Napoli

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Napoli
comune
Napoli – Stemma Napoli – Bandiera
(dettagli) (dettagli)
Veduta di Napoli
Veduta di Napoli
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Regione-Campania-Stemma.svg Campania
Provincia Città metropolitana di Napoli-Stemma.png Napoli
Amministrazione
Sindaco Luigi De Magistris (Movimento Arancione) dal 1-6-2011
Territorio
Coordinate 40°50′00″N 14°15′00″ECoordinate40°50′00″N 14°15′00″E (Mappa)
Altitudine 17 m s.l.m.
Superficie 117,27[1] km²
Abitanti 976 776[2] (31-5-2015)
Densità 8 329,29 ab./km²
Comuni confinanti ArzanoCasandrino,CasavatoreCasoria,CercolaMarano di Napoli,Melito di NapoliMugnano di NapoliPorticiPozzuoli,QuartoSan Giorgio a CremanoSan Sebastiano al VesuvioVolla
Altre informazioni
Cod. postale da 80121 a 80147
Prefisso 081
Fuso orario UTC+1
CodiceISTAT 063049
Cod. catastale F839
Targa NA
Cl. sismica zona 2 (sismicità media)
Cl. climatica zona C, 1 034 GG[3]
Nome abitanti napoletani, partenopei
Patrono santa Maria Assuntasan Gennaro e altri 50 compatroni
Giorno festivo 19 settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Napoli
Napoli
Posizione del comune di Napoli nell'omonima città metropolitana
Posizione del comune di Napoli nell'omonima città metropolitana
Sito istituzionale
« Della posizione della città e delle sue meraviglie tanto spesso descritte e decantate, non farò motto. "Vedi Napoli e poi muori!" dicono qui »
(Goethe citando un detto popolare nella lettera del 2 marzo 1787 in Viaggio in Italia)

Napoli (IPA['napoli] ascolta[?·info]Nàpule in napoletano, pronuncia ['nɑːpələ] oppure ['nɑːpulə]) è un comune italiano di 976 776 abitanti[2]terzo in Italia per popolazionecapoluogo della omonima città metropolitana e della regione Campania, centro di una delle aree urbane più popolose e densamente abitate dell'Unione europea[N 1]

Fondata dai Cumani nell'VIII secolo a.C., fu tra le città egemoni della Magna Græcia,[4] grazie al rapporto privilegiato con Atene,[5]ed esercitò una notevole influenza commerciale, culturale e religiosa sulle popolazioni italiche circostanti[6] tanto da diventare il centro della filosofia epicurea in Italia. Dopo il crollo dell'Impero romano, nell'VIII secolo la città formò un ducato autonomoindipendente dall'Impero bizantino; in seguito, dal XIII secolo e per circa seicento anni, fu capitale del regno di Napoli. Divenuta capitale del Regno delle Due Sicilie sotto i Borbone, conobbe un lungo periodo di sviluppo socioeconomico culminato in una serie di primati civili e tecnologici[7][8] tra cui la costruzione della prima ferrovia in Italia.[9][10] Dopo l'annessione al Regno d'Italia soffrì di un sensibile declino[11] esteso anche a tutto il sud Italia.[12][13] Per motivi storici, artistici, politici ed ambientali è stata, dal IX secolo fino ad oggi, tra i principali centri di riferimento culturale d'Europa.[14][15]

Sede della Federico II, la più antica università statale d'Europa,[16] ospita altresì l'Orientale, la più antica università di studi sinologicied orientalistici del continente[17] e la Nunziatella, una delle più antiche accademie militari al mondo, eletta patrimonio storico e culturale dei Paesi del Mediterraneo da parte dell'Assemblea parlamentare del Mediterraneo.[18] Luogo d'origine della lingua napoletana, ha esercitato ed esercita un forte ruolo in numerosi campi del sapere, della cultura e dell'immaginario collettivo a livello nazionale ed internazionale.

