Terni

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Terni
comune
Terni – Stemma Terni – Bandiera
Panorama
Panorama
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Regione-Umbria-Stemma.svg Umbria
Provincia Provincia di Terni-Stemma.png Terni
Amministrazione
Sindaco Leopoldo Di Girolamo (PD) dal 22/06/2009
Territorio
Coordinate 42°34′00″N 12°39′00″ECoordinate42°34′00″N 12°39′00″E (Mappa)
Altitudine 130 m s.l.m.
Superficie 211,90 km²
Abitanti 111 750[1] (30-06-2015)
Densità 527,37 ab./km²
Frazioni Vedi elenco
Comuni confinanti AcquaspartaArroneColli sul Velino (RI), Labro (RI),MontecastrilliMontefranco,NarniRieti (RI), San GeminiSpoleto (PG),Stroncone
Altre informazioni
Cod. postale 05100
Prefisso 0744
Fuso orario UTC+1
CodiceISTAT 055032
Cod. catastale L117
Targa TR
Cl. sismica zona 2 (sismicità media)
Cl. climatica zona D, 1 650 GG[2]
Nome abitanti ternani
Patrono san Valentino
Giorno festivo 14 febbraio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Terni
Terni
Posizione del comune di Terni all'interno della provincia omonima
Posizione del comune di Terni all'interno della provincia omonima
Sito istituzionale

Terni (Interamna Nahars in latino) è un comune italiano di 111.750 abitanti,[3] capoluogo dell'omonima provincia in Umbria.

È il quarantunesimo comune italiano per popolazione e il settimo dell'Italia Centrale, secondo[4] comune della regione Umbria per popolazione e il nono[5] per superficie.

È una città ad elevato tasso di sviluppo industriale sin dal XIX secolo, quando ricoprì un ruolo da protagonista nella seconda rivoluzione industriale, parallelamente alla costruzione delle acciaierie. Per la sua importanza ha subìto pesanti bombardamenti nel corso della seconda guerra mondiale da parte degli Alleati che, però, non le hanno impedito di rimanere tutt'ora uno dei fulcri dell'economia umbra ed italiana. Per questo motivo è soprannominata "La Città d'Acciaio" e la "Manchester italiana".[6]

Oggi, nel XXI secolo, Terni è una città completamente rinnovata e a misura d'uomo con un importante centro storico, economico, sociale e naturalistico.[7] Alle vastissime zone industriali, infatti, si alternano paesaggi verdi (in primis la cascata delle Marmore), testimonianze di resti romani, medievali e di archeologia industriale.

È conosciuta in tutto il mondo come Città degli Innamorati in quanto il patrono, san Valentino, vi nacque e qui divenne vescovo; le spoglie del santo sono custodite presso l'omonima basilica.[8]

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Terni sorge sulle rive del fiume Nera e del fiume Serra, in una vasta e fertile conca circondata dall'Appennino umbro-marchigiano e dal Subappennino laziale. È situata al centro della penisola italiana e dista 80 chilometri da Perugia, 90 da L'Aquila e 100 da Roma.

Area metropolitana di giorno
Parte dell'area metropolitana di notte

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Conca Ternana.

Il territorio comunale è ampio (211,90 km²), e si estende intorno alla città di Terni, (conca Ternana) fino alla Valnerina Ternana ad est e alle Terre Arnolfe a nord/nord-ovest raggiungendo una superficie di 325 km² ed i 172.770 abitanti. La densità abitativa è abbastanza elevata, per la notevole presenza di aree verdi sparse nel territorio comunale. Il territorio si è formato a causa dell'erosione dovuta al mare presente durante la preistoria. Anche per questo elemento il sottosuolo è sabbioso e quindi riduce la possibile devastazione deiterremoti che spesso si scatenano nelle zone appenniniche.

Orografia[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio comunale e l'hinterland hanno un dislivello di 1.577 m s.l.m., infatti si passa dai 95 metri tra il confine fra Terni e Narni, passando dai 130 di Terni, i 300 di media dei comuni limitrofi e Valnerina, i 1.121 del Monte Torre Maggiore fino ai 1.672 del Monte Aspra.

Idrografia[modifica | modifica wikitesto]

I fiumi presenti nel territorio sono il Nera, il Serra, il Tescino, l'Aia e il canale di Recentino. Le Cascate delle Marmore sono formate dal fiume Velino che compie interamente il suo corso attraversando la provincia di Rieti e il suo capoluogo, gettandosi poi nel Nera.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la classificazione dei climi di Köppen, Terni appartiene alla fascia Csa, ossia al clima temperato delle medie latitudini, con estate calda. La città gode di un tipico clima mediterraneo, mite e confortevole nei periodi primaverili ed autunnali.

