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Lamezia Terme

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Lamezia Terme
comune
Lamezia Terme – Stemma Lamezia Terme – Bandiera
   
Scorcio di Lamezia dalla collina del Soccorso
Scorcio di Lamezia dalla collina del Soccorso
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Coat of arms of Calabria.svg Calabria
Provincia Provincia di Catanzaro-Stemma.png Catanzaro
Amministrazione
Sindaco Paolo Mascaro (Centro-destra) dal 16/06/2015
Territorio
Coordinate 38°58′00″N 16°18′00″E / 38.966667°N 16.3°E38.966667; 16.3 (Lamezia Terme)Coordinate: 38°58′00″N 16°18′00″E / 38.966667°N 16.3°E38.966667; 16.3 (Lamezia Terme) (Mappa)
Altitudine 216 m s.l.m.
Superficie 162,43 km²
Abitanti 70 619[1] (31-5-2015)
Densità 434,77 ab./km²
Frazioni vedi sezione
Comuni confinanti Conflenti, Curinga, Falerna, Feroleto Antico, Gizzeria, Maida, Martirano Lombardo, Nocera Terinese, Platania, San Pietro a Maida, Serrastretta
Altre informazioni
Cod. postale 88046
Prefisso 0968
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT 079160
Cod. catastale M208
Targa CZ
Cl. sismica zona 1 (sismicità alta)
Nome abitanti Lametini
Patrono Santi Pietro e Paolo
Giorno festivo 29 giugno
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Lamezia Terme
Lamezia Terme
Posizione del comune di Lamezia Terme all'interno della provincia di Catanzaro
Posizione del comune di Lamezia Terme all'interno della provincia di Catanzaro
Sito istituzionale

Lamezia Terme (IPA: [laˈmɛʦʦjatɛrme]) è un comune italiano di 70.619 abitanti[1] della provincia di Catanzaro in Calabria[2]. La sua area urbana conta circa 125 000 abitanti, è fra i primi 100 comuni italiani per popolazione e con i suoi 162,43 k di estensione, è al settimo posto per superficie tra i comuni calabresi[3].

Lamezia è una delle più giovani città italiane, fu costituita il 4 gennaio 1968 dall'unione amministrativa dei comuni di Nicastro, Sambiase e Sant'Eufemia Lamezia[4]. La città della piana ha una notevole importanza dal punto di vista agricolo, commerciale, industriale e infrastrutturale per la sua posizione centrale nella regione e il suo territorio pianeggiante. Infatti, è sede del principale aeroporto della Calabria e uno dei primi del Mezzogiorno per traffico passeggeri, di una stazione ferroviaria tra le più importanti della ferrovia Tirrenica Meridionale e di uno svincolo autostradale dell'A3. Vanta una vivace e rinomata coltivazione dell'olivo da cui si produce l'olio Lametia DOP e della vite da cui si ricavano i vini Lamezia DOC.

La città prende il nome dal fiume Amato, un tempo chiamato Lametos, che l'attraversa nella sua parte più periferica. Questo nome fu originariamente dato solo all'ex comune di Sant'Eufemia Lamezia. Con l'unione amministrativa del 1968, si è scelto il nome di Lamezia per l'intera città, a cui è stato aggiunto Terme, per via delle terme di Caronte che si trovano nell'omonima frazione nei pressi dell'ex comune di Sambiase.

Per effetto ed a seguito del DPR 21 luglio 1972, il Comune di Lamezia Terme ha diritto, nei suoi atti ufficiali, di fregiarsi del titolo di Città.

 

 

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Piana di Sant'Eufemia, Golfo di Sant'Eufemia, Monte Mancuso e Amato (fiume).
Piana e golfo di Lamezia
Veduta aerea della piana di Sant'Eufemia

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio comunale di Lamezia Terme comprende 8 km della costa dei Feaci sul golfo di Sant'Eufemia, una parte della piana lametina e delle zone collinari e montuose che si estendono fino al Monte Mancuso. La città della piana si trova indicativamente a metà strada fra la costa tirrenica e l'Appennino calabro ed è posizionata all'estremità occidentale dell'istmo di Marcellinara, la striscia di terra più stretta della penisola italiana, dove il Tirreno dista in linea d'aria circa 30 km dallo Ionio.

