Rapallo.

Rapallo
comune
Rapallo – Stemma Rapallo – Bandiera
   
Panorama di Rapallo
Panorama di Rapallo
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Coat of arms of Liguria.svg Liguria
Provincia Città metropolitana di Genova-Stemma.png Genova
Amministrazione
Sindaco Carlo Bagnasco (Forza Italia) dal 09/06/2014
Data di istituzione 1797
Territorio
Coordinate 44°21′01.45″N 9°13′52.78″E / 44.350403°N 9.231328°E44.350403; 9.231328 (Rapallo)Coordinate: 44°21′01.45″N 9°13′52.78″E / 44.350403°N 9.231328°E44.350403; 9.231328 (Rapallo) (Mappa)
Altitudine m s.l.m.
Superficie 33,61 km²
Abitanti 30 493[1] (31-12-2011)
Densità 907,26 ab./km²
Frazioni Montepegli, Sant'Andrea di Foggia, San Martino di Noceto, San Massimo, San Maurizio di Monti, San Michele di Pagana, San Pietro di Novella, San Quirico d'Assereto, Santa Maria del Campo, Santuario di Montallegro
Comuni confinanti Avegno, Camogli, Cicagna, Coreglia Ligure, Recco, San Colombano Certenoli, Santa Margherita Ligure, Tribogna, Zoagli
Altre informazioni
Cod. postale 16035
Prefisso 0185
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT 010046
Cod. catastale H183
Targa GE
Cl. sismica zona 3B (sismicità bassa)
Cl. climatica zona D, 1 412 GG[2]
Nome abitanti (IT) rapallesi
Patrono Nostra Signora di Montallegro
Giorno festivo 2 luglio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Rapallo
Rapallo
Posizione del comune di Rapallo nella città metropolitana di Genova
Posizione del comune di Rapallo nella città metropolitana di Genova
Sito istituzionale

Rapallo (Rapallo in ligure[3]) è un comune italiano di 30.493 abitanti[1] della città metropolitana di Genova in Liguria. La sua area urbana[4] di riferimento si estende convenzionalmente su tutto il suo golfo, comprendendo i comuni contigui di Santa Margherita Ligure e Portofino, ad occidente, e Zoagli ad oriente per una fascia di popolazione di circa 43.000 abitanti, la decima della regione.

È il sesto comune[1] della Liguria per numero di abitanti, preceduto da Genova, La Spezia, Savona, Sanremo e Imperia.

Per tradizione, vi sono due diverse modalità di indicare gli abitanti della città: i rapallini (rapallin nel dialetto genovese), coloro che sono nativi di Rapallo e i rapallesi coloro che semplicemente risiedono nella città ligure; il termine dialettale ruentini, conosciuto più nel comprensorio del Tigullio e del genovese, è collegabile, invece, quasi esclusivamente alla storica società di calcio Rapallo Ruentes.

La località è celebre per essere stata la sede di due importanti trattati di pace, dopo la prima guerra mondiale, uno tra il Regno d'Italia e il Regno di Jugoslavia nel 1920[5] e l'altro tra la Repubblica di Weimar e l'Unione Sovietica nel 1922[5].

 

Indice

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Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Panorama del golfo e delle colline che circondano la città

Rapallo si trova nella parte occidentale del golfo del Tigullio, incastonata nel golfo che prende il suo nome (denominato storicamente "Golfo del Grifo"[6]), tra la piana dei due torrenti Boate - chiamato storicamente "Bogo"[6] - e San Francesco, quest'ultimo nella parte orientale della città. Il territorio comunale è attraversato inoltre da numerosi corsi d'acqua e rii minori (tra i principali il San Pietro, il Santa Maria, il Sellano, il Cereghetta, il Carcara) dove, nel corso dei secoli, si sono sviluppati nuclei abitativi corrispondenti alle odierne frazioni e località rapallesi.

Raggiungibili da appositi sentieri, vi sono tra le principali vette del territorio il Manico del Lume (801 m, il punto più elevato di Rapallo e dell'area geografica del Tigullio occidentale-Golfo Paradiso), il monte Pegge (774 m, dove si trova il rifugio Margherita), il monte Lasagna (728 m), il monte Bello (713 m), il monte Rosa (692 m), il monte Orsena o Caravaggio (615 m, sede dell'omonimo santuario mariano), il monte Ampola (580 m) e il monte delle Pozze (528 m). A 612 m sul livello del mare si trova, presso il monte Letho, il santuario di Nostra Signora di Montallegro.