Le stagioni più piovose sono la primavera e l'autunno, prevalentemente nei mesi di novembre e aprile. L'estate è calda, umida, afosa e tendenzialmente siccitosa, mentre l'inverno è freddo e piovoso, ma con notevoli picchi di freddo e intervallati fenomeni nevosi di una certa consistenza. In generale, il clima è abbastanza ventilato poiché i venti diminuiscono d'intensità incontrando le montagne limitrofe.

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Terni.
TERNI Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. media (°C) 10,2 12,6 16,1 19,7 24,6 28,9 32,7 32,2 27,9 21,8 15,3 10,8 11,2 20,1 31,3 21,7 21,1
T. min. media (°C) 2,4 3,5 5,6 8,1 11,9 15,7 18,3 18,3 15,5 10,8 6,6 3,5 3,1 8,5 17,4 11,0 10,0
Precipitazioni (mm) 66 68 63 65 69 60 26 57 83 102 110 83 217 197 143 295 852
Giorni di pioggia 8 8 8 8 8 7 4 5 6 7 9 8 24 24 16 22 86
Eliofania assoluta (ore al giorno) 3,3 4,2 4,8 5,5 6,9 7,9 9,4 8,8 7,1 5,6 3,8 3,0 3,5 5,7 8,7 5,5 5,9
Vento (direzione-m/s) E
3,3
E
3,3
SW
3,1
SW
3,2
SW
3,2
SW
3,2
SW
3,3
SW
3,2
SW
2,9
E
3,1
E
3,1
E
3,3
3,3 3,2 3,2 3,0 3,2

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Terni.

Preistoria[modifica | modifica wikitesto]

La città, posta in una pianura alluvionale tra il fiume Nera e il torrente Serra, vide il suo territorio abitato già nell'età del bronzo e del ferro, come testimoniano numerosi rinvenimenti. L'età del Bronzo medio (XVIXIII secolo a.C.) è segnata da un'attività pastorale, di tipo transumante, contraddistinta da insediamenti in capanne e grotte. Questa attività di tipo caseario è testimoniata dai vari manufatti ceramici, ad essa connessi, rinvenuti presso TitignanoAvigliano Umbro e Narni. Con gli inizi dell'età del Ferro (X secolo a.C.), il territorio accresce la propria importanza, come attestato dalla grande necropoli delle Acciaierie. In questo periodo si afferma un modello di insediamento stabile ed organizzato, supporto fondamentale per lo sviluppo della cultura ternana, una delle più importanti dell'Italia protostorica.

In base alla tipologia dei corredi funerari è possibile distinguere tre fasi: Terni ITerni II e Terni III.

Alla prima fase, la più antica, appartengono le tombe ad incinerazione, formate da un pozzetto per lo più cilindrico. Le analogie culturali sono con l'area laziale, soprattutto Roma-Colli Albani e Allumiere. L'abitato corrispondente alla necropoli di questo periodo era probabilmente situato sul Colle di Pentima, lungo il margine orientale della conca ternana.

La fase Terni II, databile al IX secolo a.C., è caratterizzata dalla sostituzione del rito funerario dell'incinerazione con quello dell'inumazione. Le sepolture ad inumazione sono formate da fosse rettangolari, riempite con terra e pietrame oltre il livello del suolo, alcune con circolo di pietre a delimitarne il perimetro, a volte con fondo pavimentato da ciottoli di fiume. Le evidenze culturali di questa fase ricollegano la necropoli ternana all'area umbrasabina e picena, ma con apporti dalla fase laziale di Roma-Colli Albani II, soprattutto nella ceramica.

Alla fase Terni III, databile fra l'VIII e il VI secolo a.C., appartengono le tombe di S. Pietro in Campo, poco più ad occidente della necropoli delle Acciaierie, e quelle rinvenute nell'area dell'ex poligrafico Alterocca. Le sepolture sono tutte ad inumazione, particolarmente ricche, quelle maschili, di armi in ferro, fra cui le lance a foglia, giavellotti, spade epugnali, in quelle femminili, lebeti, bacili, attingitoi, anfore, oltre alle fibule. I più recenti scavi, in località Maratta Bassa ed in contesto urbano, hanno confermato un processo di proto urbanizzazione, decisamente precoce rispetto ad altre realtà umbre.

In epoca storica, secondo le Tavole eugubine, il popolo dei Naharti (Naharkum..Numen) era considerato nemico dell'arce umbra di Gubbio, al pari degli Etruschi e degli Jabusci. È probabile che i Naharti abitassero proprio lungo il corso del Nera, la cui radice idronimica Nahar- è in comune con l'appellativo Naharkum.

Alcune sommità che circondano la piana di Terni continuarono ad essere abitate, come le propaggini meridionali dei monti Martani, disseminate di piccoli insediamenti, posti fra i 700 e i 1.000 m di altezza, non tutti a scopo abitativo, di cui il più importante è il sito fortificato di S. Erasmo di Cesi, databile almeno al V secolo a.C.

