Sacile

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Sacile
comune
Sacile – Stemma Sacile – Bandiera
   
Sacile – Veduta
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Friuli-Venezia Giulia-Stemma.png Friuli-Venezia Giulia
Provincia Provincia di Pordenone-Stemma.png Pordenone
Amministrazione
Sindaco Roberto Ceraolo (PdL-Lega Nord) dall'8-6-2009
Territorio
Coordinate 45°58′00″N 12°30′00″E / 45.966667°N 12.5°E45.966667; 12.5 (Sacile)Coordinate: 45°58′00″N 12°30′00″E / 45.966667°N 12.5°E45.966667; 12.5 (Sacile) (Mappa)
Altitudine 25 m s.l.m.
Superficie 32,74 km²
Abitanti 19 990[1] (31-12-2014)
Densità 610,57 ab./km²
Frazioni Casut, Cavolano, Cornadella, Ronche, San Giovanni del Tempio, San Giovanni di Livenza, San Liberale, San Michele, San Odorico, Schiavoi, Topaligo, Villorba, Vistorta
Comuni confinanti Brugnera, Caneva, Cordignano (TV), Fontanafredda, Gaiarine (TV)
Altre informazioni
Cod. postale 33077
Prefisso 0434
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT 093037
Cod. catastale H657
Targa PN
Cl. sismica zona 2 (sismicità media)
Cl. climatica zona E, 2 461 GG[2]
Nome abitanti sacilesi
Patrono san Nicola
Giorno festivo 6 dicembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Sacile
Sacile
Posizione del comune di Sacile nella provincia di Pordenone
Posizione del comune di Sacile nella provincia di Pordenone
Sito istituzionale

Sacile (Sacil in veneto, pronuncia /saˈʧil/, Sacîl in friulano[3]) è un comune italiano di 19 990[1] abitanti della provincia di Pordenone, in Friuli-Venezia Giulia.

 

 

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Sacile è la seconda città della provincia e la sesta della regione per numero di abitanti. Il caratteristico centro storico sorge su due isole sul fiume Livenza lungo le cui sponde si affacciano numerosi palazzi nobiliari del periodo veneziano; è soprannominata anche Giardino della Serenissima e Porta del Friuli.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

In epoca romana il territorio di Sacile rientrava nella giurisdizione del municipio di Oderzo, ma non è provata l'esistenza di un vero centro abitato. Dopo la distruzione di Oderzo da parte dei Longobardi di re Grimoaldo (667), la zona assunse importanza strategica in quanto localizzata nel punto in cui la strada che collegava Pavia (capitale del regno longobardo) a Cividale superava il Livenza tramite un ponte; in aggiunta, il fiume era divenuto un confine naturale tra i neoistituiti ducati di Ceneda e del Friuli.

Il primo riferimento alla zona di Sacile è contenuto nell'Historia Langobardorum di Paolo Diacono, dove è ricordato uno scontro tra i friulani fedeli a re Cuniperto e le truppe del ribelle Alachis avvenuto sul finire del VII secolo presso il ponte, posto nella selva di Capulanus (Cavolano). Si può supporre - con qualche riserva - che ancora Sacile non esistesse.

Alla luce di ciò, si ipotizza che Sacile sia stata fondata nell'VIII secolo come avamposto militare collocato presso un'isola artificiale (un "sacco", da cui il toponimo) ottenuta grazie all'escavo di una diversione del Livenza. Mantenne a lungo una condizione di centro di confine, stretto tra le giurisdizioni del castello di Cavolano, a sud, e del castello di Caneva, a nord e, dal punto di vista ecclesiastico, tra le diocesi di Ceneda e di Concordia[4].

Il fortilizio doveva essere ancora in piena attività nel X secolo, quando avrebbe sostenuto l'invasione degli Ungari, tuttavia con il tempo cominciò ad affiancare alle funzioni militari quelle di centro industriale e commerciale. Grazie alla presenza del Livenza che forniva l'energia meccanica necessaria, il borgo poté arricchirsi di impianti per la lavorazione dei metalli e la molitura. Lo stesso fiume, grazie ad alcune opere idrauliche, venne reso navigabile fino al mare, aprendolo ai traffici.

Discorso diverso per i mercati i quali, per questioni soprattutto igieniche, non potevano tenersi all'interno della città. La zona extramuraria, come si è visto, ricadeva però sotto altre giurisdizioni e i Sacilesi dovettero quindi faticare non poco per ottenere concessioni dai vicini, che talvolta si risolvevano in violenti liti.

A partire dall'XI secolo la città poté godere di ulteriori vantaggi in concomitanza con la formazione dello Stato patriarcale. I principi-vescovi, infatti, scelsero Sacile per trascorrervi lunghi soggiorni durante i quali emetteva sentenze, incontrava ambasciatori, organizzava feste. Nel 1190 l'abitato ottenne le libertà comunali, ovvero la concessione dell'autonomia amministrativa mediante la stesura di propri statuti. In età medievale, dunque, Sacile rappresentava un centro aperto e dinamico, decisamente opposto alle ristrette realtà dei feudi confinanti[5].

Nel 1420 Sacile, come il resto del Friuli, venne annessa alla Repubblica di Venezia; durante il periodo veneziano ci fu un grande sviluppo grazie ai commerci, soprattutto fluviali e molte famiglie nobili eressero i loro palazzi lungo il fiume e i suoi canali. Nel 1797, alla caduta della Serenissima, Sacile perse il potere sui territori dei paesi vicini ed entrò in una crisi economica.