Altre montagne e zone collinari del circondario rapallese, dai confini orientali a quelli occidentali del territorio comunale, sono: il monte Zuccarello (617 m e quindi verso la Costa di Lamborno, a sud-ovest), il monte Castello (665 m), il monte Perini (689 m), il monte Crocetta (638 m), la Punta di Grondone (710 m) il monte Fascia (712 m), il monte Borgo (732 m), il monte Esoli (442 m), il monte di Ruta (417 m al confine con l'omonima località camogliese), la Sella di Ramezzana (351 m).

Il Manico del Lume, la più alta vetta del territorio rapallese, con 801 m.

Il "crinale 1", che ha origine dal monte Pegge (già monte Lasagna), verso sud, divide la valle del torrente San Francesco (zona ad est della città) dalla valle del torrente Boate di San Pietro; fanno parte del crinale il monte Carmo (628 m), il passo di San Quirico o piana dei Merli (539 m), la punta di Serrato (560 m), il passo delle Collette (500 m) e il monte delle Pozze o Poggio (528 m). Il "crinale 2" ha invece origine dal monte Orsena o di Caravaggio, verso sud-est, e divide la valle del torrente Foggia (frazione di Sant'Andrea di Foggia) e del torrente San Pietro dalla valle del torrente Boate di Santa Maria; fanno parte del crinale la Costa di Benna (600–620 m), il passo della Croce (420 m) e la relativa Croce di Spotà (414 m) sul monte Orsena.

Il territorio è costellato inoltre da numerosi passi e valichi, lungo i due principali crinali, che permettono il passaggio montano nei confinanti comuni dell'entroterra. I principali passi sono: del Fondeghin (450 m), di Besain (620 m, che permette di raggiungere Chiavari), di Bosco Panalo (625 m), di Canevale (620 m), di Coreglia (per Coreglia Ligure a 635 m), della Crocetta (599 m per Dezerega e Coreglia Ligure), di Lasagna, di Pian di Masone (675 m), di Giasea (715 m), della Serra (641 m), del Gallo (485 m), delle piane di Caravaggio o di monte Ampola (498 m), di Pegoe Vegie (475 m), della Via Romana di Ruta (a 281 m presso la chiesa millenaria di Ruta).

L'estensione della città si sviluppa soprattutto nel suo immediato entroterra, dominato da zone prevalentemente pianeggianti e collinari, dovuto al grande e disordinato sviluppo urbanistico che interessò la cittadina nell'immediato secondo dopoguerra creando una vera e propria espansione periferica omogenea verso quelle zone in passato distanti dal centro storico. La rapida evoluzione di tale fenomeno, comune e, solo per certi versi, paragonabile ad altre cittadine della riviera ligure e italiane, prese il conosciuto e non certo estimativo nome di rapallizzazione.

Il lungomare Vittorio Veneto

La morfologia del territorio costiero, in alcune zone frastagliato, non permette lo sviluppo di spiagge sabbiose, più tipiche della zona orientale del Tigullio, dovendo quindi ricorrere per l'attività stagionale estiva alla realizzazione degli stabilimenti balneari privati su pontili in legno attrezzati. Sono tuttavia presenti piccole spiagge libere nella zona del Lido (tra la foce del torrente Boate e il lungomare Vittorio Veneto), presso il cinquecentesco castello sul mare, nel quartiere storico di Avenaggi (E Nagge) e nella baia di Prelo a San Michele di Pagana.

Il territorio comunale è costituito dalle otto frazioni di Montepegli, San Martino di Noceto, San Massimo, San Pietro di Novella, San Quirico d'Assereto, Santa Maria del Campo e Sant'Andrea di Foggia[7] per un totale di 33,61 km². L'abitato costiero di San Michele di Pagana, considerato convenzionalmente come frazione comunale, è tuttavia riconosciuto dallo statuto cittadino[7] come uno dei sei sestieri dell'antico borgo medievale della cittadina.

