Arezzo


Arezzo
comune
Arezzo – Stemma
Lato nord-ovest della Piazza Grande: Esterno dell'abside di Santa Maria della Pieve (sx), Palazzo dei tribunali e Palazzo della Fraternita dei Laici (dx, più scuro)
Lato nord-ovest della Piazza Grande: Esterno dell'abside di Santa Maria della Pieve (sx), Palazzo dei tribunali e Palazzo della Fraternita dei Laici (dx, più scuro)
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Coat of arms of Tuscany.svg Toscana
Provincia Provincia di Arezzo-Stemma.png Arezzo
Amministrazione
Sindaco Alessandro Ghinelli (FI) dal 14/06/2015
Data di istituzione 16/06/2015
Territorio
Coordinate 43°28′24″N 11°52′12″ECoordinate43°28′24″N 11°52′12″E (Mappa)
Altitudine 296 m s.l.m.
Superficie 384,7[2] km²
Abitanti 99 434[3] (01-01-2015)
Densità 258,47 ab./km²
Frazioni vedi elenco
Comuni confinanti AnghiariCapolona,Castiglion Fibocchi,Castiglion FiorentinoCittà di Castello (PG), Civitella in Val di ChianaCortonaLaterina,Marciano della Chiana,Monte San SavinoMonte Santa Maria Tiberina (PG),MonterchiSubbiano
Altre informazioni
Cod. postale 52100
Prefisso 0575
Fuso orario UTC+1
CodiceISTAT 051002
Cod. catastale A390
Targa AR
Cl. sismica zona 2 (sismicità media)
Cl. climatica zona E, 2 104 GG[4]
Nome abitanti aretino, aretini[1]; arretino, arretini (antico)[1]
Patrono san Donato
Giorno festivo 7 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Arezzo
Arezzo
Posizione del comune di Arezzo all'interno dell'omonima provincia
Posizione del comune di Arezzo all'interno dell'omonima provincia
Sito istituzionale

Arezzo è un comune italiano di 99.434 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Toscana.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La città di Arezzo è situata alla confluenza di tre delle quattro vallate che compongono la sua provincia. Direttamente a Nord della città ha inizio il Casentino, che è la valle percorsa dal primo tratto dell'Arno; a Nord-Ovest si trova il Valdarno Superiore, sempre percorso dall'Arno nel tratto che scorre fra Arezzo e Firenze; a Sud si trova la Val di Chiana, una pianura ricavata dalla bonifica di preesistenti paludi, il cui più importante corso d'acqua è il Canale Maestro della Chiana. Tramite l'agevole valico del Torrino e lavalle del Cerfone, si ha accesso a Nord-Est alla quarta vallata, la Valtiberina, percorsa dal primo tratto del Tevere.

Il territorio del comune è molto ampio e vario: si passa dalla pianura che si apre sulla Val di Chiana e sull'Arno, alle colline, a Sud della città, a zone montuose, soprattutto ad Est. Come conseguenza della grande estensione del territorio comunale i comuni che vi confinano sono numerosi: sul lato della Val di Chiana ci sono Civitella in Val di ChianaCastiglion FiorentinoCortonaMonte San Savino e Marciano della Chiana; sul lato del Valdarno superiore ancora Civitella in Val di Chiana, Laterina e Castiglion Fibocchi; sul lato del Casentino Capolona e Subbiano; sul lato della Valtiberina AnghiariMonterchi e i due comuni umbri di Città di Castello eMonte Santa Maria Tiberina (toscano fino al 1927).

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Clima della ToscanaStazione meteorologica di Arezzo San Fabiano e Stazione meteorologica di Arezzo Molin Bianco.

Il clima della città di Arezzo e delle zone limitrofe presenta le caratteristiche di continentalità più accentuate di tutta la Toscana, vista la posizione a cavallo tra il Valdarno e la Val di Chiana con la dorsale appenninica nelle relative vicinanze.

Secondo la classificazione dei climi di Köppen il clima della città di Arezzo appartiene al gruppo Cfa (clima subtropicale umido), ma borderline con il clima del gruppo Cfb (clima oceanico) in quanto la temperatura media del mese più caldo è soltanto di poco superiore a 22 °C (22.1 °C secondo la media 1971-2000). Le precipitazioni presentano un carattere irregolare, perché la zona può essere influenzata sia dalle correnti umide atlantiche che da quelle secche continentali provenienti da settentrione e da oriente.

L'escursione termica risulta elevata sia nei valori giornalieri che annui. La neve in inverno non è rara e la media storica si aggira intorno ai 20 cm annui ma dal 2001 al 2012 l'accumulo medio annuo è sceso a 8,25 cm in base ai rilevamenti effettuati alla stazione meteorologica dell'Aeronautica Militare.

Le temperature estreme registrate nel territorio comunale sono la massima assoluta di +41,5 °C registrata alla stazione meteorologica di Arezzo San Fabiano il 26 luglio 1983 e la minima assoluta di -20,2 °C registrata alla stazione meteorologica di Arezzo Molin Bianco l'11 gennaio 1985, seguita dalla minima assoluta di -20,0 °C registrata alla stazione idrologica di Palazzo del Pero (frazione all'estremità orientale del territorio comunale) il 13 gennaio 1968 e il 7 gennaio 1985.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Arezzo.

