Nizza Monferrato

Nizza Monferrato
comune
Nizza Monferrato – Stemma Nizza Monferrato – Bandiera
   
Panorama di Nizza Monferrato verso est.
Panorama di Nizza Monferrato verso est.
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Regione-Piemonte-Stemma.svg Piemonte
Provincia Provincia di Asti-Stemma.png Asti
Amministrazione
Sindaco Flavio Pesce (Lista Civica Insieme Per Nizza (Centro-sinistra) dal 16 maggio 2011
Territorio
Coordinate 44°46′29″N 8°21′18″E / 44.774722°N 8.355°E44.774722; 8.355 (Nizza Monferrato)Coordinate: 44°46′29″N 8°21′18″E / 44.774722°N 8.355°E44.774722; 8.355 (Nizza Monferrato) (Mappa)
Altitudine 138[1] m s.l.m.
Superficie 30,36 km²
Abitanti 10 482[2] (31-12-2013)
Densità 345,26 ab./km²
Frazioni Case Giolito, Istituto San Giuseppe, Ponteverde, Regione Annunziata, Regione Baglio, Regione Bricco, Regione Campolungo, San Michele, San Nicolao, Villa Cerreto, Volta
Comuni confinanti Calamandrana, Castel Boglione, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, Fontanile, Incisa Scapaccino, Mombaruzzo, San Marzano Oliveto, Vaglio Serra, Vinchio
Altre informazioni
Cod. postale 14049
Prefisso 0141
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT 005080
Cod. catastale F902
Targa AT
Cl. sismica zona 4 (sismicità molto bassa)
Cl. climatica zona E, 2 524 GG[3]
Nome abitanti nicesi o nizzesi
Patrono san Carlo Borromeo
Giorno festivo 4 novembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Nizza Monferrato
Nizza Monferrato
Mappa di localizzazione del comune di Nizza Monferrato nella provincia di Asti
Mappa di localizzazione del comune di Nizza Monferrato nella provincia di Asti
Sito istituzionale

Nizza Monferrato (IPA: ['nitʦa monfer'raːto][4], Nissa Monfrà o Nissa dla Paja in piemontese) è un comune italiano di 10.482 abitanti[5] della provincia di Asti in Piemonte.

Posta tra le città di Alba, Asti e Alessandria, è un importante centro agricolo e commerciale che si trova nel cuore del Monferrato, uno dei più noti luoghi italiani di produzione vinicola al mondo, soprattutto per quel che riguarda i vini rossi e gli spumanti.

Dopo il capoluogo, insieme a Canelli è il centro più importante della provincia e della Valle Belbo.[6][7]

È Patrimonio dell'umanità UNESCO per i suoi beni paesaggistici e per il vino Barbera.

 

Indice

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Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall’UNESCO
UNESCO World Heritage Site logo.svg Patrimonio dell'umanità
Paesaggio vitivinicolo del Piemonte - Nizza Monferrato e il Barbera
(EN) The Vineyard Landscape of Piedmont: Langhe-Roero and Monferrato
Nizza Monferrato-municipio1.jpg
Tipo Culturali
Criterio (iii) (v)
Pericolo Non in pericolo
Riconosciuto dal 2014
Scheda UNESCO (EN) Scheda
(FR) Scheda

Nizza Monferrato si trova nel territorio dell'alto Monferrato, a sud della provincia, non molto lontana dal confine con quella di Alessandria, distante circa 30 km a sud-est del capoluogo astigiano; è prevalentemente pianeggiante e si estende su una superficie di poco più di 30 km², ad un'altezza media di 138 m s.l.m. Sorge nella Valle Belbo, in una zona ricca di vigneti, i quali alimentano un importante produzione vinicola. Viene attraversata dal torrente Belbo e dal suo tributario Nizza.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Nizza Monferrato.

Nizza Monferrato è caratterizzata da un clima tipicamente padano, con inverni freddi e nebbiosi ed estati calde ed afose. Le piogge solitamente non sono molto abbondanti, infatti stanno sotto la media nazionale e cadono prevalentemente in autunno ed in primavera; tuttavia la città è stata svariate volte alluvionata per via delle improvvise piene dei torrenti Belbo e Nizza.