Fra i principali corsi d'acqua del territorio troviamo il fiume Amato, che nei millenni ha formato la piana di Sant'Eufemia, e alcuni dei suoi affluenti, i torrenti Cantagalli, Piazza e Canne. Inoltre troviamo il torrente Bagni, famoso per le acque sulfuree delle terme di Caronte e nella cui piana alluvionale giacciono le rovine dell'antica città greca di Terina, e il torrente Zinnavo che segna il confine naturale con il comune di Gizzeria.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Lamezia Terme Aeroporto.

Il clima di Lamezia Terme è come per gran parte delle città mediterranee, in generale mite, con sbalzi contenuti fra inverno ed estate. Tuttavia, non manca qualche punta continentale, probabilmente favorita dalla relativa distanza dal mare della stazione meteorologica di riferimento, situata presso l'aeroporto. I valori più bassi sono di pochi gradi sotto lo zero e si riscontrano in presenza di avvenzioni di aria fredda, provenienti da nord-est (dicembre 1988, febbraio 1992, dicembre 2001, febbraio 2008) e di fenomeni moderati di inversione termica. Per contro, i più elevati, prossimi o di poco superiori ai 40 °C, si verificano in presenza di ondate di calore di origine africana (luglio 2005, giugno 2007, agosto 2007).

LAMEZIA TERME Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. mediaC) 13,8 14,2 15,9 17,8 21,9 25,9 28,6 29,2 26,9 23,0 18,6 15,2 14,4 18,5 27,9 22,8 20,9
T. min. mediaC) 5,7 5,5 7,0 8,7 12,1 15,6 18,1 18,1 15,6 12,9 9,4 6,6 5,9 9,3 17,3 12,6 11,3
Precipitazioni (mm) 92 105 91 68 45 18 17 15 39 103 111 120 317 204 50 253 824
Giorni di pioggia 10 10 8 9 5 3 2 2 5 8 10 11 31 22 7 23 83
Umidità relativa media (%) 76 74 75 77 76 76 75 77 75 75 76 76 75,3 76 76 75,3 75,7
Eliofania assoluta (ore al giorno) 3,5 4,5 5,2 6,0 7,6 9,2 10,0 9,5 7,8 6,0 4,6 3,7 3,9 6,3 9,6 6,1 6,5
Vento (direzione-m/s) W
4,9
W
4,7
W
4,8
W
5,0
W
4,5
W
4,4
W
4,3
W
4,2
W
4,1
E
4,1
E
4,2
W
4,8
4,8 4,8 4,3 4,1 4,5

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Vedute panoramiche di Lamezia Terme
Notturno di Lamezia Terme con le Isole Eolie
L'Etna visto dalla collina del Soccorso di Lamezia
Lamezia Terme con lo sfondo del Reventino
Rione San Teodoro e castello Normanno-Svevo

Lamezia Terme è formalmente un agglomerato abbastanza recente, il comune è stato costituito il 4 gennaio 1968 dall'unione amministrativa di tre centri abitati, che, prima di tale data, costituivano comuni a sé stanti (Nicastro, Sambiase e Sant'Eufemia Lamezia)[4], e che oggi sono considerati dei veri e propri quartieri. La storia di Lamezia Terme comprende quindi, quelle dei tre ex comuni, i quali territori erano abitati anche molti secoli prima che questi centri sorgessero. Esistono reperti archeologici che testimoniano la presenza nel suo territorio di comunità del periodo italico e del periodo Magno-Greco.

Nel Medioevo nacquero due dei tre insediamenti che compongono l'attuale Lamezia Terme, abbastanza diversi tra loro ma di fatto complementari. Nicastro a vocazione prevalentemente commerciale e Sambiase a vocazione agricola, mentre l'attuale insediamento di Sant'Eufemia Lamezia ha origine più recente, essendo sorto con un gruppo di case intorno alla stazione ferroviaria principale, che in precedenza avevano costituito la sede del consorzio di bonifica delle paludi. Tuttavia il toponimo di Sant'Eufemia deriva da un altro insediamento di origine medievale poco distante, collocato intorno all'antica abbazia di Sant'Eufemia, nella zona attualmente denominata Sent'Eufemia Vetere.