La notizia non provata che al di sopra di Rocca San Zenone si trovasse l'oppidum umbro di Vindena si riferisce probabilmente alla memoria di questi insediamenti di altura.

L'origine della città viene dunque fatta risalire al 672 a.C., come si evince da un'iscrizione latina di età tiberiana. Il nome Interamna Nahars ha fatto pensare che il Nera e il Serra e le loro derivazioni circondassero la città, costituendo una difesa naturale. Il nome Interamna si è poi evoluto in TeramnaTerani e, infine, Terni.[9]

La conquista romana[modifica | modifica wikitesto]

Le fonti classiche non citano quando Terni entrò a far parte delle strutture amministrative romane. Nel 290 a.C., o poco dopo, Manio Curio Dentato promosse la costruzione della Via Curia (di cui non resta traccia), collegando Terni a Rieti[10] e realizzò il taglio del costone delleMarmore, per facilitare il deflusso delle acque del Velino nel Nera;[11] è, quindi, probabile che già all'epoca Interamna fosse romanizzata.

Durante la seconda guerra punica, nel 214 a.C.Interamna, insieme ad altre undici colonie latine, non si trovò nelle condizioni di fornire il suo contingente di armati per formare le due legioni urbane che i consoli di quell'anno, Quinto Fabio Massimo Verrucoso e Marco Claudio Marcello, ebbero intenzione di arruolare; quest'azione, giudicata dal Senato di Roma come tradimento, fu severamente punita qualche anno dopo con l'emanazione di una legge apposita, che nella giurisdizione delle colonie latine si chiamò ius XII coloniarum.[12] Tra l'altro, a questo periodo risalgono le mura che circondarono il perimetro dell'abitato romano.

Alla fine del secondo secolo a.C. sono databili alcuni lavori di riassetto del ramo orientale della via Flaminia, che collegava (e collega)Narni a Spoleto, per riallacciarsi all'originario tracciato della consolare all'altezza di Forum Flaminii, poco a nord di Foligno.

Dopo la Guerra sociale Interamna divenne municipium, non si sa se con le caratteristiche della piena cittadinanza o come civitas sine suffragio.[13]

L'Impero Romano[modifica | modifica wikitesto]

La statua di Gaio Cornelio Tacito a Terni.

Con la sistemazione amministrativa dell'Italia, Interamna fu iscritta alla tribù Clustumina e fu inclusa nella Regio VI Umbria.[14] Si colloca nel periodo fra la fine del I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C. la strutturazione definitiva della Terni romana. In questo periodo furono edificati tempi, il teatro, due terme e l'anfiteatro.[15]

Durante l'Impero fu teatro di alcuni avvenimenti significativi: la resa delle ultime truppe di Vitellio alle legioni di Vespasiano nel 69,[16]l'attribuzione, da parte del Senato, dell'auctoritas imperiale a L. Settimio Severo, già acclamato Imperatore dalle legioni d'Illiria, nel 193,[17]e l'uccisione, nel 253, nelle campagne vicine, dell'imperatore V. Treboniano Gallo e di suo figlio G. Vibio Volusiano, mentre si apprestavano a combattere contro le legioni dell'usurpatore M. Emilio Emiliano, acclamato Imperatore dalle truppe della Mesia.[18]

Risale all'inizio del III secolo d.C. la testimonianza della Tabula Peutingeriana che il tracciato di riferimento della Via Flaminia non è più quello occidentale, da Narnia a Mevania, ma quello orientale, che passa per Terni, contrariamente all'itinerarium Gaditanum di due secoli prima, che indica il primo come percorso preferito.[19]

La diffusione del Cristianesimo è attestata dall'area cimiteriale, databile al IV secolo, sorta su una necropoli pagana, alla sommità di un colle poco a sud della città, lungo la via Interamnana. Il luogo principale di culto fu costruito probabilmente all'interno delle mura cittadine, a ridosso dell'anfiteatro, nel luogo dove ora sorge la cattedrale e fu dedicato inizialmente a S. Maria Assunta.[20]

Dopo la Guerra Gotica, durante la quale è probabile che anche Interamna sia stata, prima occupata dagli Ostrogoti, poi ripresa daiBizantini,[21] la conquista più significativa fu quella longobarda, avvenuta ad opera dei Duchi di Spoleto alla fine del VI secolo e compiuta già al tempo di Autari. Terni assunse il carattere di città di frontiera, trovandosi a poca distanza da Narni bizantina, posta a guardia della via Flaminia, nel suo tratto occidentale. Sebbene il limite esatto fra le due aree nemiche sia molto difficilmente identificabile, si ritiene che esso fosse compreso fra la consolare Flaminia, nel suo percorso più antico, in mano ai Bizantini, e la via Interamnana, in mano ai Longobardi, che la utilizzarono per l'occupazione della Sabina occidentale, fino a Farfa.[22]

Durante la prima fase del dominio longobardo la diocesi ternana fu soppressa da Gregorio Magno, forse più per mancanza di fedeli che per riduzione della popolazione, e fu assorbita da quella di Narni.