Confina a nord con i comuni di Tribogna e Cicagna, a sud con Camogli, Santa Margherita Ligure ed è bagnato dal mar Ligure, ad ovest con Avegno e Recco, e ad est con Coreglia Ligure e Zoagli.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Chiavari.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dalle origini alla costituzione in libero comune[modifica | modifica wikitesto]

Le origini del nome

Ad oggi non esiste ancora una versione certa e documentata, e quindi ufficiale, sull'origine o il significato del toponimo Rapallo. Tra le versioni più note si ipotizza la derivazione dal termine Rapalu[8] o, più correttamente, Ra palù traducibile in palude e questa derivazione si avvicinerebbe al concetto geologico primitivo della palude che, effettivamente, si trovava alla foce del torrente Boate e dove si sviluppò il primo insediamento del borgo. Secondo le affermazioni dello storico ligure Gaetano Poggi il toponimo deriverebbe invece da Rapa-lo[8] con riferimento alle coltivazioni delle rape, che avrebbe avuto grande sviluppo nella località levantina. Ancora un'altra versione, sostenuta dalla glottologa G. Petracco Sicardi, protenderebbe verso il termine gotico Rappa[9], passato nei dialetti italiani col significato di piega, ruga, o fenditura e che riprenderebbe la morfologia effettiva del territorio rapallese.

Il primo nucleo abitativo sembrerebbe risalire al 700 a.C.[5] a seguito del ritrovamento, nel 1911[5], di un'antica tomba nell'attuale quartiere di Sant'Anna durante uno scavo d'estrazione dell'argilla per rifornire le vicine fornaci.[10] Negli scavi furono riportati alla luce diversi oggetti sacri, tra i quali un'urna cineraria in terracotta con croce gammata, contenente una cuspide di lancia in ferro, vasi e un braccialetto d'oro a forma di serpe. Dai primi studi effettuati sui rinvenimenti fu possibile stabilire l'origine etrusca, se non greca, dei reperti. Nonostante l'eccezionale scoperta, il materiale andò successivamente perduto (lasciando pertanto incertezza sulle prime origini del borgo) non potendolo quindi confrontare con i ritrovamenti preistorici, scoperti negli anni sessanta, della necropoli della vicina Chiavari.

Nel 643[5] re Rotari, sovrano dei Longobardi, dopo aver conquistato le terre della Liguria creò tra Zoagli e Rapallo un distaccamento militare (o postazione difensiva) contro i rivali Bizantini; a questo episodio storico viene fatto risalire il toponimo "Marina di Bardi", località del comune di Zoagli. Furono in seguito i monaci di San Colombano, giunti dall'abbazia di San Colombano di Bobbio, ad avviare una prima evangelizzazione del territorio, mentre furono gli Ambrosiani a costruire il primo tempio religioso: la pieve ambrosiana di Santo Stefano; quest'ultima è considerata tra le pievi più antiche della Liguria assieme ai luoghi di culto ambrosiani, dello stesso periodo, presenti ad Uscio, Pieve Ligure e Recco nel Golfo Paradiso.

Nel 774 con la deposizione del sovrano Desiderio, a seguito delle sconfitte contro i Franchi a Susa e Pavia, terminò sostanzialmente il regno longobardo. Carlo Magno, già re dei Franchi, assunse il titolo di "re dei Franchi e dei Longobardi" (Rex Francorum et Langobardorum) e, nell'800, quello di "imperatore augusto".

A seguito del mutato quadro politico, all'interno della Provincia Maritima Italorum (una suddivisione amministrativa risalente al dominio bizantino, corrispondente pressappoco all'attuale Liguria), viene costituita dai Franchi, la contea di Genova che, tra i suoi territori, fu annesso anche il villaggio di Rapallo.

Nel 964 appare per la prima volta il nome del borgo rapallese in un atto notarile[11] nel quale viene citata la vendita di un terreno. Un documento del 1070[5] attesta, invece, un attacco via mare dei Pisani per vendetta politica contro la storica rivale Genova, evento che si verificò anche nel 1076[5] e ancora nel 1079[5].

In due diversi atti del 16 e 18 febbraio 1171[5] vengono citati per la prima volta i consoli di Rapallo (Ugo di Amandolesi, Rolando di Corrado e Giovanni di Pescino[12]) facendo presupporre agli storici l'ormai costituzione di Rapallo in libero comune (Commvni Rapalli[13], termine ripreso anche nello stemma comunale), sotto la protezione di Genova alla quale gli abitanti rapallesi donarono due galee per contrastare la potenza della flotta navale pisana. Da alcune mappe geografiche e fonti storiche dell'alto medioevo si apprende la formazione geopolitica dell'originario territorio comunale: molto più esteso dell'attuale e costituito, oltre il borgo di Rapallo, pure dalle località di Santa Margherita Ligure e Portofino.