La fusione proposta dal Sen. Arturo Perugini, nacque dall'esigenza di creare un agglomerato urbano forte e capace di sfruttare al meglio le risorse messe a disposizione dal territorio comunale. La proposta di legge Perugini di unire i comuni non costituiva di certo una novità, circa quarant'anni prima, infatti, era già stata pensata da un altro parlamentare nicastrese il Sen. Salvatore Renda. Questi era spinto dall'onda delle politiche di popolamento delle campagne operate durante il regime dittatoriale fascista. Dello stesso periodo (1927) è la costituzione della Grande Reggio che univa 14 piccoli comuni soprattutto delle aree collinari. L'idea era addirittura di fare di Nicastro una provincia. La legge riguardava l'unione dei comuni di Nicastro e di Sambiase, non essendo ancora stato istituito il comune di Sant'Eufemia Lamezia. Quest'ultimo comune, infatti, sarà fondato per volontà del regime fascista attorno al preesistente nucleo ferroviario denominato "Sant'Eufemia Biforcazione", con la legge 8 aprile 1935 n. 639. Ma le pretese e le ambizioni mosse nel 1927 dal Sen. Renda non furono accolte dagli amministratori del comune di Sambiase che non vollero rinunciare alla propria autonomia e soprattutto ricadere sotto la denominazione di nicastresi.

I discorsi fatti da Perugini saranno sempre richiamati nel corso degli anni successivi fino ai giorni nostri. Lamezia è stata raccontata e sarà raccontata come Perugini l'aveva pensata, un grande centro di servizi e la città cerniera della Calabria, in una dimensione di straordinaria attualità. Perugini ha inseguito per tutta la vita la realizzazione del sogno di una grande città, la "Grande Lamezia", la "Brasilia della Calabria", che non solo doveva contribuire a sviluppare il territorio lametino, ma grandezza del sogno, la regione intera. Anche Giovanni Renda come ultimo sindaco di Sambiase, guidò con forte convinzione il comune verso l'unità municipale con Nicastro e Sant'Eufemia Lamezia per la fondazione della nuova città di Lamezia Terme.

Nella seduta del 18 ottobre 1967, la I commissione permanente (Affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno) del Senato della Repubblica, approva la "Costituzione del Comune di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro", grazie alla proposta di legge dell'On. Salvatore Foderaro, congiunta a quella di iniziativa del Sen. Arturo Perugini. Mercoledì 20 dicembre 1967 la Camera dei deputati approva la legge così come era stata concepita da Perugini e diventa Legge 4 gennaio 1968 n°6 di cui all'art. 1 dice testualmente: "I comuni di Nicastro, Sambiase e Sant'Eufemia Lamezia in provincia di Catanzaro sono riuniti in un unico Comune con la denominazione di Lamezia Terme".

Il decreto di attuazione della legge istitutiva del nuovo comune previde la nomina di un commissario prefettizio e il 15 novembre 1968 i sindaci dei tre comuni operarono le consegne al rappresentante dello Stato alla guida della Città. Il suo mandato sarebbe dovuto durare solo per un semestre, ma si protrasse fino alla primavera del 1970, poiché il Governo decise che le prime elezioni del nuovo comune si sarebbero dovute tenere nella tornata elettorale nazionale del giugno 1970, quando per la prima volta si sarebbero anche tenute le elezioni per la Regione Calabria, istituita in quel periodo. Il primo sindaco di Lamezia Terme fu Arturo Perugini che si insediò il 28 settembre 1970.

Nel 1991 e nel 2002 il consiglio comunale di Lamezia Terme è stato sciolto per infiltrazioni mafiose con decreto[6] del presidente della Repubblica, le indagini effettuate dalle commissioni d'accesso agli atti presso il comune riscontrarono l'inquinamento della pubblica amministrazione da parte della 'Ndrangheta grazie ai collegamenti con alcuni amministratori locali.