Il passaggio ai Franchi non mutò radicalmente la situazione, poiché Terni continuò a dipendere dal Ducato di Spoleto, pur essendo sede di un comes. La diocesi, alla fine dell'VIII secolo, fu annessa a quella di Spoleto, ristabilendo così, ma a favore del Regno, un'anomalia istituzionale. Proprio per questo motivo il Papato e la diocesi narnese non smisero mai di rivendicare la sovranità su Terni, facendosi forti della Promissio Carisiaca e dei capitolari successivi, che affermavano la volontà dell'Impero di restituire Narni al Papa.[23]

Il Basso Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Terni fu libero comune già dall'anno 1000. Nel 1174 le soldataglie del vescovo Cristiano di Magonza la presero e la distrussero con l'accusa di non pagare le gabelle dovute.[24]

Nonostante i Diplomi imperiali dei secoli precedenti, la cessione del territorio e della diocesi ternani al potere temporale dei Papi non si realizzò, probabilmente per le resistenze dei duchi e dei vescovi di Spoleto, e soltanto la decisa opera di annessione dell'intero Ducato di Spoleto da parte di Innocenzo III, nel 1198, riuscì a fare di Terni un pezzo del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia. Nel 1218Onorio III ricostituì il Capitolo Cattedrale nella chiesa di S. Maria Assunta, ma dotandola di una competenza territoriale molto esigua, esposta alle rivendicazioni di Narni, da una parte, e di Spoleto, dall'altra.[25]

Quando Terni entrò a far parte del potere temporale dei Papi era già un Comune, con la magistratura dei due consoli e il Parlamento, ma con una storia di lotte per la stessa sopravvivenza.

Al momento in cui gli fu restituita la diocesi, Terni ebbe anche il Podestà e il Capitano del Popolo, apparentemente in anticipo di qualche decennio rispetto ad altri comuni umbri.

Nel giugno del 1241 Terni si sottomise spontaneamente a Federico II, che la individuò, forse per le sue vie di comunicazione con Roma, come base della sua presenza nell'Italia Centrale durante il conflitto che lo oppose, nel 1244, al papa Innocenzo IV e, come sede, nel 1247, della dieta che avrebbe dovuto ridisegnare l'assetto amministrativo e politico dell'Italia.[26] Ma con la morte del sovrano, Terni tornò all'obbedienza papale, anche se lo fece molto tardivamente, nel 1252.

Nel 1294 il Comune si dotò di una nuova carica, i 'quattro di credenza' o difensori del Popolo e, nel 1307, dei Priori.

Durante la Cattività avignonese continuò la resistenza al potere papale e, schiacciata fra due fortissimi Comuni, come Spoleto e Narni, fu costretta ad allearsi con Todi, che nominò fra il 1338 e il 1354 sette Podestà su dieci.[27] Nel 1354 si sottomise al legato Papale, il cardinale Egidio Albornoz.[28]

Nel 1416 fu soggetta alla signoria di Braccio da Montone,[29] ma nel 1420 i mercenari al soldo di Martino V la ricondussero sotto il potere papale.[30]

Fra il 1444 e il 1448, prima Eugenio IV e poi Niccolò V, modificarono gli statuti comunali ed introdussero a Terni, come in altre parti del Patrimonio, il Governatorato, dando così un'impronta accentratrice all'amministrazione pontificia.[31] Fra i governatori, risulta citato il conte palatino Ioannes De Sellis da Forlì.[32]

Il dominio papale[modifica | modifica wikitesto]

Il Duomo.

Nel luglio del 1527 Terni accolse con favore i Lanzichenecchi, di ritorno dal sacco di Roma, e si schierò poco dopo con i Colonna nella lotta che oppose Clemente VII a gran parte della nobiltà dello Stato, refrattaria ad accettare l'autoritarismo della Curia.[33]

In questo periodo si ebbero anche guerre intestine tra nobili e borghesi, che culminarono nel sanguinoso episodio del 22 agosto del 1564, in cui avvenne la strage dei nobili ad opera della fazione dei Banderari, a cui fece seguito la repressione del commissario apostolico, il cardinale Monte Valenti, inviato da papa Pio IV. La durezza della repressione fu proporzionale alla volontà del Papa di imporre una volta per tutte la sua autorità.[34]