Il 3 aprile 1809, a Camolli nei pressi di Sacile ci fu una battaglia tra le truppe austriache e quelle francesi ed italiane che furono sconfitte e furono costrette a ritirarsi.

Nel 1816 con la Restaurazione Sacile entrò a far parte del Regno Lombardo-Veneto; nel 1855 arrivò la ferrovia Venezia-Udine che contribuì a rilanciare l'economia.

Con l'annessione al Regno d'Italia nel 1866 sorsero anche le prime attività industriali. Il terremoto del 18 ottobre 1936 provocò gravi danni agli edifici, danneggiando anche l'antica cinta muraria.

Logistica militare[modifica | modifica wikitesto]

Nello scacchiere geopolitico del Friuli, Sacile è stata considerata dalla Forze armate italiane una località strategica dal punto di vista militare, dotata di una autonoma stazione sull'importante linea ferroviaria Venezia-Udine. Il distretto militare di Sacile fu istituito nel 1907 ed ebbe importanza durante la prima guerra mondiale (esiste una cartolina con le "nuove caserme" spedita nel 1916) e fino agli anni 1960.

Una prima caserma fu eretta sui resti di un antico convento acquistato dal Comune e ospitò un reparto di bersaglieri e un distaccamento del terzo cavalleggieri "Savoia". Dopo il primo conflitto la caserma fu intitolata allo scrittore triestino e volontario irredentista Scipio Slataper. Da allora la caserma ha ospitato sempre importanti reparti militari di fanteria. Dal 1949 al 1976 è stata sede del 182º Reggimento Fanteria Corazzata Garibaldi. Attualmente ospita il "7º Reggimento Trasmissioni".

A causa dell'importanza logistica di Sacile fu ripetutamente bombardata sia durante la prima che nella seconda guerra mondiale.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Sacile è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia di Bronzo al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Duomo[modifica | modifica wikitesto]

Il Duomo di San Nicolò, costruito da Beltrame e Vittorino da Como tra il 1474 e il 1496 in stile rinascimentale (anche se si possono notare delle reminiscenze dell'arte gotica, come ad esempio negli archi; è stato restaurato nelle forme originarie dopo il terremoto del 1976) custodisce al suo interno opere di Andrea Vicentino, Francesco da Bassano, Palma il Giovane, Pino Casarini e di altri artisti.

Chiesa della Madonna della Pietà[modifica | modifica wikitesto]

La Chiesa della Madonna della Pietà, (XVII secolo): questa piccola chiesa a pianta esagonale si affaccia sul Livenza, al suo interno si trova una statua in petra arenaria raffigurante la Pietà.

Chiesa di San Gregorio[modifica | modifica wikitesto]

La Chiesa di San Gregorio (XVI secolo): ora sconsacrata ed adibita a mostre e concerti, era la chiesa del vecchio ospedale di origine medievale.

Oratorio di San Giuseppe[modifica | modifica wikitesto]

L'Oratorio di San Giuseppe si trova in piazzetta 4 novembre. Si tratta di un piccolo gioiello di chiesetta risalente al Seicento. All'interno vi si trova la lapide di sepoltura di Bellavite, risalente al 1680. La struttura, tuttora proprietà privata, viene aperta al culto nei mesi di maggio, ottobre e il 19 marzo festa del santo a cui è dedicata.

Chiesa di San Liberale[modifica | modifica wikitesto]

Edificio religioso risalente al ventesimo secolo è "copia perfetta"[6] del grande tempio dipinto da Raffaello Sanzio nell'olio su tavola "Sposalizio della Vergine" custodito alla Pinacoteca Brera di Milano.

Chiesetta della Madonna delle Grazie[modifica | modifica wikitesto]

L'antico luogo di culto, in località Vistorta, conserva al suo interno alcuni affreschi di fine duecento e inizi seicento.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Scorcio del centro storico

Palazzo Ragazzoni-Flangini-Biglia[modifica | modifica wikitesto]

Il Palazzo Ragazzoni-Flangini-Biglia (XV secolo) fu abitato e ampliato dalla famiglia veneziana Ragazzoni, signori del feudo di S.Odorico. Al suo interno si trova un ciclo di affreschi di Francesco Montemezzano raffiguranti la storia della famiglia[7].

Palazzo Bellavitis[modifica | modifica wikitesto]

Il Palazzo Bellavitis si trova in Via XXV Aprile civico nº2. Si tratta di un palazzo di campagna risalente al 1600 con pavimenti a terrazzo veneziano, bel cortile interno con pozzo ed un bellissimo oleandro di oltre 50 anni a fiori bianchi. A metà scalinata centrale due affreschi, posti uno di fronte all'altro con gli stemmi delle famiglia Conti Bellavitis e Frangipane, sovrastano rari dipinti di giardini all'Italiana.

Torrioni[modifica | modifica wikitesto]

I Torrioni di Prà Castelvecchio e largo Salvadorini sono i resti delle antiche fortificazioni trecentesche.

Altri luoghi degni di nota[modifica | modifica wikitesto]

  • La Piazza del Popolo, di forma irregolare, ospita palazzi porticati in stile veneto.
  • Parco di Villa Brandolini d'Adda (frazione di Vistorta) è uno dei parchi più rinomati del Friuli occidentale[8].

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Nella città ha sede uno dei maggiori produttori di pianoforti da concerto del mondo, la Fazioli Pianoforti S.p.A.[9], fondata nel 1981 dall'ingegner Paolo Fazioli, produce mediamente dai 120 ai 150 strumenti all'anno con una costruzione completamente artigianale[10]. La produzione si distingue da modelli di varie lunghezze, da cui poi derivano i nomi, dal quarto di coda F156 al gran coda F308.