Punto focale dell'Umanesimo attraverso l'Accademia Pontaniana,[19] centro della filosofia naturalistica del rinascimento,[20] culla dell'illuminismo in Italia,[21] è stata lungamente un punto di riferimento globale per la musica classica e l'opera attraverso la scuola musicale napoletana,[22] dando tra l'altro origine all'opera buffa.[23] Città dall'imponente tradizione nel campo delle arti figurative, che affonda le proprie radici nell'età classica, ha dato luogo a movimenti architettonici e pittorici originali, quali il rinascimento[24][25] e ilbarocco napoletano,[26] il caravaggismo,[27] la scuola di Posillipo[28] ed il Liberty napoletano,[29] nonché ad arti minori ma di rilevanza internazionale, quali la porcellana di Capodimonte[30] ed il presepe napoletano.[31] È all'origine di una forma distintiva di teatro,[32] di una canzone di fama mondiale[33] e di una peculiare tradizione culinaria[34] che comprende alimenti che assumono il ruolo di icone globali, come la pizza napoletana.[35]

Nel 1995 il centro storico di Napoli, il più vasto d'Europa, è stato riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio mondiale dell'umanità.[36] Nel 1997 l'apparato vulcanico Somma-Vesuvio è stato eletto dalla stessa agenzia internazionale (con il vicino Miglio d'Oro, in cui ricadono anche i quartieri napoletani di San Giovanni a TeduccioBarra e Ponticelli) tra le riserve mondiali della biosfera.[37]

Indice

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Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Napoli 2.jpg
« Da quanto si dica, si narri, o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate… Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi! »
(Johann Wolfgang von GoetheItalienische Reise)
Origine del nome
Neapolis nomos 84000057 R.jpg
Pur essendo certa l'origine etimologica del nome «Napoli», qui istoriato nella forma aggettivata "Neopoliton" su unostatere con Nike e Toro androprosopo del 275 a.C., derivi dal termine grecoNeapolis (Νεάπολις) che significa «città nuova». Altrettanto chiara è la radice del nome Neapolis, dovuta all'arrivo di nuovi coloni, dunque ad una epoikia.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Napoli sorge quasi al centro dell'omonimo golfo, dominato dal massiccio vulcanico Vesuvio e delimitato ad est dallapenisola sorrentina con Punta Campanella, ad ovest dai Campi Flegrei con Monte di Procida, a nord ovest-est dal versante meridionale della piana campana che si estende dal lago Patria al nolano.

La città storica è andata sviluppandosi prevalentemente sulla costa. Il territorio di Napoli è composto prevalentemente da colline (molti di questi rilievi superano i 150 metri d'altezza per giungere fino ai 452 m della collina dei Camaldoli), ma anche da isole, insenature e penisole a strapiombo sul Mar Tirreno.

Il territorio urbano, limitato a occidente dal complesso vulcanico a crateri multipli dei Campi Flegrei, ed a oriente dalSomma-Vesuvio,[38] ha una storia geologicamente complessa. Il substrato su cui poggia la città ha origine eminentemente vulcanica, ed è il prodotto di una serie di eruzioni dei due complessi. Per quanto riguarda il gruppo dei Campi Flegrei, avvenute nel tardo Pliocene o inizio Quaternario. I diversi autori distinguono tre periodi di attività, denominati Archiflegreo, ciclo antico (che portò alla formazione del caratteristico tufo giallo napoletano) e ciclo recente dei Campi Flegrei.[38]

I materiali vulcanici costituiscono l'unica fonte litogenetica dell'area, dato che anche i depositi alluvionali, o quelli provenienti da ambiente di spiaggia, non sono altro che il risultato del rimaneggiamento delle rocce eruttive. Da un punto di vista strettamente petrografico, i materiali possono essere classificati nei tre macrogruppi: lave, materiali piroclastici lapidei e materiali piroclastici sciolti. Le lave possono essere grossolanamente suddivise in lave di origine flegrea e lave di origine vesuviana; i piroclasti lapidei comprendono tufo grigio campano, piperno, tufo giallo stratificato e tufo giallo caotico; i piroclasti sciolti comprendono invece una serie di elementi di varia origine, che al di là delle distinzioni litogenetiche possono essere classificati in rimaneggiati e non rimaneggiati.[38]

Secondo la classificazione sismica nazionale, Napoli è ubicata in zona 2 (sismicità medio-alta), così come esposto nell'Ordinanza PCM n. 3274 del 20 gennaio 2003.[39]

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Clima di Napoli.