Città etrusca[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Etruria.

Arezzo sorse in epoca pre-etrusca in una zona abitata fin dalla preistoria, come dimostra il ritrovamento di strumenti di pietra e del cosiddetto "Uomo dell'Olmo", risalente al Paleolitico, avvenuto nei pressi della frazione dell'Olmo durante i lavori di scavo di una breve galleria della linea ferroviaria Roma-Firenze nel 1863.

La zona posta alla confluenza di ValdarnoValdichiana e Casentino, infatti, è passaggio naturale per chi voglia attraversare l'Appennino. Si ha notizia poi di insediamenti stabili di epoca pre-etrusca in una zona poco distante dall'attuale area urbana, il colle di San Cornelio, dove si sono rinvenute tracce di una cinta muraria di difficile datazione poiché sovrimpresse dalle poderose mura romane. L'abitato etrusco sorse invece sulla sommità del colle di San Donato, occupata dall'attuale città. Si sa che la Arezzo etrusca, chiamata Aritim (latinoArretium), esisteva già nel IX secolo a.C.

Arezzo fu poi una delle principali città etrusche, e molto probabilmente sede di una delle 12 lucumonie. A questo periodo risalgono opere d'arte di eccezionale valore, come la Chimera, conservata a Firenze, la cui immagine caratterizza talmente la città quasi da diventarne un secondo simbolo e inoltre è da segnalare l'ampia necropoli di Poggio del Sole, formatasi nel VI secolo a.C. ed utilizzata fino all'età romana.

Al sorgere della potenza di Roma la città, insieme alle consorelle etrusche, tentò di arginarne le tendenze espansionistiche, ma l'esercito messo insieme da Arezzo, Volterra e Perugia fu sconfitto a Roselle, presso Grosseto, nel 295 a.C.; e così nel III secolo a.C. Arezzo fu conquistata dai Romani che latinizzarono il suo nome etrusco Arretium.

Presidio romano[modifica | modifica wikitesto]

Anfiteatro romano di Arezzo, età adrianea (117-138 d.C.)
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Conquista romana dell'Etruria.

Durante l'epoca romana, specialmente nel periodo repubblicano, Arezzo divenne un simbolo importantissimo dell'espansione romana a nord, ed un bastione difensivo del nascituro impero, grazie alla sua posizione strategica che ne faceva tappa obbligata per chiunque volesse raggiungere la sempre più potente città sulTevere. Arezzo si trovò dunque a doversi difendere dai Galli Senoni che marciavano contro Roma. In suo soccorso giunse una robusta armata guidata dal console Lucio Metello, che trovò la morte in battaglia ma arrestò l'avanzata dei Galli. Del fatto rimane traccia in un toponimo, Campoluci, che indica il tratto di piana vicino all'Arno in cui il console combatté e morì. Dopo il fatto, Arezzo divenne sede di un presidio romano permanente.

Rimase però sempre gelosa della sua autonomia, tanto che cercò più volte di riconquistare l'indipendenza nel corso delle guerre civili della Roma repubblicana, schierandosi prima con Mario e poi con PompeoSilla eCesare si vendicarono facendone una colonia per i loro veterani, il che provocò un notevole riassestamento demografico che cancellò da Arezzo - come da tutta l'Etruria - le rimanenti tracce della vecchia cultura.

All'inizio dell'età imperiale la città, operosa e ricca di inventiva, divenne ricca e prospera come al tempo delle guerre puniche, quando era stata la principale fornitrice di armi per la spedizione di Scipione in Africa. Sorsero numerosi stabilimenti pubblici, come il teatro, le terme, ed un anfiteatro di notevoli dimensioni che è giunto fino ai nostri giorni. La vita culturale ebbe un grande impulso grazie alla feconda attività del primo degli aretini illustri nel mondo delle arti e delle lettere, Gaio Cilnio Mecenate, il cui nome rimarrà per sempre legato alla promozione della cultura. Arezzo fu anche un centro di lavorazione dei metalli e, soprattutto, di vasi di ceramica: i vasi prodotti ad Arezzo erano detti "corallini" per il loro colore.

Statua a Guido Monaconella piazza omonima ad Arezzo

Primo millennio d.C.[modifica | modifica wikitesto]

Al crollo dell'impero, Arezzo pur subendo il declino della decadenza dell'impero romano e delle invasioni barbariche, il prestigio secolare e la favorevole posizione sulla via Cassia mantennero ad Arezzo una forte importanza anche durante i secoli bui nell'Alto Medioevo. Terra di confine tra i domini dei Goti e l'esarcato bizantino di Ravenna fu testimone di aspri scontri fra le due fazioni e fu uno dei primi centri occupati daiLongobardi. I Goti e i Longobardi incisero molto sulla composizione etnica e sulla lingua degli aretini. I longobardi costruirono castelli e pievi gettando le basi di Arezzo medievale. Con l'arrivo dei Franchi di Carlo Magno che privilegiarono i rapporti con quello che ritenevano il più alto potere locale, il vescovado, la diffusione del Cristianesimo, infatti, era divenuta sede di episcopato. Si tratta di una delle poche città di cui sono noti tutti i vescovi che si sono succeduti fino ad oggi. Dopo il mille il suo vescovo iniziò a fregiarsi, primo in Italia, del titolo di "Conte". A questo periodo risalgono il perduto "Duomo Vecchio" del Colle del Pionta, ai cui lavori partecipò Maginardo, il Cattedrale e la Pieve di Santa Maria Assunta.

