sud facente parte del Vallo Alpino in Alto Adige, messo in atto ancora dal regime fascista.

Dal 1945 in poi[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Comitato per la liberazione del Sudtirolo.

Dopo la seconda guerra mondiale Bolzano rimase all'Italia, tuttavia nell'accordo tra i ministri degli esteri italiano ed austriaco – De Gasperi e Gruber – era prevista una forte autonomia per il Trentino-Alto Adige con precise garanzie per la minoranza di lingua tedesca che abita in provincia di Bolzano.

Il primo statuto del Trentino-Alto Adige ripristinò l'insegnamento del tedesco e ristabilì la toponomastica bilingue, ma gli abitanti di lingua tedesca non accettarono l'arrivo di immigrati, soprattutto a Bolzano, da altre zone dell'Italia e rifiutavano categoricamente la presenza maggioritaria di italiani nelle pubbliche amministrazioni della provincia di Bolzano e il centralismo regionale trentino. Ne scaturì una lotta, culminata nel terrorismo del BAS (Comitato per la liberazione del Sudtirolo) a favore di un'autonomia provinciale, dove gli abitanti di lingua tedesca avrebbero potuto contare su uguali diritti rispetto alla componente italiana.

Italia e Austria si accordarono, in seguito all'internazionalizzazione della questione davanti all'ONU, su un "Pacchetto" di misure a favore della popolazione di lingua tedesca, base del secondo statuto del Trentino-Alto Adige, che creò una forte autonomia per l'Alto Adige e venne considerato completamente attuato nel 1992. Questa circostanza permise all'Italia ed all'Austria di accordarsi sul rilascio da parte di quest'ultima di una "quietanza liberatoria" che riconosceva l'adempimento da parte dello Stato italiano degli obblighi di tutela delle comunità tirolese e ladina, storiche abitatrici della provincia di Bolzano, ancor prima che questa, dal 1918, costituisse parte del territorio nazionale. In base a tale documento, sottoscritto dai ministri degli esteri Mock (per l'Austria) e De Michelis (per l'Italia), si stabiliva inoltre da parte di Vienna l'accettazione perpetua del confine fra i due paesi lungo la linea del Brennero. Ciò avrebbe dovuto chiudere definitivamente la questione sudtirolese, ma il testo della "quietanza" fu volutamente ambiguo, in modo da favorirne l'interpretazione più gradita ai rispettivi establishment politici e dell'opinione pubblica. Infatti da parte italiana si ritenne che il documento Mock-De Michelis, chiudendo la lunga querelle diplomatica intercorsa fra i due paesi sull'Alto Adige, esprimesse anche la pietra tombale, da parte di Vienna, su qualsiasi considerazione futura circa il ruolo dell'Austria "nazione tutrice" delle comunità tirolese e ladina, ritenuto a questo punto inammissibile.

Nel 1992 la Repubblica d'Austria ambiva ad entrare nella Comunità Europea ed era consapevole che l'unico impedimento poteva provenire dall'Italia, se avesse esercitato il suo diritto di veto alla richiesta austriaca, come già accaduto nel 1967, in quel tempo proprio per il perdurare della crisi diplomatica sulla questione sudtirolese, allora al più alto grado di tensione. Quindi fu suo interesse non rimarcare la sua opinione discordante sul significato proprio della "quietanza", che molto probabilmente avrebbe rimesso in discussione il cammino di adesione alla Comunità Europea, che si era già avviato. In realtà l'Austria non ha mai rinunciato – dal suo punto di vista legittimamente – a svolgere una funzione di controllo sulle modalità con cui si esercita il "dominio" statuale della provincia di Bolzano da parte italiana. Su questo punto non esiste accordo fra Italia ed Austria, anzi si evidenzia nella sostanza lo stesso forte contrasto esibito negli anni cinquanta-sessanta, sebbene si esprima con azioni diplomatiche molto più controllate. Tuttavia, l'intenzione di inserire, nella nuova Costituzione austriaca, un preambolo o un articolo che sottolinei proprio la "funzione tutrice" dell'Austria sulle comunità tirolese e ladina della provincia di Bolzano, inteso più grossolanamente come una tutela tout court su un territorio posto al di fuori del suo dominio statuale, sta appesantendo i cordiali rapporti fra Italia e Austria dal 2006.

La convivenza pacifica fra i gruppi linguistici italiano e sudtirolese-ladino è stata messa a dura prova soprattutto negli anni sessanta, quando diversi attentati dinamitardi sul territorio della provincia di Bolzano, compiuti da elementi estremisti del contro-irredentismo sudtirolese, diedero vita a un movimento terroristico, provocando danni soprattutto ai tralicci della rete elettrica nazionale e più di venti morti, appartenenti per lo più ai vari corpi dello Stato, di presidio militare o della sicurezza pubblica, alloggiati in caserme sul territorio. L'intento degli attentatori terroristi era di ottenere l'attenzione nazionale e internazionale intorno alla questione sudtirolese, utilizzando la leva della violenza. A seguito di questi atti criminali si corse invece concretamente il rischio di provocare il totale annientamento della convivenza civile fra i gruppi linguistici, già molto fragile. Per fortuna l'intelligenza dei ministri degli esteri italiano ed austriaco dell'epoca – Aldo Moro e Kurt Waldheim – nonché l'atteggiamento generalmente responsabile del partito "di raccolta" delle comunità tirolese e ladina, la Südtiroler Volkspartei, permise di avviare, proprio nel 1969 una soluzione politica del problema sudtirolese, riuscendo a scacciare i fantasmi di un Alto Adige alla deriva, come era ormai l'Irlanda del Nord.

Fu così sconfitta la soluzione ormai antistorica auspicata dai terroristi contro-irredentisti, ma cui guardavano con inquietante interesse – all'opposto – anche certi altri gruppi sciolti di "legittimisti italiani", probabilmente simpatizzanti di nuclei di estrema destra o forse in contatto con elementi dei servizi segreti, che sostenevano l'utilità di una provincia di Bolzano in stato di polizia permanente, che avrebbe consentito di affermare in modo definitivo l'italianità del territorio e quindi, estirpando le cellule terroristiche, anche di mettere la sordina a qualsiasi disagio identitario delle comunità tirolese e ladina espresso in forme pacifiche.

Negli ultimi decenni tuttavia, grazie all'approvazione delle misure contenute nel "pacchetto", la situazione è mutata progressivamente verso il meglio, sebbene vi siano stati sporadici strascichi di violenza anche negli anni settanta e ottanta, anche perché dal governo centrale italiano arrivò un fiume sempre più copioso di denaro a sostegno delle nuove prerogative dell'autonomia, sino a quando a partire dal 2010 a Roma si cominciò a ritenere troppo oneroso questo eccezionale sostegno economico, sotto la spinta della crisi economica e della propaganda in Veneto del partito della Lega Nord, che evidenziava le molto minori risorse assegnate al Veneto da essa amministrato. Alcuni comuni veneti hanno chiesto così provocatoriamente l'annessione alla provincia di Bolzano, staccandosi dal Veneto, per poter usufruire delle molto maggiori risorse che la provincia di Bolzano riceve.