Napoli gode di un clima mediterraneo, con inverni miti e piovosi e estati calde e secche, ma comunque rinfrescate dalla brezza marina che raramente manca sul suo golfo. Il sole splende mediamente per 250 giorni l'anno.[40] La particolare conformazione morfologica del territorio del capoluogo, comunque, è tale da fare in modo che la città possieda al suo interno differenti microclimi, con la possibilità quindi di incontrare variazioni climatiche anche significative spostandosi di pochi chilometri. Ad esempio, più continentale rispetto al centro della città risulta essere la zona di Capodichino, al pari della maggior parte dei quartieri della zona nord del capoluogo, come Poggioreale o Secondigliano. Anche la zona dei Camaldoli, a causa della maggiore altitudine, si caratterizza per un clima leggermente più freddo nei mesi invernali, ed un clima meno afoso in quelli estivi. Non sono mancati però anche episodi di gelo (gli ultimi nel marzo 2005 , nel febbraio 2012 e a dicembre 2014, in modo particolare proprio la mattina del 31 dove si sono originate delle nevicate non solo sul cratere del Vesuvio, ma addirittura in città, e nei comuni circostanti come Ercolano, Torre Del Greco e Portici, per citarne alcuni).

Secondo la classificazione climatica italiana, Napoli è ubicata nella zona C.[41]

Napoli[42][43][44] Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. media (°C) 13 13 15 18 23 26 29 30 26 22 17 14 13,3 18,7 28,3 21,7 20,5
T. min. media (°C) 4 4 6 8 12 16 18 18 15 12 8 5 4,3 8,7 17,3 11,7 10,5
Precipitazioni (mm) 104 98 86 76 50 34 24 42 80 130 162 121 323 212 100 372 1 007
Umidità relativa media (%) 75 73 71 70 70 71 70 69 73 74 76 75 74,3 70,3 70 74,3 72,3

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Napoli.

Preistoria e protostoria[modifica | modifica wikitesto]

Particolare del calco di arature di età neolitica rinvenuto in via Diaz.

A Napoli, allo stato attuale delle conoscenze, le più antiche tracce di frequentazione sono quelle del Neolitico Medio tipo Serra d'Alto trovate a piazza S. Maria degli Angeli (cioè tra l'acropoli e la necropoli di Parthenope, la parte interna - opposta al mare - della collina di Pizzofalcone[45][46]), ove è noto anche un interessante livello dell'Eneolitico Antico e un altro del Bronzo Antico\Medio; l'Eneolitico Medio,tipo Gaudo, è noto più all'interno di quest'ultima dai vecchi rinvenimenti di Materdei, mentre il Bronzo Antico o meglio Medio Iniziale è presente fuori dal luogo dove sorse Parthenope, a piazzale Tecchio[47], che si può considerare l'inizio dell'area flegrea (e anche in altri siti minori); infine il Bronzo Finale è noto da rinvenimenti nell'area costiera del porto di Napoli[48].

Età antica[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Parthenope (storia).
Il mito della fondazione
Odysseus Sirens BM E440 n2.jpg

La fondazione della città di Napoli è strettamente legata al mito della sirenaPartenope.

Le sirene erano creature mitologiche proprie della tradizione greca, esseri per metà donna e metà uccelli (e non pesci, come da errata tradizione medievale). Celebre era il loro canto ammaliatore che conduceva equipaggi e navi alla deriva.