  • Classificazione climatica: E (i Gradi giorno della città sono 2.524, e il limite massimo consentito per l'accensione dei riscaldamenti è di 14 ore giornaliere, dal 15 ottobre al 15 aprile), Decreto D.P.R. n. 412 del 26 agosto 1993[8].

In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +0,7 °C; quella del mese più caldo, luglio, è di +23,7 °C[9].

NIZZA MONFERRATO Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. mediaC) 5,2 6,9 12,1 17,0 21,8 26,2 29,3 28,6 23,6 16,7 10,3 6,1 6,1 17,0 28,0 16,9 17,0
T. min. mediaC) -1,8 -0,7 3,5 8,2 12,3 15,8 18,1 17,2 13,6 8,6 4,4 0,4 -0,7 8,0 17,0 8,9 8,3

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini del nome

Dal XVI secolo Nizza viene citata come Nicea Palearum o della Paglia, per via dei tetti delle case che anticamente venivano costruiti con paglia intrecciata ed erbe, presenti nei terreni paludosi del luogo d’origine, alla confluenza dei torrenti Nizza e Belbo. Oggi è ancora chiamata popolarmente Nissa dla Paja. In alcune abitazioni antiche, infatti, si possono ancora trovare controsoffitti fatti in quel modo.
Il toponimo "Nizza", potrebbe derivare da un’antica proprietaria del luogo chiamata Nice o Nicia in onore della dea greca Nike, anche se l'origine del nome è ancora incerta.[7][10]

Prime fonti storiche e fondazione[modifica | modifica wikitesto]

Le prime fonti storiche di Nizza Monferrato, risalgono ad un atto pubblico del 1021, in cui viene definita villa curte Nicia. Tuttavia, viene comunemente considerato come data di fondazione l'anno 1225: la città sarebbe sorta grazie all'unione degli abitanti di sette castelli distrutti dagli Alessandrini nella contesa con gli Astesi. Una narrazione più fantasiosa racconta della ribellione dei terrazzani contro i signori del luogo, che esigevano lo "Ius primae noctis" (diritto della prima notte) sulle fanciulle locali.
Sorse attorno all'antica abbazia di San Giovanni in Lanero.[11]

Dal Medioevo all'Età Moderna: i continui assedi[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio di Nizza nel 1227 viene spartito tra le due città in lotta di Asti e Alessandria e si crea una "villanova" tra il torrente Nizza e il Belbo. Nel 1230 la città è sotto la protezione di Alessandria e rimane comune fino al 1264, anno in cui diventa dominio del marchese Guglielmo VII di Monferrato, al quale si ribellerà unitamente ad Alessandria e Asti nel 1290.
Nella sua storia, la città venne costantemente assediata e occupata, a partire dal 1268, da parte delle truppe di Carlo I d'Angiò, alle quali resistette per quaranta giorni. Con alterne fortune, fino al XV secolo, passò di mano in mano più volte: sotto il controllo del marchese Manfredo di Saluzzo prima, di Carlo II re di Napoli poi (nel 1306) ed infine del marchese Teodoro Paleologo. Successivamente, nel 1391 fu devastata dalle milizie del conte d'Armagnac.

Nel 1495 vi soggiornò il re di Francia Carlo VIII, nel convento di San Francesco, e si narra che offrì un'ingente somma di denaro necessaria per la costruzione del campanile in cambio di un dipinto rappresentante l'Assunta.

Nel XVI secolo la città acquista una tale fama da venire citata dal pontefice Clemente VII in un suo breve scritto e definita oppidum. Proprio da quel secolo Nizza viene citata come Nicea Palearum, nome che la tradizione riferisce alla consuetudine di coprire le case con steli erbacei essiccati.

Nizza e il suo territorio, ricco di prodotti pregiati quali cereali, lino, canapa, zafferano e non ultime le uve pregiate, passò ai Gonzaga desiderosi di impossessarsi delle sue risorse. La coltivazione del gelso, l'allevamento del baco da seta e la filatura dei bozzoli completavano un ottimo panorama economico.

Dopo un periodo molto fiorente, dai primi anni del seicento venne travolta da innumerevoli e gravi problemi. Nel 1613 la città, governata dal cardinale Ferdinando Gonzaga, alleato con gli Spagnoli, si libera con strenua resistenza dalle truppe di Carlo Emanuele I, duca di Savoia e, come voto di ringraziamento, viene istituita una processione nel giorno di San Carlo Borromeo, oggi patrono della città.