Dopo il Concilio di Trento iniziò un'epoca, di circa due secoli, in cui Terni, avendo perduto una sua precisa identità, trovò in Roma un punto di riferimento. Gli Aldobrandini e i Barberini furono per molti anni, nel corso del XVII secolo, patroni della città: ternani, comeFrancesco Angeloni, si recarono a Roma e si legarono a queste due famiglie. Viceversa, importanti personaggi dell'arte e della cultura approdarono, da Roma, a Terni: Antonio da Sangallo il Giovane per dirigere i lavori della cava paolina alla cascata delle Marmore (proprio a Terni trovò la morte); Jacopo Barozzi da Vignola e Carlo Fontana per la riedificazione del Ponte Romano, Carlo Maderno per la cava clementina e Girolamo Troppa come decoratore di ville e palazzi cittadini.[35]

Da Napoleone al Risorgimento[modifica | modifica wikitesto]

Mappa di Terni all'inizio del XIX secolo

Il sonno di questa piccola comunità fu bruscamente interrotto il 16 febbraio del 1797, quando il generale Louis Alexandre Berthier da Spoleto dettò le condizioni di resa all'Armata Francese. Nel marzo dello stesso anno, Terni fu dichiarato Municipio cantonale urbano appartenente al Dipartimento del Clitumno, con capoluogo Spoleto.[36] Geograficamente si trovava a poca distanza dal confine fra il territorio della Repubblica Romana, termine con cui fu ridenominato il vecchio Stato Pontificio, in mano ai francesi, e il Regno delle due Sicilie, nelle mani dei Borbone di Napoli. Una sollevazione popolare contro gli occupanti ed un vano tentativo di reprimerla precedettero soltanto di poche settimane l'arrivo, il 14 agosto del 1799, delle truppe austro-russe del generale Gerlanitz, che di fatto pose fine alla breve esperienza napoleonica.[37] Dal luglio del 1809 Terni, come parte del Circondario di Spoleto,[38] entrò nel Dipartimento del Trasimeno, non accorpato al Regno d'Italia, ma, insieme al Dipartimento del Tevere, dipendente direttamente dalla corona imperiale.

Nel febbraio del 1831 Terni accolse le avanguardie dell'esercito del generale Sercognani, che scendeva dalle Legazioni e dalla Marca, deciso a dirigersi su Roma ed entrò a far parte del territorio delle 'Province Unite', formalmente distaccatosi dal resto dello Stato Pontificio. Per circa un mese le truppe raccogliticce dei rivoltosi usarono Terni come base per le imprese contro Rieti e Civita Castellana, ma la resistenza papalina, il mancato aiuto della Francia e la reazione dell'Austria, che nel frattempo aveva ripreso le Legazioni, indussero Sercognani ad abbandonare l'impresa.[39]

Il ritorno di Terni al Papa fu immediato e ne seguì un periodo di relativo benessere: nel 1842 fu ammodernata la ferriera, nel 1846 fu inaugurato un moderno cotonificio, arrivò laferrovia che la collegava a Roma e ad Ancona.[40]

L'esperienza della Repubblica Romana del 1848, segnò l'inizio di una svolta politica: al contrario dei moti del 1831, l'adesione popolare fu piuttosto consistente, tanto che Terni divenne sede del 'Corpo di osservazione degli Appennini'. Nel luglio di quell'anno, però, anche questa breve fase di liberazione dal giogo pontificio si esaurì. Alcuni ternani seguirono Giuseppe Garibaldi che scappava verso la Romagna; uno di essi, Giovanni Froscianti, diventerà uno dei suoi più fidati collaboratori.[41]

Annessione al Regno d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Lavori pubblici disposti dal Commissario generale Pepoli.

I nuovi sentimenti popolari di chiara ribellione al potere papale, alimentati soprattutto dai mazziniani, sfociarono in dimostrazioni contro la tassa sul macinato nel 1850 e contro la tassazione delle attività artistiche ed artigiane nel 1852.[42] Il 20 settembre 1860 i bersaglieripiemontesi del colonnello Brignone, dopo lo scontro di Castelfidardo e la liberazione di Perugia e Spoleto, entrarono a Terni, attraverso la Porta Spoletina, e vi rimasero, poiché Terni diventò sede del comando della XV divisione. Il Plebiscito che seguì e formalizzò l'annessione al Regno d'Italia vide 1 solo voto contrario a fronte di 3.461 voti favorevoli.[43] Il primo sindaco post-unitario fu eletto il 1º dicembre del1860.