Il 15 gennaio 2009, per la prima volta, un capo dello Stato è ospite nella città della piana, fa visita in città il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione del quarantennale della fondazione di Lamezia Terme.

Il 5 dicembre 2010 Lamezia vive uno degli eventi più incresciosi dalla sua fondazione, sulla SS 18 all'altezza di località Marinella, un'auto piomba su un gruppo di ciclisti. Moriranno otto persone di cui sette sul colpo e una qualche settimana dopo. L'autore del fatto è condannato, nel 2013 ad otto anni di reclusione.

Il 9 ottobre 2011 la città accoglie papa Benedetto XVI in occasione della sua visita pastorale a Lamezia Terme e a Serra San Bruno. Nell'area industriale lametina il Papa celebra la santa messa, al termine della quale si reca nel centro della città e viene ospitato nella curia vescovile dal vescovo Luigi Antonio Cantafora.

Il 12 settembre 2013, nell'area industriale della città lametina, esplode un silos dell'impresa Ilsap Biopro di Latina, specializzata nella trasformazione di oli combustibili. L'esplosione provoca la morte immediata, per ustioni sul 95% del corpo, di due saldatori e il ferimento con il successivo decesso di un altro operaio.

Breve storia dei tre ex comuni[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Nicastro, Sambiase e Sant'Eufemia Lamezia.
  • Nicastro: la sua storia ha inizio in epoca bizantina tra il IX e il X secolo, con la costruzione dell'avamposto militare Neo Castrum, da cui il quartiere odierno prende il nome. In epoca Normanna, su una struttura preesistente, venne edificato il castello, a protezione della ricca piana. In epoca Sveva, vi soggiornò anche l'imperatore Federico II, e il castello venne anche utilizzato come prigione per il figlio ribelle di quest'ultimo, il principe Enrico, detto lo Sciancato. È stata in passato e lo è tuttora sede di importanti attività commerciali e centro culturale di notevole importanza. Secondo una tradizione locale, Nicastro, il quartiere più popoloso di Lamezia, sarebbe una delle città più antiche d'Italia fondata da Askenaz, pronipote di Noè, che dall'Armenia si sarebbe spostato in Calabria e fu abitata da Ausoni ed Enotri. La città è stata identificata anche con l'antica Numistro o Numistra, per questo motivo la via principale della città è stata chiamata Corso Numistrano. Altri hanno identificato Nicastro con Lissania, città fondata agli inizi dell'era cristiana[7]. Gli storiografi contemporanei tendono a escludere queste ipotesi collocando la fondazione[8] verso l'VIII secolo d.C.
  • Sambiase: nasce verso il IX secolo, intorno al monastero di San Biagio, santo dal cui nome deriva, per successive trasformazioni linguistiche, quello del quartiere odierno della città. Numerose nel corso degli anni le chiese costruite all'interno della città. Delle tredici originarie, però, ne restano in piedi soltanto cinque, mentre le altre sono andate distrutte o trasformate dai cittadini dell'epoca, in abitazioni o negozi commerciali. Già prima in epoca romana con il nome di Due Torri, Sambiase era conosciuta come meta turistica, per le terme, chiamate allora Aquae Angae di origini magno-greche. Durante il periodo ellenico nel sud Italia e nell'attuale territorio di Lamezia Terme precisamente a Sambiase si insediarono la cittadella di Melea e parte della città di Terina. Di questa civiltà sono rimaste poche tracce, solo un mosaico di una villa greca nella Chiesa B. V. del Carmine, delle monete terinesi a Caronte e il tesoretto di Acquafredda (entrambe frazioni di Lamezia Terme), conservate nel museo archeologico lametino.