Una versione del mito narra che la sirena Partenope, vanamente innamorata dell'eroe Ulisse, si suicidò gettandosi in mare da una rupe. Il suo corpo fu trasportato dalle onde sui lidi napoletani, dove sarebbe sorta in suo onore la città di Parthenope.

Altre versioni narrano invece della fuga sull'isolotto di Megaride della sirena con un mortale greco, e della fondazione della città da parte della coppia.

Da tale mito proviene la definizione di partenopei che ancora oggi identifica i napoletani.

Monte Echia, luogo dove sorseParthenope
Una colonna del Tempio dei Dioscuri di Napoli, incorporata nella facciata della Basilica di San Paolo Maggiore

Parthenope venne fondata dai Cumani nell'VIII secolo a.C., secondo la logica di una creazione di approdi e capisaldi nel golfo (epineion).

La città seppe prematuramente differenziarsi dalla metropolis, ossia dalla città madre, ed assumere una posizione competitiva rispetto ad essa. [49]

Con l'avvento dell'aristocrazia cumana espulsa dal tiranno Aristodemo di Cumadopo la vittoria di Aricia nel 507 a.C.[49][50], la città venne rifondata come Neapolis (città nuova)[51].

La "città nuova" seppe in breve tempo sia sostituirsi a Cuma nei commerci marittimi sia assumere il controllo sul golfo.[52] Grazie al rapporto privilegiato conAtene diventò tra i più importanti porti del Mediterraneo, producendo uno sviluppo urbanistico che rimase immutato fino alla metà del I secolo a.C.

Alla fine del V secolo a.C. Neapolis si alleò con la popolazione osca, suscitando le ire di Cuma. Nel 326 a.C. venne conquistata dai Romani, conservando tuttavia la lingua greca almeno fino al II secolo d.C. In questo periodo la città costituì il punto focale della filosofia epicurea ed il luogo e residenza del ricco patriziato romano che trascorreva qui le pause di governo. Anche gli imperatori stessi, come Claudio e Nerone, trascorsero a Neapolis le loro pause dal governo dell'Impero.

Nel 2 a.C. Augusto la scelse come sede dei giochi Isolimpici, sul modello diOlimpia, poiché era la città più "greca d'Occidente"[53][54][55].

Con il termine dell'età antica e l'incalzare delle invasioni barbariche, la città si chiuse nelle sue mura. Le zone un tempo meta dell'aristocrazia romana caddero preda delle razzie e dell'incuria.

Nel 476 l'ultimo imperatore romano d'occidente Romolo Augusto fu imprigionato nel Castel dell'Ovo, al tempo villa romana fortificata.

Età medievale[modifica | modifica wikitesto]

Il Ducato di Napoli[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Ducato di Napoli.
Il ducato autonomo di Napoli, provincia bizantina sopravvissuta fino al 1139

Nel 536 Napoli fu conquistata dai bizantini durante la guerra gotica e rimase saldamente in mano all'impero anche durante la susseguente invasione longobarda, divenendo in seguito ducato autonomo. Il primo duca, secondo la tradizione, sarebbe stato Basilio, nominato nel 660-61 dall'Imperatore bizantino Costante II,[56] anche se è probabile che egli fosse stato preceduto da altre persone con stesse mansioni, le quali erano comunque espressione delle cosiddette "famiglie magnatizie" cittadine. La vita del ducato fu caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive, contro i potenti principati longobardi vicini e i corsari musulmani (genericamente definitiSaraceni), provenienti per lo più dal Nordafrica o dalla Sicilia, che era stata conquistata dagli Aghlabidi a partire dall'827.