L'assalto del Dragut
Raffigurazione popolare di Dragut

Fu verso l'alba del 4 luglio 1549 che la piccola flotta navale dell'ammiraglio ottomano Torghud - conosciuto nel territorio ligure con il nome di "pirata Dragut" - entrò nel golfo di Rapallo, assediando la città in tre punti diversi. Lo sbarco riuscì in pieno: non fu infatti possibile organizzare un'immediata e contrastata difesa e la confusione fu tale che le prime notizie giunte a Genova parlarono di un attacco al borgo di Santa Margherita Ligure.

Le fonti storiche[5] narrano ai posteri la crudeltà degli eventi che interessarono le strade e le abitazioni del borgo vecchio: dai danneggiamenti e furti nelle case, ai prelevamenti di oggetti e arredi sacri nelle chiese cittadine. Nell'assedio piratesco un centinaio di abitanti, tra cui giovani donne, vengono fatti schiavi e non mancarono feriti e vittime; lo stesso prevosto della pieve di Santo Stefano vi trovò la morte. Per la confusione e le scarne notizie arrivò con molto ritardo un intervento armato da Genova, lasciando il borgo di Rapallo pressoché in balia dei pirati. Un immediato aiuto non arrivò, tra l'altro, neppure dai villaggi e borghi vicini: per contro, così come attestano le cronache storiche dell'evento, si assistette invece ad un'opera di sciacallaggio dei resti dopo la partenza della flotta ottomana.

Per scongiurare nuovi assalti e attacchi fu il capitano genovese Gregorio Roisecco, inviato successivamente dal senato della Repubblica di Genova per valutare la situazione del borgo, a proporre ai rapallesi la costruzione di una postazione difensiva per proteggere la città, opera che avvenne da li a poco con l'edificazione del castello presso il lungomare rapallese. La storia sullo sbarco del Dragut è stata ripresa, in tempi odierni, in un libro di avventura per ragazzi e nei testi degli alunni di una scuola media genovese[14]

La podesteria e il successivo capitaneato[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1203[5], con la divisione dei domini della Repubblica di Genova in podesterie, viene istituita la podesteria di Rapallo comprendente i principali borghi di Portofino, Santa Margherita Ligure, Cicagna e Lavagna; l'inserimento di quest'ultima nel territorio giurisdizionale rapallese creò però un contrasto con la famiglia Fieschi, conti di Lavagna, tanto che prima del 1222 il Tigullio fu ulteriormente diviso nelle due podesterie di Rapallo-Cicagna e Chiavari-Lavagna. È attestato al 17 marzo 1229[5] l'atto di giuramento degli abitanti di Rapallo, nel palazzo De Fornari di Genova, di fedeltà assoluta e completa dedizione verso la repubblica genovese[15]; quest'ultima, riconoscente, nel futuro assicurerà al borgo la totale protezione difensiva.

Il 6 agosto del 1284[5] anche le galee rapallesi, con cinquanta uomini di Rapallo (e 50 unità dall'odierna Santa Margherita), si uniscono alla vittoriosa flotta navale genovese contro la marina di Pisa nella battaglia della Meloria nel mar Tirreno nonostante, nello stesso anno, il verificarsi di un devastante saccheggio e assedio di ben settantadue navi della Repubblica di Venezia capitanate da Alberto Morosini, nipote del doge di Venezia Giovanni Dandolo e podestà di Pisa. Subisce un nuovo attacco navale nel 1320[5] da Castruccio Castracani, signore di Lucca, ma prontamente sedato dai soldati di Firenze, questi ultimi alleati dei Genovesi.

Nel 1450[5] le cronache storiche riferiscono della presenza della lebbra nel borgo che portò alla morte migliaia di vittime: è in questa fase storica che fu realizzato un ricovero provvisorio per gli ammalati fuori dal nucleo storico, nell'odierna località di Bana (lungo la storica strada carrozzabile per Camogli): il lazzaretto.