La città viene successivamente contesa tra il già citato Carlo Emanuele, questa volta alleato con gli Spagnoli, e il duca di Nevers Carlo I, successore dei Gonzaga nella signoria del Monferrato: dopo l'assedio del 1625, a quello del 1628 da parte del duca sabaudo la città capitola e viene successivamente riconquistata dai francesi nel 1629. Nel 1630 venne messa in ginocchio da carestie e pestilenze, mentre l'anno dopo, firmata la pace di Cherasco, Nizza viene assegnata a Carlo I duca di Mantova. A partire dal 1637, vivrà un periodo di continue lotte per la sua conquista da parte di Spagnoli e Francesi, che la sottoporranno a numerosi saccheggi e alla distruzione della propria fortezza, di cui ancora oggi rimangono visibili alcuni resti. Nel 1647 la città venne rasa al suolo e le sue mura abbattute dagli aragonesi.
La seconda metà del XVII secolo fu ancora un periodo rovinoso per la città, in quanto il duca Ferdinando Carlo Gonzaga per pagare i debiti portati dalla penosa amministrazione del ducato spogliò completamente Nizza di qualsiasi cosa di valore e di tutte le risorse della zona.

Il territorio del Monferrato venne coinvolto nella guerra tra Austria e Francia, ed i nicesi poterono ritenersi liberi dalle occupazioni straniere solo grazie al definitivo passaggio della città nelle mani dei Savoia nel 1708 (con una breve interruzione solo durante l'occupazione Napoleonica), che si trovarono a gestire Nizza da poco riconosciuta riconosciuta città ducale (con decreto del 1703). La situazione economica resa precaria dai continui conflitti iniziò a migliorare solo verso la fine del Settecento, con il rifiorire dell'industria della seta; nel suo territorio si insediarono nove filande che diedero lavoro e benessere alla comunità.
Il vento rivoluzionario giunto nel 1789 dalla Francia non attecchì nella città, dove al grido di "Viva il re, viva i Savoia" i controrivoluzionari cacciarono via a randellate gli insorti dei paesi vicini.[7][12]

Dal XIX secolo ai giorni nostri[modifica | modifica wikitesto]

Dopo che, con il Congresso di Vienna, la monarchia Sabauda venne ripristinata, la città poté riprendere il suo sviluppo, anche grazie alla nomina a sindaco del cav. Pio Corsi di Bonsasco. Il cavaliere modificò strutturalmente la città, fece illuminare le vie pubbliche con lampade a olio, fece ripristinare la rete stradale urbana, fece realizzare il primo sistema fognario e incentivò il commercio. Grazie alla sua attenta amministrazione Pio Corsi riuscì a riportare la città al benessere di un tempo.

Il XIX fu un secolo ricco di personaggi di grande spessore, per citarne alcuni: Vittorio Buccelli e Bartolomeo Bona che a livello nazionale ricoprirono grandi incarichi politici, Gian Felice Gino, pioniere dell'aviazione e Francesco Cirio, il "re" delle conserve che, geniale industriale del settore alimentare, fece conoscere Nizza e i suoi prodotti a tutto il mondo grazie all'azienda che porta tuttora il suo nome e che ancora oggi è leader del settore.[12]

Nizza fu capitale della Repubblica partigiana dell'Alto Monferrato nel 1944.

Nell'autunno del 1968 la città venne interamente sommersa da una grossa piena del torrente Belbo, e del suo tributario Nizza, cosa che miracolosamente non avvenne per l'Alluvione del Tanaro del novembre 1994, quando ci furono solo alcuni danni alle strade adiacenti e allagamenti a scantinati.

Nel 2014 Nizza entra a far parte del patrimonio mondiale dell'umanità dell'UNESCO, essendo compresa nel Paesaggio vitivinicolo del Piemonte: Langhe, Roero e Monferrato.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'argento al valor militare
  «Nizza Monferrato è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.[13]»

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Chiese[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Giovanni Lanero[modifica | modifica wikitesto]
Chiesa di San Giovanni in Lanero

L'attuale Chiesa di San Giovanni in Lanero, considerata il duomo di Nizza Monferrato, fu costruita nel 1772 su progetto dell'architetto Nicolis di Robilant e si affaccia sulla piccola piazza intitolata a Vittorio Emanuele. L'edificio sacro ha acquisito il nome dall'antica chiesa di San Giovanni, poi demolita tra il 1826 e il 1827, che sorgeva sull'attuale piazza del Municipio, acquisendo da essa pure quasi tutti i suoi arredi, gli altari e le suppellettili.