In realtà l'avversione tra cristianesimo e islam trovò nel meridione italico ampi spazi di convergenza in nome della politica e dei comuni interessi commerciali. Questi ultimi determinarono di fatto una sostanziale amicizia tra Napoli ed il mondo musulmano, tanto che si verificò il disinvolto impiego da parte napoletana (ma campana in genere, dovendosi comprendere in questo discorso anche Amalfi) di mercenari, per lo più assoldati nell'insediamento del Traetto (in arabo ribāṭ). Prolungato artefice di questa politica fu il vescovo di Napoli e ducaAttanasio II, a dispetto della scomunica comminatagli da papa Giovanni VIII.

Il X secolo fu caratterizzato da una politica di neutralità, che mirò a tener fuori Napoli dai giochi che si svolgevano intorno a lei. Da ciò trassero giovamento sia l'economia, che la cultura, consentendo da un lato lo sviluppo delle industrie tessili[N 2] e della lavorazione del ferro; dall'altro, un proficuo scambio di materiale letterario e storico - sia religioso sia profano, sia greco sia latino - tra la città eCostantinopoli, da cui provenne ad esempio il greco Romanzo di Alessandro.[N 3]

Lo sviluppo del movimento iconoclasta da parte di Leone III l'Isaurico, e la conseguente disputa teologica tra quest'ultimo e Papa Gregorio II, ebbe come conseguenza il passaggio formale delle diocesi dell'Italia bizantina sotto l'autorità del patriarcato di Costantinopoli. Nei fatti, tuttavia, la disposizione di Leone III rimase inapplicata, e Napoli rimase fedele all'autorità del Papa. Come ricompensa per la posizione assunta nella disputa, la città fu elevata al rango di provincia ecclesiastica intorno al 990, e Sergio II ne fu il primo arcivescovo.[57]

Il periodo normanno-svevo[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Sicilia.
Statua marmorea diFederico II di Svevia, posta all'ingresso delpalazzo Reale di Napoli

Nel 1139 i normanni di Ruggero II d'Altavilla conquistarono la città, ponendo fine al ducato: Napoli entrò così a far parte del territorio del Principato di Capua, nel neonato Regno di Sicilia, con capitale Palermo; ciononostante la città conservò la sede dell'arcidiocesi e acquisì grande importanza grazie al porto, che le permise di essere l'unica città italiana facente parte della lega anseatica.[58]

Passato il Regno di Sicilia in mano sveva sotto gli Hohenstaufen, Napoli fu compresa nel giustizierato di Terra di Lavoro, continuando ad accrescere la propria importanza come centro culturale dell'area. Tale processo culminò con la fondazione, avvenuta il 5 giugno 1224 ad opera di Federico II, dell'Università di Napoli. Si tratta del più antico istituto europeo del suo genere, vi si insegnarono fin dal principio diritto, arti liberali, teologia e medicina. Essa fu concepita come scuola indipendente dal potere papale, avendo fin dall'inizio lo scopo di formare i funzionari dello Stato ed in particolare giureconsulti esperti che servissero l'imperatore nelle dispute dinastiche.

Il periodo angioino[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Napoli.

Napoli divenne parte del regno angioino in seguito alle vittorie di Carlo I d'Angiò su Manfredi di Svevia nel 1266 aBenevento; e su Corradino di Svevia a Tagliacozzo nel 1268. Sotto il regno di Carlo II d'Angiò, furono istituiti formalmente i Sedili, organi amministrativi ripartiti per aree della città. Essi traevano la propria origine dalla fratriedell'epoca greca e dalla Magna cura Regis e sarebbero rimasti in piedi fino al XIX secolo.