La sua posizione di città di confine fra il Regno d'Italia e lo Stato Pontificio la fece diventare ben presto la base di appoggio per le iniziative politiche e militari tese alla liberazione di Roma. Fra il giugno e l'ottobre del 1867 partirono da Terni vari tentativi in questo senso; prima quello di un centinaio di patrioti ternani, poi quello di Menotti Garibaldi, che riuscì a prendere Montelibretti, l'impresa di Enrico e Giovanni Cairoli, che fu fermata dai papalini a Villa Glori e il tentativo di Giuseppe Garibaldi, che svanì a Mentana.[44] Nel Museo nazionale di Mentana sono presenti, tra gli altri, divisa, berretto e medaglie del ternano Anselmo Massarelli, nato nel 1844, uno dei Mille presente con Garibaldi anche a Bezzecca nel 1866. Quello che non poterono i volontari garibaldini e mazziniani lo fecero la diplomazia e le truppe del generale Raffaele Cadorna, che il 6 settembre 1870 organizzò a Terni il suo quartier generale, mentre i soldati del IV Corpo d'armata piemontese prendevano posizione ai confini; in città fu organizzato un ospedale militare e il necessario per il vettovagliamento giornaliero delle truppe, tramite ferrovia. L'11 settembre 1870 Cadorna lanciò il Proclama con cui iniziava la campagna di guerra; il 20 settembre, esattamente dieci anni dopo l'entrata a Terni, i bersaglieri sabaudi varcavano Porta Pia.[45]

L'industrializzazione[modifica | modifica wikitesto]

Terni, vista panoramica, 1900 circa

Dopo l'annessione al Regno d'Italia, la volontà del Ministero della Guerra, del Commissario per l'Umbria Gioacchino Napoleone Pepoli e degli amministratori locali di fare di Terni un centro industriale e militare portò all'edificazione della 'Fabbrica d'Armi' nel 1875[46] e alla 'Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni', nel 1881, su iniziativa di un imprenditore belga, Cassian Bon, che aveva rilevato una fonderia locale specializzata nella fusione di tubi e di Vincenzo Stefano Breda, titolare della 'Società Veneta per le Imprese e le Costruzioni Pubbliche', un'azienda che utilizzava capitali dello Stato per le opere di edificazione e di impiantistica; l'obiettivo dell'impresa era quello di produrre corazze per le navi da guerra.[47]

Nel 1884 il romano Angelo Sinigaglia acquistò ed ammodernò la ferriera;[48] nel 1885 il genovese Alessandro Centurini iniziò la costruzione di un lanificio e jutificio;[49] nel 1890 il torinese Antonio Bosco costruì uno stabilimento per la produzione di attrezzi agricoli;[50] nel 1896 si costituì la 'Società Italiana del Carburo di Calcio, Acetilene ed altri Gas', che gestiva non solo stabilimenti per la produzione del carburo di calcio ma anche centrali idroelettriche.[51] Terni fu la quarta città italiana, in ordine di tempo, ad avere l'illuminazione pubblica ad elettricità.

L'industrializzazione creò, tuttavia, dei grossi problemi logistici per la scarsa disponibilità di case e l'inadeguatezza dei servizi pubblici, a cui si aggiunsero i pregiudizi della gente locale contro gli immigrati e la riottosità dei titolari di fondi a concedere le aree necessarie ed i diritti di sfruttamento delle acque per l'impiantistica e gli edifici.[52] All'inizio del XX secolo Terni era, comunque, fra le prime città industriali italiane.

Con l'industrializzazione della seconda metà dell'Ottocento fu necessario istruire i giovani nelle attività professionali di tecnico. La situazione dell'istruzione a Terni risultava in questo periodo estremamente grave, mancando un qualsiasi tipo di scuola professionale. A tal fine, nel 1861, fu istituito il Regio Istituto Tecnico (in seguito Istituto Industriale e Liceo Scientifico), uno dei primi quattro in Italia, che verso la fine dell'Ottocento, sotto la guida del prof. Luigi Corradi, divenne rinomato attraendo giovani da ogni parte d'Italia.[53]

Nel 1889 Terni si trovò ad ospitare i vescovi della Chiesa Cattolica Nazionale partecipanti al Sinodo di Arrone (in cui si sarebbe cambiato il nome della chiesa in Chiesa Cattolica Riformata d'Italia, esempio italiano di Chiesa vetero-cattolica)

Fra i due conflitti mondiali[modifica | modifica wikitesto]

Alloggi costruiti per gli operai della 'Terni', 1938
La chiesa di Sant'Andrea

Durante la Prima guerra mondiale la 'Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni' aumentò notevolmente la produzione, oltre che delle corazze per le navi da battaglia, anche di componenti dei cannoni e dei proiettili, almeno fino all'apertura degli stabilimenti Ansaldo di Genova.[54] La 'Fabbrica d'Armi' produceva armi di vario tipo, fra le quali il fucile Carcano Mod. 91 che equipaggiò l'esercito italiano per molti anni: durante il primo conflitto mondiale raggiunse la produzione di duemila fucili al giorno.[55] La 'Bosco' si affermò nelle costruzioni per i rimessaggi aeronautici e, nel 1924, iniziò la costruzione di manufatti metallici, come idroestrattori, autoclavi e bollitori.[56] Nel 1927 il 'Lanificio e Jutificio Centurini' era, per dipendenti e produzione, il secondo opificio italiano del settore;[57] nel 1910 il 'Tipografico Alterocca' immetteva sul mercato il 30% delle cartoline illustrate che si stampavano in Italia.[58]