  • Sant'Eufemia Lamezia: Sant'Eufemia ha una storia antichissima, documentata dai tempi dei Normanni, ed è stata sede di un baliaggio assegnato all'ordine dei Cavalieri Gerosolimitani, oggi noto come Sovrano militare ordine di Malta. L'ordine possedeva oltre al baliaggio di Sant'Eufemia, anche i feudi limitrofi di Nocera Terinese e Izzaria (oggi Gizzeria). In seguito al disastroso terremoto del 28 marzo 1638, che aveva visto la città come suo epicentro, un nuovo centro, quello di Sant'Eufemia del Golfo (oggi Sent'Eufemia Vetere), venne fondato in una zona collinare poco distante. Con la fine del baliaggio il territorio di Sant'Eufemia entrò a far parte del comune di Gizzeria, il quartiere odierno fu costruito invece durante il periodo fascista.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo (Lamezia Terme), Chiesa di San Pancrazio (Sambiase) e Chiesa del Carmine (Lamezia Terme).
Chiese di Lamezia Terme
Chiesa San Francesco di Paola
Chiesa dell'Annunziata
Chiesa dell'Immacolata
  • Cattedrale dei SS. Pietro e Paolo: fu fondata dalla Contessa Eremburga intorno al 1100, in stile normanno, più volte danneggiata dai terremoti, andò completamente distrutta col terremoto del 1638, fu ricostruita ancora più grande, in stile barocco, dal vescovo Giovan Tommaso Perrone, con ampliamento dell'edificio, portato a termine nel 1642. All'interno si possono ammirare una pala d'altare nella Cappella del SS. Sacramento rappresentante la cena del Signore ed eseguita dal pittore Francesco Colelli nel 1762 oltre ad una croce processionale del XVIII secolo e a dei busti dorati dei SS. Pietro e Paolo;
  • Chiesa di San Pancrazio (Sambiase) (Matrice): un documento del 1595 la menziona con il nome Arcipretale di S. Pancrazio e attesta che fu costruita per volere dell'Università di Sambiase, fu più volte distrutta e ricostruita a causa di vari terremoti. È a tre navate, ha nove altari ed ha una cupola con pregevoli lavori in stucco. Vi si conservano numerosi affreschi e opere attribuite al Pallone e a Mattia Preti, opere trafugate negli anni da ladri. Nel coro si possono ammirare quattro affreschi del Pallone, che sono, il Profeta Davide, il Cenacolo, San Pancrazio e la Madonna col bambino;
  • Chiesa di Sant'Antonio: officiata dai minori cappuccini, ha annesso il convento, costruito dopo il terremoto del 1638. La chiesa, inizialmente ad una sola navata, conserva all'interno, sopra l'altare maggiore una grande tela con la Madonna degli Angeli, San Francesco d'Assisi e Innocenza III. La chiesa è denominata Santa Maria degli Angeli, in seguito vi fu costruita una navata progettata come cappella, dedicata a Sant'Antonio. Di notevole valore è il quadro di Sant'Antonio datato 1664, opera del pittore Giacomo Stefanone. Nella navata dedicata a Sant'Antonio vi è un dipinto di Andrea Cefaly raffigurante l'Immacolata;
  • Chiesa di San Francesco di Paola: la chiesa di San Francesco, che non era l'attuale, fu sostituita alla chiesa della Madonna dei malati verso la metà del Quattrocento. Venne donata dal suo fondatore, Giovanni De Sinatoris, ai Padri Minimi di San Francesco di Paola. Il terremoto del 1638 la distrusse completamente e fu poi ricostruita con le offerte dei cittadini. I Minimi vi rimasero fino al 1866, anno in cui dovettero abbandonarlo a causa delle continue soppressioni, per poi ritornarvi occasionalmente fino al 1955, anno in cui la chiesa di San Francesco è diventata parrocchia con i Minimi;
  • Chiesa del Carmine: da un Bollario Carmelitano risulta che Mons. Antonio Facchinetti, poi Papa Innocenzo IX, fondò nel 1566 il Convento del Carmine in un luogo ove ricadevano i ruderi di una piccola chiesa dedicata a S. Giovanni, appartenuta ai Benedettini di S. Eufemia, e presso il sito bizantino di S. Blasio. La chiesa venne rimaneggiata alla fine del Settecento con la costituzione della volta e del parato a stucchi che all'interno comprende i dipinti murari e all'esterno contorna le finestre della parete destra. Nel 1809 con decreto fu affidata ai Padri Minimi che vi officiarono fino al 1886, quando per l'incameramento al Demanio dei beni conventuali, voluto dallo Stato Unitario, questi religiosi dovettero andarsene. Nel 1887 lo Stato consegnò il complesso edilizio all'amministrazione comunale che utilizzò parte del convento adibendolo a carcere mentre la chiesa fu riaperta al culto;