Il 5 settembre del 1494[5] la città venne invasa dalla flotta navale aragonese[16] che sbarcò con 4.000 soldati per sollevare la popolazione rapallese contro una Genova dedita alla signoria sforzesca. Tre giorni dopo (8 settembre) in città giunsero inoltre circa 2.500 soldati svizzeri che diedero vita ad uno scontro armato contro gli aragonesi presso il ponte sulle saline: tra le violenze generali e i saccheggi, si assistette all'uccisione[5] di cinquanta malati ricoverati all'ospedale di Sant'Antonio (attuale sede del municipio) da parte degli elvetici.

Il 2 luglio del 1557[5] un'apparizione mariana della Vergine Maria al contadino Giovanni Chichizola (nativo di Canevale, presso Coreglia Ligure) "stravolse" positivamente la piccola comunità rapallese, la quale costruì in seguito sul colle dell'evento - il monte Letho - un santuario mariano ancora oggi meta di pellegrinaggi.

Tra gli anni 1579 e 1580[5] l'incubo della peste penetrò in Liguria causando, secondo una stima storica, circa 100.000 morti in tutta la regione. A Rapallo le cronache del tempo registrarono solo due casi sospetti e tale evento fu interpretato dalla devozione religiosa e popolare come presunto miracolo della Madonna di Montallegro.

Con l'accrescere della popolazione, e dell'importanza storica e strategica, con atto del Senato di Genova del 6 maggio 1608 la podesteria di Rapallo, fino ad allora compresa nell'ampio capitaneato di Chiavari, fu elevata anch'essa al titolo di capitaneato. La sua giurisdizione competente venne notevolmente estesa, oltre al "Borgo" (il centro storico racchiuso dalle mura), agli altri "quartieri" storici del comune di Rapallo: "Olivastro" (zona nord a del territorio comprendente tutte le località dell'entroterra rapallese), "Pescino" (zona a sud-ovest comprendente gli attuali comuni di Santa Margherita Ligure e frazioni, e Portofino), "Borzoli" (zona a sud-est comprendente anche il borgo di Zoagli), "Oltremonte" (zona nord-est comprendente gli odierni comuni della media val Fontanabuona quali Cicagna, Coreglia Ligure, Favale di Malvaro, Lumarzo, Moconesi, Orero)

Il 4 luglio 1657[5], in contemporanea con il primo centenario dell'apparizione, una nuova pestilenza a Genova e nel Tigullio portò l'allora capitano di Rapallo alla decisione di sospendere ogni scambio commerciale e sociale con Recco, Portofino, Santa Margherita, Chiavari e lo stesso capoluogo ligure. La città, di fatto blindata e isolata, ne uscì indenne dalla malattia e per celebrare tale avvenimento, ancora una volta considerato "miracoloso" dai rapallesi, si celebrarono le prime feste patronali in onore della Madonna, con l'esplosione dei mortaretti liguri e donando alla Vergine una lama d'argento raffigurante il Borgo come segno di gratitudine.

L'invasione austriaca e l'era napoleonica[modifica | modifica wikitesto]

Mappa dei confini giurisdizionali del capitaneato di Rapallo, istituito nel 1608

Gli eventi che interessarono Genova nella guerra di successione austriaca, tra il 1746 e il 1747, causarono indirettamente anche a Rapallo l'istituzione di un locale presidio di occupazione austriaco. Il 2 luglio 1747, dopo la celebre rivolta dei genovesi, capeggiata dal giovane Balilla contro gli invasori austriaci, la comunità di Genova donò per onorare tale avvenimento, corrispondente al 190º anniversario dell'apparizione a Montallegro, una lamina d'argento tuttora conservata all'interno del santuario[5].

Con la dominazione francese di Napoleone Bonaparte rientrò dal 2 dicembre 1797[5] nel Dipartimento del Golfo del Tigullio, che ebbe Rapallo come capoluogo, all'interno della Repubblica Ligure annessa al Primo Impero francese. Dal 28 aprile 1798[5] con i nuovi ordinamenti francesi, il territorio rapallese rientrò nel I cantone, sempre come capoluogo, della Giurisdizione del Tigullio. Con le nuove normative francesi gli ordini e gli istituti religiosi subirono soppressioni e, in alcuni casi, allontanamenti dagli edifici di culto con la "spogliazione" delle opere d'arte, suppellettili e la conversione degli stabili ad altri usi.