La presenza degli operai nel tessuto sociale cittadino fu enorme, se si considera che questa categoria costituiva, all'inizio del secolo, il 70% della popolazione residente. Nel 1901, dopo le leggi Pelloux, fu ricostituita la 'Camera del Lavoro'.[59] Nelle elezioni politiche del 1919socialisti riscossero una maggioranza del 71%. Nonostante nel 1921 vi operassero circa cinquecento Arditi del Popolo, Terni rimase l'unico comune umbro ad amministrazione socialista fino al 17 ottobre 1922.[60]

Sotto la spinta politica del PNF la 'Terni', come era più brevemente chiamata, finanziò, soprattutto negli anni trenta, la costruzione di alloggi per gli operai, fino ad interi quartieri.[61] La concessione dello sfruttamento dell'intero sistema idrico Nera-Velino e le notevoli commesse militari spinsero la 'Terni' ad essere uno dei maggiori gruppi industriali italiani: entrata nell'IRI nel 1933, oltre a sfornare acciaio, produceva in un anno circa un miliardo di kilowattora di energia elettrica dalle centrali del sistema dei fiumi Salto e Turano nel Lazio, e del Vomano in Abruzzo; produceva in esclusiva, negli stabilimenti chimici di Nera Montoro, l'ammoniaca secondo il processo Casale,[62] carburo di calcio e composti azotati nel nuovo stabilimento di Papigno.[63] Nel 1927 la 'Società Umbra Prodotti chimici', modificatasi poi in 'Viscosa Umbra', iniziò la produzione di solfuro di carbonio.[64] Nel 1939 fu costruito lo stabilimento della 'Società Anonima Industria Gomma Sintetica' (SAIGS), su iniziativa dell'IRI e della Pirelli, per la sintesi del butadiene dal carburo di calcio.[65]

L'istituzione della provincia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Provincia di Terni.
Piazza Tacito negli anni '30. L'istituzione della provincia di Terni nel 1927 portò alla realizzazione di diversi edifici importanti: Palazzo del Governo, Banca d’Italia, Palazzo Inam, Albergo Savoia.

Nel 1927 fu istituita la provincia di Terni[66] e il territorio comunale fu ampliato con l'aggregazione dei comuni limitrofi di CesiCollescipoli,CollestattePapignoPiediluco e Torre Orsina.[67] Decisivi in questo senso i buoni rapporti che il podestà della città, Elia Rossi Passavanti, aveva con il governo fascista.

Nel 1943, con l'apporto di molti operai, fu costituita la brigata partigiana 'Antonio Gramsci', che durante la Resistenza operò sull'Appennino umbro-marchigiano.[68]

Nodo industriale di primaria importanza, Terni fu oggetto di oltre cento bombardamenti da parte degli Alleati durante la loro campagna di guerra in Italia: l'11 agosto del 1943 un bombardamento aereo, senza che l'UNPA facesse in tempo a lanciare l'allarme, provocò un numero elevatissimo di vittime, quasi tutte civili, e la distruzione di gran parte degli edifici. Gli inglesi del generale Alexander entrarono in città il 13 giugno del 1944.[69] Per i motivi di cui sopra, Terni è stata insignita della Croce di Guerra al Valor Militare.

La Ricostruzione[modifica | modifica wikitesto]

Vista del centro storico

Le dismissioni belliche risultarono deleterie per l'acciaio ternano: fra il 1947 e il 1952 furono licenziati quattromila e settecento lavoratori.[70] Tuttavia, la capacità produttiva e le competenze delle maestranze sopravvissute alla guerra permisero di recuperare tutto il sistema idroelettrico e di installare una linea diretta con Genova per l'alimentazione del nuovo stabilimento siderurgico dell'Ilva di Cornigliano. Ma nel 1962, con l'istituzione dell'ENEL, tutte le fonti energetiche della società ternana furono nazionalizzate. Seguì, a breve, lo scorporo delle altre attività: l'elettrochimico di Nera Montoro fu ceduto all'Anic, nel 1967 lo stabilimento di Papigno passò all'ENI; le attività siderurgiche furono incorporate nella Finsider.[71]