  • Chiesa della Veterana: la fondazione della chiesa è legata ad un'antica leggenda, secondo la quale la Madonna delle Grazie apparve in sogno ad una figlia di Federico II dicendole che aveva il desiderio di vedere edificata una chiesetta sul colle di fronte al castello. È chiamata veterana perché dopo la distruzione della cattedrale è la chiesa più antica di Nicastro. Da rilevare al suo interno una tela raffigurante la Madonna con ai suoi piedi la principessa della leggenda. Vi era inoltre un'opera di grande valore eseguita da Francesco Colelli, solo che è stata trafugata e il pittore Giorgio Pinna l'ha riprodotta e collocata al posto dell'originale;
  • Chiesa di San Teodoro: non si conosce la data di fondazione, anche se è attestata nei documenti a partire dal 1511, presenta un orologio del 1840, collocato sul campanile, sembra sia l'unico di questo tipo ancora funzionante. Al suo interno si può apprezzare un organo del 1600 e l'altare maggiore costruito in stile barocco e datato 1861;
  • Chiesa di San Domenico: conserva numerosi affreschi ed il quadro di San Domenico, che ha una cornice barocca ad intaglio dorata del 1647. Vi è inoltre un ostensorio in argento fuso e sbalzato, databile alla prima metà dell'Ottocento. Di notevole pregio è l'organo del Settecento, in legno con decorazione dorata. Di pregevole fattura, tra la prima e la seconda arcata, si può ammirare la Grotta della Madonna di Lourdes mentre di fronte vi è un altarino dedicato al SS. Ecce Homo;
  • Chiesa di San Francesco di Paola: la chiesa, ricostruita ex-novo negli anni cinquanta a seguito del bombardamento aereo che colpì Sant'Eufemia nel 1943, si caratterizza per la semplice facciata in mattoncini rossi, sormontata da timpano triangolare sotto al quale vi è un tondo con l'immagine in rilievo di San Francesco;
  • Chiesa di Santa Caterina: non si conosce la data di fondazione della chiesa, le fonti riportano soltanto che l'edificio fu sede della Confraternita dell'Immacolata e che fu ampliato alla fine del XVI secolo, periodo in cui furono aggiunte le due cappelle laterali;
  • Chiesa dell'Annunziata: in questa chiesa c'era già, nel 1601, una Congregazione religiosa sotto il titolo di S. Giovanni, al quale Santo era intitolata prima la chiesa stessa. Poi la congregazione edificò una propria cappella nella chiesa matrice e la chiesa passò al nome dell'Annunziata;
  • Chiesa dell'Immacolata: edificata probabilmente nella seconda metà del Seicento, è stata sede dell'omonima Congregazione, come si evince da un documento del 1762 indirizzato al re Ferdinando IV di Borbone, rinvenuto nella Sagrestia;
  • Chiesa di Santa Maria della Spina: la tradizione vuole che un contadino, andando nel bosco a fare legna, ebbe la visione di una "donna bellissima" che lo invitava a roncare lo spineto che si conserva ancora appoggiato al muro della chiesa della Spina. Eseguito l'ordine, l'uomo vide comparire un dipinto parietale che raffigurava una Madonna con Bambino. Avendo fatto quanto richiesto, la signora gli fece dono di una moneta d'oro con la quale per più settimane provvide alle necessità della famiglia. In seguito all'evento miracoloso in quel sito si costruì una chiesetta, intitolata a Santa Maria detta la Bella.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Teatro Grandinetti.