In seguito alla rivolta scoppiata in Sicilia nel 1282 (Vespri siciliani, causati anche dallo spostamento della capitale da Palermo a Napoli) e il passaggio dell'isola al dominio aragonese, Napoli, divenne la capitale del Regno di Napoli e uno dei più importanti centri di potere della penisola italiana. Succede a Carlo d'Angiò il figlio Carlo II ed in seguito il nipote, Roberto d'Angiò, detto "il Saggio", che fa di Napoli un centro culturale fra i più vivaci dell'Europa e del Mediterraneo. A questo periodo risalgono i soggiorni in città di Francesco PetrarcaSimone MartiniGiotto (che vi fonderà una scuola pittorica giottesca fra le più importanti d'Italia) e di Boccaccio, che nella basilica di San Lorenzo Maggiore conoscerà Fiammetta, ovvero Maria d'Aquino ed in seguito rimpiangerà i piacevoli anni trascorsi alla corte napoletana. Succederà al re Roberto, la nipote Giovanna I di Napoli nel 1343 e poi sarà il momento dei d'Angiò di Durazzo nel 1382 con Carlo di DurazzoLadislao I di Napoli e Giovanna II di Napoli.

L'ultima grande impresa degli angioini napoletani fu la spedizione militare di Ladislao I di Napoli, il primo tentativo di riunificazione politica d'Italia, agli inizi del XV secolo.

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Il Regno aragonese Utriusque Siciliae[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Corona d'Aragona.
Alfonso il Magnanimo

Nel 1442 anche Napoli cambiò di mano, diventando una delle città più influenti del dominio aragonese. Sotto il regno di e Alfonso il Magnanimo(1442-1458), la città divenne una delle più importanti della Corona d'Aragona[59]. Nonostante alcuni episodi di insofferenza come la Congiura dei Baroni, il regno di Alfonso fu caratterizzato dall'ampliamento della città, la cui popolazione crebbe notevolmente fino a renderla la città più popolosa d'Occidente[60]. In questo periodo furono anche costruiti importanti monumenti cittadini, come l'Arco del Maschio Angioino (iniziativa che diede origine al cosiddetto Clima dell'Arco), Palazzo FilomarinoPorta CapuanaPalazzo Como.

Anche il clima culturale conobbe un notevole incremento, grazie al grande impulso dato da Alfonso alla biblioteca cittadina ed alla fondazione dell'Accademia Pontaniana. Le grandi somme profuse nella promozione della cultura diedero impulso ad un fiorire di attività, che resero Napoli protagonista dell'Umanesimo e del Rinascimento.

Il Viceregno spagnolo[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica Napoletana (1647).
Pedro Álvarez de Toledo

A partire dal 1501, in conseguenza delle Guerre d'Italia, Napoli perse la sua indipendenza. Dopo essere stata brevemente in mano francese fino al 1504, passò sotto la dominazione spagnola, e per oltre due secoli il regno fu governato da un viceré per conto di Madrid. Il lungo dominio spagnolo viene generalmente considerato dalla storiografia, specie di stampo crociano, un periodo oscuro e di regresso[61]. In effetti, esso lasciò tracce profonde sia nella lingua napoletana[62], che soprattutto nell'assetto urbanistico della città. Fu ad esempio sotto il viceré Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga che fu aperto il famoso asse viario omonimo, e furono costruiti i Quartieri Spagnoli.

Nel 1647 la città vide la famosa rivolta di Masaniello, partita da quella stessa Piazza Mercato in cui era stata tagliata la testa a Corradino di Svevia, e nata a causa del malgoverno spagnolo. Sei mesi dopo vi fu la nascita di un'effimera repubblica indipendente sotto la guida diGennaro Annese e del nobile francese Enrico II di Guisa. La città fu messa sotto assedio e riconquistata dagli spagnoli, e successivi tentativi francesi di riconquistarla non ebbero buon esito.

Fu in questo periodo storico che Napoli e il suo territorio dovettero subire (oltre alla terribile eruzione del Vesuvio del 1631 e alla suddetta rivolta di Masaniello del 1647) anche la gravissima epidemia della peste che si diffuse nel 1656 e durò fino all'anno successivo. Nella sola città di Napoli per il contagio ci furono circa 240.000 morti.

Nel corso della guerra di successione spagnola l'Austria conquistò Napoli (1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno Stato indipendente che comprendeva tutto il sud Italia e la Sicilia.