Si presenta strutturata in tre spaziose navate, ben illuminate da frequenti aperture laterali, e pressoché priva dei bracci del transetto. Le quattro campate, sostenute da imponenti pilastri rivestiti in marmi policromi, conducono ad una spaziosa area presbiteriale nella quale la luce è assicurata dalle finestre di una bassa cupola a tamburo ottagonale. Notevole è l'abside semicircolare, che si addentra fra le costruzioni circostanti.

La facciata richiama l'immagine di un tempio greco-romano,[14] con il suo campanile romanico che oggi è l'unico elemento rimasto della vecchia chiesa[7].

Chiesa di San Siro[modifica | modifica wikitesto]
Chiesa di San Siro
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Siro (Nizza Monferrato).

La chiesa di San Siro nacque nel 1311, per volere di un presunto nobile locale, un certo Antonio Pelletta, il quale pose come condizione che l'arciprete fosse sempre un sacerdote di Nizza. Nei secoli passati, vide innumerevoli ed aspre traversie circa il diritto di Patronato e controllo, in cui vennero coinvolti molte famiglie nobili della zona, il Municipio e la Curia Vescovile, fino alla convocazione in giudizio davanti alla Sacra Rota ed ai più alti ranghi ecclesiastici.

Oggi la chiesa, in stile barocco, si presenta di ordine composito, si succedono due campate propriamente dette, mentre le tre navate sono separate da curate balaustre in marmo variopinto. I soffitti sono stati dipinti ad affresco, da un mediocre pennello locale, e si presentano ricchi di stucchi complessi, incorniciature e fini dorature.

Chiesa di Sant'Ippolito[modifica | modifica wikitesto]
Chiesa di Sant'Ippolito
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Sant'Ippolito (Nizza Monferrato).

La chiesa di Sant'Ippolito, esistente già nel 1297, rimase totalmente in abbandono e semisdistrutta fino al XVIII secolo; comincia ad essere visitata dai vescovi a fine XVI secolo ma le prime relazioni parrocchiali risalgono a metà del XVII.[15] Riedificata tra il 1750 ed il 1760, il suo interno è stato in parte modificato dalla meta del ‘900 da restauri e pitture. Elementi originali sono l'altare e la tela con Sant'Ippolito sulla parete absidale.[7] Presenta due navate, più un'aggiunta, costituente una porzione di navata destra, mentre il transetto, come per altre Chiese nicesi, è praticamente inesistente, a vantaggio della sacrestia. Il prospetto esterno della facciata, piuttosto spoglio, è suddiviso in quattro sezioni dagli elementi di abbellimento.

Chiesa della Madonna della Neve[modifica | modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa della Madonna della Neve (Nizza Monferrato).

La chiesa della Madonna della Neve (o "delle Grazie") è nota anche come "Chiesa della Madonna del Bricco", dalla posizione sulla sommità di una collina, a ponente della città, dove un tempo sorgevano il castello ed il villaggio di Lanero ed era allora chiesa e parrocchia di questo castello. La chiesa attuale fu edificata nel 1757/58 dall'Abate Commendatario di San Giovanni, Carlo Amedeo Pistone di Montalto, nello stesso luogo dell'antica.

Altri edifici religiosi[modifica | modifica wikitesto]