Sempre il 1798 fu un anno importante per il territorio rapallese perché da tale data si gettarono le basi per l'imminente separazione e indipendenza delle borgate di Santa Margherita, San Giacomo di Corte, San Siro, San Lorenzo della Costa e Nozarego (che fino a quel momento erano parti integranti del territorio rapallese e comprese nello storico quartiere occidentale di Pescino). Le piccole municipalità andarono a formare successivamente il comune di Santa Margherita di Rapallo (1818) e l'odierno comune di Santa Margherita Ligure che assunse tale denominazione nel 1863[5] con regio decreto.

Nel 1799 la città divenne teatro di scontri tra l'esercito francese e l'esercito austriaco. Il 12 settembre dello stesso anno si instaurò un commissariato straordinario austriaco, ma già il 15 ottobre, dopo una lunga resistenza, si ritornò all'impero francese del Bonaparte. Gli austriaci tentarono però una nuova e vittoriosa impresa e il 15 novembre, dopo un'intensa battaglia sulla Ruta (frazione di Camogli), riuscirono a ripristinare il commissariato di due mesi prima. Il passaggio stabilì, tra l'altro, una forte punizione monetaria contro i "traditori" rapallesi, ritenuti essere vicini ai francesi. In quattro ore si raccolsero un totale di 6.000 lire. Nel 1800, in febbraio, si instaurò un locale governo austriaco e Rapallo, scelta come sede della Regia Reggenza Provvisoria, fu costretta ad obbedire ad ogni ordine consegnando tutto ciò che la legava (soprattutto armi e munizioni) all'impero napoleonico. Reggenza austriaca locale che fu al quanto breve poiché, dal 14 giugno, con una nuova sconfitta inflitta dalle truppe napoleoniche, Genova e la repubblica ligure vengono definitivamente annesse al Primo Impero francese. Nel 1803[5] Rapallo fu ancora sede principale del II cantone del Golfo del Tigullio, nella Giurisdizione dell'Entella con capoluogo Chiavari.

Dal Regno di Sardegna al Regno d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Il litorale rapallese in una fotografia di inizio XX secolo

Nel 1805[5] anche il territorio comunale di Rapallo venne confluito all'interno dei confini dell'impero napoleonico e sottoposto alla giurisdizione del Dipartimento degli Appennini, voluto da Napoleone con capoluogo a Chiavari, adottando ufficialmente il franco francese come moneta e la lingua francese negli scritti e verbali. Al 13 luglio 1806[5] è segnalata dalle cronache storiche la presenza del pontefice Pio VII, ospitato nelle stanze della villa dei marchesi Serra. Seguì pertanto le sorti dell'impero francese fino all'11 aprile del 1814 quando gli inglesi entrarono in città formando un nuovo governo provvisorio britannico[5]. Risorse, se pur per poco, l'antica Repubblica di Genova, ma sotto il controllo della casata reale dei Savoia. Caduto Napoleone Bonaparte e il suo impero, il successivo Congresso di Vienna stabilì il passaggio del territorio ligure nel Regno di Sardegna e nel 1815 avvenne l'atto ufficiale di sottomissione[5] al re Vittorio Emanuele I di Savoia, con la creazione del Ducato di Genova ove Rapallo venne inserita. Lo stesso re fu ospite dei marchesi Serra, presso la villa omonima, nel giugno del 1821[5].

In questo periodo storico, nel 1823[5], grazie all'interessamento del ducato genovese e del regno sabaudo, si avviò una delle prime e fondamentali opere urbanistiche di Rapallo quale la deviazione del torrente Boate nel suo tratto finale e presso la foce che portò - nel tempo - a modificare, ad ampliare e a costruire nuove strade carrozzabili, unità abitative e il nuovo porto cittadino; quest'ultimo fu dichiarato il 13 agosto 1839[5] di IV classe dal re Carlo Alberto di Savoia a cui venne intitolato nel 1840[5].

A sinistra la principessa Soraya di Persia in un suo soggiorno a Rapallo nel 1960

Negli stessi anni, particolarmente tra il 1835 e il 1836[5], la cittadina fu vittima del colera e tra i tanti episodi che caratterizzarono questa fase epidemica è segnalato negli archivi persino la convocazione di un apposito consiglio comunale, riunito in data 22 agosto 1835[5] dove, solennemente, si invocò la protezione della città alla patrona Madonna di Montallegro.