Il periodo borbonico e la parentesi francese[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Regno delle Due Sicilie e Repubblica Napoletana (1799).
Ferdinando II delle Due Sicilie, metà del XIX secolo
I primati della Napoli borbonica
Coat of arms of the Kingdom of the Two Sicilies.svg

Il lungo regno dei Borbone di Napoli, e l'attenzione verso le innovazioni mostrate dai diversi sovrani di questa dinastia, hanno consentito a Napoli di conseguire una serie di primati.

Nel 1735 vi fu fondata la prima cattedra di astronomia d'Italia, e nel 1754 la prima di economia politica al mondo[63].

Nel 1782 fu effettuato a Napoli il primo intervento di profilassi anti-tubercolare in Italia[64], nel 1792 vi fu realizzato il primo Atlante marittimo del mondo[65]. Nel 1801 vi fu fondato il primo museo mineralogico del mondo.

Il 24 giugno 1818 fu varata a Napoli nei cantieri Filosa, nei pressi del Forte di Vigliena, la Ferdinando I, prima nave a vapore del Mediterraneo.[66]

Altro notissimo primato cittadino è quello dell'inaugurazione del primo tratto ferroviario in Italia, laferrovia Napoli-Portici, a partire dalla Stazione di Napoli (Bayard), il 3 ottobre 1839.[63][67]. Napoli fu inoltre la prima città italiana, e la terza in Europa dopo Londra e Parigi, a dotarsi di un sistema di illuminazione pubblica a gas (1839)[63].

Sotto la dinastia dei Borbone di Napoli, la città rafforzò il suo ruolo divenendo, insieme a Parigi e Londra, una tra le principali capitali europee. Con la rivoluzione francese e leguerre napoleoniche, Napoli vide prima la nascita di una repubblica giacobina e poi la conseguente restaurazione borbonica. Nel 1806 fu nuovamente conquistata dalle truppe francesi condotte da Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo fratello Giuseppe e quindi, in seguito, a Gioacchino Murat. Nel 1815 con la definitiva sconfitta di Napoleone e ilCongresso di Vienna Napoli ritornò nuovamente ai Borbone.

Nel 1860 il Regno delle Due Sicilie fu oggetto della spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi e successivamente invaso dal regno di Sardegna. Napoli fu abbandonata daFrancesco II di Borbone per "garantirla dalle rovine e dalla guerra ... risparmiare a questa Patria carissima gli orrori dei disordini interni e i disastri della guerra civile"[68], e fu tentata una prima difesa con la battaglia del Volturno e quindi con l'assedio di Gaeta. A seguito della sconfitta delle truppe borboniche, Napoli fu annessa al regno d'Italia e perse il proprio status di capitale. Come conseguenza, le strutture di governo statale presenti in città furono smantellate. Con l'unità anche le attività industriali andarono in rovina, furono trasferite o fortemente ridimensionate (come nel caso delle officine di Pietrarsa)[69], innescando una profonda crisi socioeconomica. Si riporta, a tal proposito, un giudizio di Gaetano Salvemini:

« Se dall'unità il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata: ha perduto la capitale, ha finito di essere il mercato del Mezzogiorno, è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone. »
(Gaetano Salvemini, Scritti sulla questione meridionale, 1896-1955[70])

Il tesoro del Regno delle Due Sicilie, per la maggior parte custodito nel Banco omonimo,[N 4] fu utilizzato per rinsanguare i bilanci del regno di Sardegna, che era vicino al fallimento, e degli altri territori annessi, del pari indebitati. Il sistema fiscale piemontese fece aumentare vertiginosamente le tasse a carico dei napoletani; questo aumentò la crisi sociale ed industriale napoletana, mentre l'industria ed il commercio piemontese ebbero la possibilità di essere incrementati.[19]

Età contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

« Insomma, fascisti, a Napoli piove, che ci state a fare? »
(Michele Bianchi, segnale convenuto per la Marcia su Roma[N 5])

La povertà dei quartieri popolari, iconicamente descritti da Matilde Serao in Il ventre di Napoli, fu all'origine, a fine secolo XIX, di una profonda trasformazione urbanistica. A seguito dello scoppio di una grave epidemia di colera nel 1884, fu promulgata la legge per il Risanamento di Napoli. Essa diede attuazione ai numerosi ma inattuati progetti di risistemazione urbanistica della città concepiti durante il periodo borbonico. In questo periodo furono demoliti numerosi palazzi popolari, costruiti nuovi edifici borghesi dettiumbertini ed aperte le arterie di via Duomo e del Rettifilo.