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Bastione di Malta.
Simbolo della Città di Lamezia Terme
  • Bastione di Malta: la costruzione della torre risale intorno al 1550, quando per fronteggiare le continue scorrerie dei saraceni riorganizzate sotto bandiera ottomanna, che minacciavano la sicurezza e i commerci delle città rivierasche, il viceré di Napoli Don Pedro di Toledo, per ordine della corona spagnola, impose alle comunità il rafforzamento a loro spese del sistema di difesa costiera già esistente. Il Bastione di Malta compare nello stemma della Città di Lamezia Terme, in una forma stilizzata;
  • Ruderi del castello Normanno-Svevo: fu fatto costruire verso la metà dell'XI secolo dai Normanni per difendere la piana di Sant'Eufemia dagli eventuali incursori. Successivamente fu fatto ampliare da Federico II, all'interno vi furono costruite anche delle caserme che poi vennero adibite a carcere. Fu fortemente danneggiato dal terremoto del 1638;
  • Ruderi della porta di Sant'Antonio: secondo alcune testimonianze questa rappresentava la porta d'ingresso dell'ex comune di Nicastro. In parte distrutta, rimangono visibili solo i due grandi pilastri a pianta quadrata.

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Centro commerciale naturale di Lamezia Terme
Notturno di corso Giovanni Nicotera
  • Corso Numistrano;
  • Corso Giovanni Nicotera;
  • Corso Vittorio Emanuele;
  • Piazza 5 dicembre (ex piazza Diaz);
  • Piazza della Repubblica;
  • Piazza Italia;
  • Piazza Giuseppe Mazzini (ex piazza D'Armi);
  • Piazza Mercato Nuovo;
  • Piazza Mercato Vecchio;
  • Piazza Botticelli;
  • Piazza Pietro Ardito;
  • Piazza Francesco Fiorentino;
  • Piazza Giuseppe Garibaldi;
  • Piazza Santa Maria Maggiore;
  • Piazza San Giovanni;
  • Piazzetta San Domenico;
  • Piazzetta San Nicola;
  • Via Eroi di Sapri;
  • Via Sen. Arturo Perugini;
  • Via XX settembre;
  • Via delle Terme;
  • Via del Mare;
  • Via del Progresso;
  • Via Guglielmo Marconi;
  • Via Giuseppe Garibaldi;
  • Villetta comunale di corso Numistrano;
  • Villa di piazza Garibaldi;
  • Giardino "Adelchi Argada";
  • Obelisco della Madonnina in piazza Pietro Ardito;
  • Monumento ai caduti in guerra di Nicastro su corso Numistrano;
  • Monumento ai caduti in guerra di Sambiase in piazza 5 dicembre;
  • Lapide ai caduti in guerra sulla facciata dell'ex municipio di Sant'Eufemia Lamezia;
  • Busto del Sen. Arturo Perugini in piazza della Repubblica;
  • Busto di Francesco Fiorentino nell'omonima piazza;
  • Busto di Giovanni Nicotera su corso Vittorio Emanuele;
  • Statua di Federico II di Svevia in via Garibaldi;
  • Statua della sirena Ligea su corso Numistrano;
  • Statua di San Francesco in piazza Fiorentino;
  • Statua di San Nicola nell'omonima piazzetta;
  • Statua di Sant'Eufemia di Calcedonia in piazza Italia.
  • Fontana a zampillo nella villetta comunale di corso Numistrano;
  • Fontana a zampillo in piazza Mazzini;
  • Fontana del satiro e della ninfa in piazza 5 dicembre;
  • Ponte Niola nel rione San Teodoro sottostante al castello Normanno-Svevo.