  • Oratorio della Santissima Trinità:
    costruito nel 1448 e ampliato nel 1526, presenta nella facciata un portale ligneo dalle tipiche decorazioni settecentesche. Sopra di esso, in una nicchia, s'innalza il gruppo scultoreo con la Santissima Trinità.
  • Santuario della Madonna di Loreto:
    all'interno del Santuario, fondato nel 1631 e ampliato nel 1666, il presbiterio mostra, entro una nicchia, la statua della Madonna Lauretana.
  • Chiesa di San Michele:
    la chiesa di San Michele, da cui prende il nome la grossa borgata sita sul colle a levante di Nizza, un tempo chiamato "Colle Belmonte", è antichissima come la vecchia chiesa di San Giovanni (demolita nel XIX secolo, da cui prese il nome quella odierna). Esisteva anch'essa prima della fondazione di Nizza poco distante dal Bricco del Mandolone su cui si ergeva il castello di Belmonte uno dei sette castelli che dominavano la zona in cui nacque poi la città. Belmonte era sotto l'alto dominio dei Marchesi di Monferrato che ne avevano ricevuto investitura da Federico Imperatore. Nel 1192 i suoi feudatari ne fecero donazione al potente comune di Alessandria. Col passare dei secoli la chiesa venne trascurata a causa delle guerre e delle carestie. Fino all'inizio del XX secolo la cappella rimase inefficiente, vi si celebrava la messa solo una o due volte l'anno. Nel 1909 ricominciò a prendere vita, con un processo di ristrutturazione terminato oltre la fine della seconda guerra mondiale.
  • Chiesa di Sant'Anna:
    pare dipendesse in origine dalla parrocchia di San Siro, ma che la parrocchia di San Giovanni ne rivendicasse il possesso, provocando uno dei tanti dissidi tra le due chiese.
    [7][14]
  • Nella cittadina è presente una sala del Regno dei testimoni di Geova, costruita tra il 1997 e il 1998, ed una moschea.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo comunale e torre civica[modifica | modifica wikitesto]

Torre civica
Il Palazzo comunale con la sua torre civica è il simbolo di Nizza Monferrato

Il Palazzo Comunale è un imponente edificio, risalente al 1353 (ma rimaneggiato diverse volte nei secoli successivi), che fin dalle origini, ha assolto la funzione di luogo di riunione dei vertici governativi del territorio. Il corpo dell'edificio è a due piani, ciascuno dei quali possiede quattro finestre, con ornamento superiore costituito da una lunetta ad arco. Al di sotto, un larghissimo porticato interno, evidenziato dalla presenza incisiva di quattro archi, sostenuti da quattro grossi pilastri. Tra le due finestre centrali del primo piano, unite da un'austera balconata in ferro battuto, si staglia lo stemma della città, modellato in argilla. L'intero complesso ha una facciata in mattone naturale. La più importante attrazione è però, l'antica torre campanaria del Municipio, conosciuta dai nicesi come "el Campanon" ("il Campanone"), la quale nei secoli ha svolto le diverse funzioni di torre di difesa, torre campanaria e sede comunale.[7][14]

Palazzo De Benedetti[modifica | modifica wikitesto]

Di fronte al palazzo comunale, si trova un'altra storica e prestigiosa costruzione: il Palazzo De Benedetti, risalente al XVIII secolo. Si presenta come una residenza con un piano ammezzato ed altri tre effettivi, la cui facciata principale è suddivisa in tre fasce orizzontali. In quella inferiore spicca un portone in legno lavorato, mentre ciascuna delle quattro porzioni laterali ad esso (due per lato), distinte con lesene montanti, a bande orizzontali, ospita una porta ed una finestra del semipiano in alto. A livello del primo cornicione si allunga un bel balcone con parapetto in marmo traforato, e ciò apre la vista alla seconda fascia centrale, contenente due piani, con rispettivi balconi minori. La sezione superiore è scandita, invece, da 11 finestrelle ad arco. Recentemente, al corpo centrale dell'edificio è stata aggiunta la parte destra, ricostruita secondo le originarie linee architettoniche. Il palazzo ha quindi riacquistato la sua forma armonica.[14] Nel Palazzo era situata la sinagoga della locale comunità ebraica, poi smantellata negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale.[16]

Palazzo Crova[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Crova (sec. XVII)