Nelle fasi del Risorgimento italiano e dell'Unità d'Italia anche la comunità rapallese seguì con attenzione gli eventi bellici; lo stesso Giuseppe Garibaldi fu segretamente ospitato la notte del 6 settembre 1849[5] presso una locanda alla foce del torrente San Francesco e tre furono i rapallesi - Bartolomeo Canessa, Lorenzo Pellerano e Giovanni Pendola[5] - che volontariamente si unirono alla spedizione dei Mille in Sicilia imbarcandosi a Quarto. Con il neo costituito Regno d'Italia la cittadina di Rapallo fu sede del V mandamento omonimo del Circondario di Chiavari nell'allora provincia di Genova al quale fu sottoposto il Tigullio occidentale (Santa Margherita Ligure e Portofino) e Zoagli[5].

La nascita del turismo[modifica | modifica wikitesto]

Tra i vari fattori che diedero vita ad una nuova "rinascita economica" di Rapallo fu l'arrivo della tratta ferroviaria da Genova a Sestri Levante, con inaugurazione della locale stazione e il passaggio del primo treno dalla piccola stazione di San Michele di Pagana il 31 ottobre del 1868[5]. La nuova via di comunicazione ferrata, che si sommò ai già presenti collegamenti stradali sia da levante che da ponente, la modernizzazione e l'avanzamento dei primari servizi, e il clima particolarmente mite della riviera ligure, furono gli impulsi della nascente attività turistica della Rapallo di fine Ottocento e inizio Novecento.

Da li a poco si aprirono i primi alberghi e hotel di lusso, caffetterie e ristoranti, sale cinematografiche e da ballo, stabilimenti balneari nella stagione estiva nonché la costruzione di nuove ville signorili e residenziali in stile Liberty e neoclassico. L'incremento del turismo di soggiorno e vacanziero, soprattutto con una buona presenza straniera di inglesi, francesi e tedeschi, portarono inoltre ad ospitare, dal 1902 al 1927[5], uno dei primi casinò italiani nelle sale del Kursaal Hotel.

Tra le illustri personalità che visitarono e soggiornarono a Rapallo vi furono[5] il filosofo Friedrich Nietzsche (che a Rapallo, nel gennaio 1883, compose la prima parte dell'opera Così parlò Zarathustra), il compositore Jean Sibelius (1901), il presidente degli Stati Uniti d'America Theodore Roosevelt (1910), Franz Liszt, lo scrittore Guy de Maupassant, Lord Carnarvon, Eleonora Duse, Ezra Pound, Ernest Hemingway (che citerà il suo soggiorno rapallese nel racconto Gatto sotto la pioggia - Cat In The Rain), il re Hussein di Giordania, l'imperatrice Soraya di Persia, l'ultimo re di Lituania Mindaugas II che a Rapallo morì nel 1928, la principessa Luisa d'Asburgo-Toscana ed il marito Enrico Toselli (1909), lo scrittore Sem Benelli, il principe Augusto Guglielmo figlio di Guglielmo II di Germania (26 marzo 1910) e, in anni più recenti, il filosofo Luigi Pareyson.

La Grande Guerra, l'alluvione del 1915 e i trattati di pace[modifica | modifica wikitesto]

Veduta di Rapallo in un'incisione in acciaio del 1820 di E.F. Batty
Veduta di Rapallo in un'incisione in acciaio del 1820 di E.F. Batty
Veduta attuale del golfo di Rapallo
Veduta attuale del golfo di Rapallo

Con l'entrata in guerra dell'Italia il 24 maggio del 1915 tanti giovani rapallesi vengono arruolati per combattere sul fronte e sulle trincee alpine. Quattro mesi dopo, nella notte tra il 24 e il 25 settembre[5], la città fu interessata da una violenta alluvione causata dallo straripamento del locale torrente Boate: il centro storico venne allagato con acqua, fango e detriti. Nel pomeriggio del 25, un'area attigua alla ferrovia franò a causa della pioggia torrenziale, dando vita ad una massa di fango alta 4 metri che travolse le aree vicine alla cinta ferroviaria. La città fu di fatto isolata con i soli collegamenti possibili tramite treno, ma provenienti soltanto dal levante ligure. Ci vollero alcune settimane di intenso lavoro per ritornare alla calma e ripristinare i collegamenti. Dal fronte, nel frattempo, giunsero le prime notizie dei rapallesi caduti in battaglia, situazione bellica che portò la città ad organizzare centri di soccorso anche per i tanti feriti.