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Terina.
Area archeologica di Terina
Scavi di Terina a Sant'Eufemia del Golfo
  • Grotte del monte Sant'Elia: la presenza umana sul territorio lametino molto probabilmente ci riconduce al periodo neolitico. Questo grazie al materiale protostorico ritrovato nelle grotte del monte Sant'Elia. Tra il 1914 ed il 1923, Paolo Orsi nel svolgere a più riprese la ricognizione in questo territorio in particolare nell'area carsica del monte Sant'Elia ebbe il modo di registrare nel suo taccuino il ritrovamento ed il recupero da parte dei carabinieri di materiali fittili protostorici riferibili secondo il suo giudizio all'età neolitica;
  • Ruderi della città greca di Terina: la città fu fondata nel VI secolo a.C. dai Crotoniati, che intendevano estendere così il loro dominio sul mar Tirreno e garantirsi il completo controllo dell'istmo di Marcellinara, assicurato già, sulla costa ionica, dalla città di Skylletion. Fra il V e il IV secolo a.C. cadde, come molte città greche della Calabria, sotto il dominio dei Siracusani finché, nel III secolo a.C. venne conquistata dai Bruzi. Nel 272 a.C., con la fine della guerra contro Taranto, cadde sotto l'autorità di Roma. Venne infine distrutta da Annibale nel 203 a.C. perché non aveva voluto schierarsi al fianco dei cartaginesi;
  • Ruderi dell'abbazia benedettina di Santa Maria: l'abbazia fu fondata da Roberto il Guiscardo nell'XI secolo nell'area di un precedente monastero bizantino, a Sant'Eufemia, ed è espressione, insieme al vicino castello Normanno-Svevo, di alcuni tra i più importanti aspetti della conquista normanna. Del complesso rimangono ruderi che permettono una lettura di massima della sua articolazione interna, caratterizzata dai resti della chiesa e dell'area del chiostro. Della chiesa sono visibili il prospetto principale con i resti delle due torri campanarie, la divisione interna in tre navate illuminate da una serie di finestre ad arco, e parte dell'area presbiteriale con il transetto, che culminava ad est con le tre absidi. La tecnica costruttiva è già nota in altri monumenti normanni, così come l'impiego di elementi architettonici di spoglio di età romana rientra nella tradizione normanna di sottolineare la grandezza della monarchia utilizzando i materiali dell'Impero romano;
  • Ruderi delle mura secolari: secondo le teorie che fondano la storia della tecnologia delle costruzioni, l'accostamento e la sedimentazione (fase naturale) di grossi cocci di pietra, superficialmente elementari e ruvide, quindi non lavorate, caratterizzano il primo periodo della cultura architettonica della Grecia antica. Secondo il Borrello queste ed altre mura derivano da un famoso villaggio della Magna Grecia, Melea. A questa affermazione è contrapposta però una serie di studi recentemente eseguiti sulle antiche mura e su tabule romane compresa la peuntigeriana, che affermano il passaggio della strada romana Popilia che collegava Reggio Calabria a Capua, dalle mura, quindi di maggiore rilevanza storica;
  • Ruderi del monastero di San Costantino: in località San Sidero è presente un antico monastero basiliano con annessa cappella dedicata alla B. V. del Carmine. È di proprietà del barone Nicotera.

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

  • Lungomare "Falcone-Borsellino" e giardino litoraneo situati in località Marinella;
  • Lungomare "Ginepri" e giardino litoraneo situati in località Ginepri;
  • Parco e Giardino Botanico "Comuni": il giardino botanico, realizzato a partire dal 1972, comprende una varietà di piante che supera le mille specie. È in atto un progetto con lo scopo di recuperare un'area di particolare valenza ambientale e renderla fruibile anche attraverso la creazione di strutture utili a educare i cittadini al rispetto della natura;
  • Parco "Mitoio": a nord dell'abitato delle terme di Caronte, in un'oasi naturalistica di 250 ettari, è stato recuperato un anfiteatro con 2.500 posti consentendo così a tutti i cittadini di godere di una splendida macchia mediterranea;
  • Parco urbano "San Pietro Lametino": il parco urbano è un grande polmone verde di circa 15.000 realizzato dall'amministrazione comunale nel 2006 nel cuore della frazione di San Pietro Lametino. L'impostazione progettuale ha puntato all'utilizzazione della risorsa ambientale come elemento strategico della riqualificazione urbana attraverso il recupero di un'area degradata;
  • Parco fluviale "Felice Mastroianni";
  • Parco "Peppino Impastato";
  • Parco "25 Aprile";
  • Parco urbano "Madonna del Soccorso";
  • Parco Giochi "Scarpino".