24 ottobre 1922, adunata delle camicie nere di Napoli, Mussolini sul palco delle autorità

Nei primi anni venti del XX secolo, Napoli fu sede di uno dei più importanti Fasci di Combattimento italiani, ad opera in particolare diAurelio PadovaniRaffaele Tarantini, Domenico Miranda, Luigi Ricci, Alberto Navarra, e Nicola Sansanelli. Il 24 ottobre 1922 La città fu teatro della grande adunanza di camicie Nere che fu l'atto preparatorio della Marcia su Roma. I dettagli della Marcia furono discussi e decisi dal Consiglio del partito Nazionale Fascista all'Hotel Vesuvio di via Partenope.

Nel 1926 il territorio comunale venne ampliato con l'aggregazione dei comuni limitrofi di Chiaiano ed UnitiPianuraSecondigliano eSoccavo[71].

Uno «scugnizzo» armato durante le Quattro Giornate di Napoli

Data la sua natura di porto strategico per le attività navali nel Mediterraneo, Napoli fu, durante la seconda guerra mondiale, la città italiana che subì il numero maggiore di bombardamenti, con circa 200 raid aerei (tra ricognizioni e bombardamenti) dal 1940 al 1944, principalmente da parte alleata, di cui ben 181 soltanto nel 1943 e con un numero di morti stimato tra le 20 e le 25 000 persone, in gran parte tra la popolazione civile.[72][73]

Dopo la resa del regno d'Italia agli Alleati, avvenuta l'8 settembre 1943, Napoli fu teatro di una storica insurrezione popolare denominata successivamente le quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943). Tale movimento, guidato dalla popolazione civile, con l'apporto di militari fedeli al cosiddetto regno del Sud, riuscì a liberare la città partenopea dall'occupazione delle forze armate tedesche.

L'avvenimento, che valse alla città il conferimento della medaglia d'oro al valor militare, consentì alle forze alleate di trovare al loro arrivo, il 1º ottobre 1943, una città già libera dall'occupazione nazista, grazie al coraggio e all'eroismo dei suoi abitanti ormai esasperati ed allo stremo per i lunghi anni di guerra. Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, ad insorgere con successo contro l'occupazione nazista.[74]

La Napoli contemporanea è tra le più grandi e popolose metropoli italiane e mediterranee, conservando ancora la sua storica vocazione di centro culturale di livello internazionale, oltre che di grande città d'arte e primario polo turistico.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Napoli.
Logo della città di Napoli, con lo stemma rosso e oro posto in alto
« troncato d'oro e di rosso, caricato dello stemma civico, con l'iscrizione in oro «Comune di Napoli» »

Lo stemma si compone di uno scudo sannitico diviso in due parti orizzontali di uguale altezza, quella superiore colorata d'oro e l'altra di rosso («troncato d'oro e di rosso»), sormontato da una corona turrita con cinque bastioni merlati visibili, di cui solo uno, quello centrale, dotato di porta d'ingresso. Secondo un'ipotesi, già dichiarata infondata dallo storico Bartolomeo Capasso,[75] l'oro simboleggia il sole, mentre il rosso la luna.[76][N 6]

Il gonfalone riprende i due colori dello stemma, oro e rosso, che occupano rispettivamente la metà superiore e la metà inferiore dell'intero drappo («troncato»), riprendendo simmetricamente la disposizione dei colori dello scudo araldico cittadino.[77]