In via Pio Corsi, si raggiunge Palazzo Crova. Venne costruito presumibilmente sui resti di un preesistente castello[7]. Racchiuso fra strette vie, esempio di residenza nobiliare cittadina del XVIII secolo, comprende un bell'edificio, opera dell'architetto Nicolis di Robilant e un giardino racchiuso in alte cinte murarie. Nell'interno, alcuni locali (in quello che viene ora denominato "piano nobile"), presentano decori, stucchi e affreschi, con scalinate in pietra fornite di ringhiere decorate a collegare i tre piani. In un altro locale al piano terreno si sono conservati i soffitti in legno a cassettoni. All'esterno, sul lato Nord del fabbricato, si possono notare curiosi fregi con raffigurazioni vegetali ed antropomorfe, di ispirazione ben più arcaica, a separare fra loro i piani, e a contornare le finestre. Il fronte Est costituisce la vera facciata, suddivisa in una fascia inferiore di portici con dieci pilastri, ed in una superiore, nella quale si alternano finestre incorniciate da lesene di stile affine al corinzio, e sovrastate da timpani e lunette. La discendenza dei Baroni Crova di Vaglio, gli originari titolari della costruzione, è rimasta viva fino ai primi decenni dello scorso secolo.

Attualmente il Palazzo è sede della biblioteca civica, dell'Enoteca Regionale, della Condotta Slow Food delle Colline Nicesi, del Presidio del Cardo Gobbo di Nizza e dell'Associazione "Produttori del Nizza - Barbera d'Asti.[14]

Foro Boario[modifica | modifica wikitesto]

Il Foro Boario è situato all'interno della spaziosa Piazza Garibaldi, detta "la cima di Nizza". È qui, nella sezione sud di tale storica piazza, che si staglia il Foro, intitolato a Pio Corsi, costruito sul finire del 1800. Appare come una gigantesca ala completamente in muratura, scoperta, nella quale si susseguono, per tutta la lunghezza, numerosi archi a tutto sesto, che le conferiscono un andamento serio e scandito. Il complesso è ricoperto da una volta a capriata, strutturata su travi spioventi e monaci in legno, oggi rinforzati da inserti metallici. Il Foro rappresenta il simbolo del commercio e delle manifestazioni folcloristiche ed enogastronomiche che in esso si svolgono. Nel 2008 viene completata la ristrutturazione dell'edificio, che viene chiuso all'accesso delle automobili e viene dotato di uffici, servizi igienici, nuova pavimentazione, riscaldamento, luci e di grandi vetrate che chiudono la struttura, diventando così luogo ideale per manifestazioni, convegni, congressi e mostre. È sede dell'Ufficio Informazioni Turistiche.[14]

Ospedale Santo Spirito[modifica | modifica wikitesto]

In Via Bona, si costeggia la parte posteriore di un edificio che è sede dell'"ospedale Santo Spirito". La struttura ospitava anche la "Scuola Media Statale", che fu poi spostata in un altro istituto.

Ha antichissime origini. Nel corso dei vari secoli, ha ospitato Frati Francescani, Cappuccini e Monache Benedettine, dovendo rispondere alle esigenze del lavoro e della più stretta clausura. È dotato di numerose ampie finestre arcuate, in successione, nella presenza di cortili interni a chiostro, con portici e giardinetti, nella fitta intercomunicazione vasta e luminosa, con pareti di spessore rilevante.

Al suo interno, trova spazio la minuscola Chiesa del Santo Spirito, con portale in legno intagliato, restaurata nel 1877.

Al termine della stessa via Bona, in seguito a scavi condotti nella piazzetta Principe Umberto, sono stati rinvenuti resti di antiche tumulazioni di corpi di monache, in quanto nel luogo era situato il cimitero privato.[14]

Via Maestra

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Via Maestra[modifica | modifica wikitesto]

Via Carlo Alberto, meglio nota come "Via Maestra", collega Piazza Garibaldi con Piazza XX Settembre (conosciuta dagli abitanti della zona anche come "Piazza della verdura" per via del mercato di alimentari che viene fatto in essa), attraverso i suoi antichi portici (asse portante di Nizza Monferrato), con archi a tutto sesto e ribassati, al di sotto dei quali si trovano ancora antichi tondini metallici di rinforzo. Alcune abitazioni, dai pregevoli balconi in ferro battuto, risalgono al Settecento e all'Ottocento. Sotto, trovano posto i negozi più caratteristici di Nizza. È la via principale del centro storico della città.[14]

Curiosità

La forma della città, nella zona più antica, è singolarmente triangolare[7].

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

Nella cittadina è presente il "Parco degli alpini", un'area verde sulle sponde del torrente Belbo, attrezzato di panchine per trascorrere il tempo in relax. Il parco non è privato, è aperto al pubblico ed è stato completato nel 2006.