Il 6-7 novembre 1917[5] la città fu sede dell'omonima conferenza tra il Regno d'Italia, la Francia e il Regno Unito. Il 7 novembre del 1920[5] ospitò il primo trattato di Rapallo dove lo Stato italiano e il Regno di Jugoslavia firmarono nelle sale della villa Spinola (oggi conosciuta come "villa del Trattato") i nuovi confini nei Balcani.

Il 16 aprile 1922[5] furono invece l'Unione Sovietica e la Germania di Weimar a riunirsi nel borgo ligure per il secondo trattato per rinunciare reciprocamente ai danni di guerra.

Al 1928 è risalente il distacco di una parte del territorio e il suo accorpamento nel territorio di Santa Margherita Ligure[17].

La seconda guerra mondiale e la "Rapallizzazione"[modifica | modifica wikitesto]

Resti di un fascio littorio a Rapallo presso la via Aurelia Levante

Nel corso della seconda guerra mondiale la città fu occupata da presidi militari tedeschi e fascisti[6], costituendo in diverse zone cittadine piccoli campi di stazionamento, ma avviando una convivenza tra militari e popolazione abbastanza pacifica e di collaborazione[6].

Nei primi giorni di luglio del 1944[6], verso le 8.30 del mattino, una formazione di bombardieri alleati sottopose la città ad un bombardamento a tappeto, anche se di fatto non esistevano obiettivi militari[6]. Oltre la metà delle bombe finirono in mare[6] ed oltre la metà di quelle cadute sulla terra non esplosero[6]. Furono tuttavia colpiti[6] l'orfanotrofio, l'ospizio, l'ospedale civile (che portava dipinta sul tetto una enorme "croce rossa"[6]) e una parte del centro cittadino causando la morte di quarantuno persone[6] (fra i quali bimbi, suore, anziani, malati ed un prete). La stessa basilica dei Santi Gervasio e Protasio subì la demolizione dell'ala est della struttura[6]. Oltre a ciò, ogni notte un bombardiere leggero passava e ripassava sulla città sganciando una o due bombe per notte ed a caso, allo scopo di disturbare la popolazione civile[6]. A differenza di altri paesi liguri, come i vicini centri di Zoagli e Recco[6], la città non ebbe significative "ferite di guerra" per la sostanziale assenza di una forte presenza tedesca e per la mancanza di importanti infrastrutture come ponti ferroviari, presenti appunto nelle sopra citate cittadine[6].

Con il cessare del conflitto il miracolo economico italiano degli anni cinquanta e sessanta coinvolse anche la comunità rapallese, come il resto del paese. Una svolta decisiva fu legata all'arrivo dell'autostrada A12 Genova-Livorno con l'apertura al traffico veicolare a partire dal 1965 (tratta verso Genova) e dal giugno 1968 verso il levante ligure. A partire da quegli anni la città venne interessata da un rapido, e sovente non controllato[6], sviluppo residenziale con l'edificazione di nuove case e palazzi destinate, nella maggioranza dei casi, alla "nuova e moderna residenza vacanziera"[6]: zone pressoché primitive o sfruttate precedentemente in diversi usi (agricolo soprattutto) furono in breve tempo "sostituite" da nuovi insediamenti abitativi. Il fenomeno prese il nome di "rapallizzazione"[6], e tale sviluppo urbano subì ben presto l'interessamento e l'intervento di alcuni dei più famosi intellettuali ed urbanisti dell'epoca, tra questi Indro Montanelli[18], che segnalarono ai media la situazione che si stava creando nella cittadina ligure. Va segnalato inoltre che lo sviluppo portò parallelamente ad una rapida crescita della popolazione residente. Secondo i dati ISTAT rilevati nel censimento del 1951, Rapallo risultò avere una popolazione "post bellica" superiore di poco ai 15.500 abitanti e lo stesso censimento eseguito trent'anni dopo, nel 1981 quando i valori cominciarono ad assestarsi, la popolazione registrata superò già i 29.500 abitanti, un aumento del 90%.