Negli anni cinquanta fu chiuso lo stabilimento della Viscosa, nel 1970 cessò l'attività il 'Lanificio e Jutificio Centurini' e nel giugno del 1985chiuse i battenti la SIRI, nonostante i grandi successi industriali degli anni cinquanta. Nel 1949 la SAIGS fu ceduta alla Montecatini, che riconvertì gli impianti per la produzione dei polimeri sintetici. Nel 1960 iniziò la produzione del 'Meraklon', seguita dal 'Montivel'e dal 'Moplefan', suddivisi, agli inizi degli anni settanta, in varie sub-unità, imperniate sul polipropilene in granuli, fiocco, film, filo.[72] La 'Fabbrica d'Armi', pur subendo un inevitabile ridimensionamento dopo il secondo conflitto mondiale, con la denominazione di 'Stabilimento Militare Armamento Leggero', ha continuato ad essere uno dei siti nazionali per la manutenzione delle armi dell'esercito italiano e della NATO.

La riconversione di alcuni impianti industriali, dopo gli anni ottanta, non è stata meno importante: la vecchia società 'Terni', sotto la denominazione di 'Acciai Speciali Terni', un insieme di attività siderurgiche ad alta specializzazione, è stata acquistata nel 1994 dalla multinazionale tedesca ThyssenKrupp, l'area della 'Bosco' ospita il 'Centro Multimediale', lo stabilimento di Papigno è stato riconvertito a studi cinematografici e museo, l'ex-SIRI è stata destinata al terziario.

Negli ultimi quindici anni, Terni è diventata una città-cantiere: dai primi anni novanta non si sono fermati i lavori che via via stanno portando ad un radicale cambiamento del centro cittadino, imperniato sui "tre centri storici" del Quartiere Clai come centro della città romana, del Quartiere Duomo come centro della città medioevale e dell'asse Piazza Europa-Piazza della Repubblica-Corso Tacito come centro della città moderna.

Nel gennaio 2006 sono iniziati i lavori, con quasi venti anni di ritardo (il progetto preliminare era infatti del 1987), di Corso del Popolo, dove al posto di un terrapieno adibito a parcheggio sorgerà un centro direzionale, un moderno parcheggio multipiano interrato, edifici residenziali e un parco che farà da continuum tra i Giardini della Passeggiata e il fiume Nera.

La città, nel secondo dopoguerra, ha avuto una forte espansione ben oltre i villaggi operai d'inizio secolo, sviluppandosi su quattro assi a raggiera intorno al nucleo centrale e ponendo al nuovo piano regolatore Ridolfi (e sue successive varianti) il problema della vivibilità delle periferie e del loro collegamento con il resto della città.[73] La viabilità ha dovuto superare l'antico schema dell'unico asse preferenziale della Flaminia, contestualizzando i progetti in un ambito interregionale, come la direttrice Rieti-Terni-Civitavecchia, la SS 3 bis e la piattaforma logistica, ancora non realizzata, tutte essenziali per le industrie del ternano.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Il gonfalone

La leggenda legata alla città di Terni e al suo stemma narra che molti anni fa, la presenza nel territorio di un terribile drago chiamato Tiro o Thyrusprovocava paura e apprensione tra la cittadinanza, e che neanche i più coraggiosi, chiamati dal Consiglio degli Anziani, osavano avventurarsi in quei territori e nessuno riusciva a risolvere la questione. Quando il Consiglio era sul punto di rinunciare alla battaglia, si fece avanti un giovane ternano della nobile famiglia dei Cittadini: si dice che indossasse una lucente armatura e che sfoderasse tutta la sua fierezza e la sua voglia di sfidare l'orribile drago:"Vado io a fare una visita a quel mostro. Cosa ne dite?", sembra che disse presentandosi agli Anziani, i quali accettarono e lo benedirono augurandogli ogni fortuna.

Il coraggioso sorprese il mostro addormentato e la cosa sembrava facilitare il suo ardito compito. Ma mentre stava per colpirlo con la sua lancia, il drago si alzò e gli balzò contro. Da qui ne seguì una spaventosa battaglia, durante la quale la bestia aveva la meglio. Ma un certo punto, il bagliore di un raggio di sole riflesso nell'armatura accecò il drago: fu l'occasione giusta, il giovane scagliò la sua lancia e trafisse a morte il mostro. Tutti i cittadini si riunirono immediatamente sul luogo del combattimento per vedere con i propri occhi quello che era accaduto. Seguirono giorni di festa per celebrare il giovane, che fu premiato con dei terreni che un tempo erano di appartenenza del mostro.

Stemma e gonfalone[modifica | modifica wikitesto]

Il drago della leggenda, che aveva per nome Thyrus (Tiro), è riportato sullo stemma della città di Terni. Sul gonfalone della città invece, campeggia la scritta Thyrus et amnis dederunt signa Teramnis, che significa: Tiro e i fiumi segnarono Terni.