Sotto la protezione del vescovo si sviluppò nel contado aretino anche un folto numero di abbazie, che contribuirono a ricostruire un sistema di scambi ed un minimo ambito culturale. In questo periodo Arezzo vide la nascita di un altro dei suoi figli illustri: Guido Monaco. Fattosi benedettino nell'abbazia di Pomposa e successivamente a Roma, elaborò il nuovo metodo di notazione musicale ed il tetragramma.

Libero comune[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il 1000 al potere feudale, identificato con il vescovo che risiedeva fuori dalla città sull'altura del Pionta, arroccato come in un castello, venne affiancandosi un potere cittadino, l'ordinamento della città ebbe un'evoluzione e si affermò il libero comune: la presenza di un console è attestata ad Arezzo nel 1098. La duplicità di poteri generò presto un conflitto tra il vescovo, che vedeva la sua autorità feudale provenire dall'imperatore e quindi incarnava la prima espressione del partito ghibellino, e la magistratura cittadina. L'attrito sfociò in varie sollevazioni popolari contro il vescovo e nella rappresaglie di questo, che chiamò in soccorso l'imperatore Arrigo, il quale scendendo in Italia verso Roma, trovava per l'appunto Arezzo nella sua strada. La rappresaglia fu durissima ma non arrestò lo sviluppo del Comune, che proseguì soprattutto dopo il concordato di Worms del 1122 che poneva fine alle controversie tra impero e papato e, di fatto, alla figura dei vescovi-conti.

Il palazzo comunale

È a questo periodo, all'inizio del XIII secolo, che risale l'avvio della costruzione della Pieve, concepita per ospitare un vescovo ridimensionato alle sue funzioni pastorali, e di altre chiese che accogliessero gli ordini monastici inurbati forzatamente dopo la confisca dei loro possedimenti feudali. L'influenza territoriale di Arezzo crebbe notevolmente culminando con la presa di Cortona, avvenuta nel 1298 dopo una sanguinosa battaglia. Alla rinnovata importanza politica si accompagnò una fioritura culturale: la città si dotò di una università, lo Studium, i cui ordinamenti risalgono al 1252, brillarono i primi ingegni della nuova poesia lirica italiana Guittone d'Arezzo e Cenne da la Chitarra; della scienza con quelRistoro che nel 1282 scrisse "La composizione del mondo" prima opera scientifica in volgare; e della pittura, conMargaritone d'Arezzo, poi affiancato da maestri fiorentini e senesi quali Cimabue e Pietro Lorenzetti. Nel 1304 infine nasceva ad Arezzo, da un fuoriuscito fiorentino, Francesco Petrarca.

La battaglia di Campaldino[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Campaldino.

Mentre la potenza di Arezzo cresceva sempre di più, cresceva contemporaneamente la voglia delle città vicine di pareggiarne l'importanza, ed era perciò inevitabile che si arrivasse allo scontro con Firenze e Siena. Dopo alterne vicende la Arezzo ghibellina subì una disfatta contro le armate senesi e fiorentine nella battaglia di Campaldino (1289) nei pressi di Poppi. In questa battaglia, a cui partecipò Dante Alighieri per la parte guelfa, morì anche il vescovo di ArezzoGuglielmino Ubertini. In seguito si affermò la signoria dei Tarlati di Pietramala, il cui principale esponente fu Guido Tarlati che pur essendo divenuto vescovo nel 1312 continuò a mantenere buoni rapporti con la fazione ghibellina, in Toscana e fuori, come ad esempio con gli Ordelaffi di Forlì. La signoria di Guido Tarlati mise temporaneamente fine alle dispute di fazione tra i Tarlati e gli Ubertini e la famiglia guelfa dei Boscoli; tanto feroci che San Francesco si era rifiutato a suo tempo di entrare in città, vedendola "infestata dai diavoli", episodio ricordato da Giotto negli affreschi della Basilica superiore di San Francesco d'Assisi.

Guido Tarlati risanò il bilancio dello Stato, portandolo a una tale floridità che Arezzo prese a battere moneta propria, ampliò la cinta muraria, concluse una onorevole pace con Firenze e riuscì ad allearsi con Siena e ad espandere il dominio territoriale verso sud e verso est, lui vescovo, a spese dei possedimenti pontifici; tanto che il Papa da Avignone lo scomunicò e lo dichiarò eretico. Ciò non gli impedì, nel 1327, di incoronare imperatore a Milano Ludovico il Bavaro. In questo periodo si era anche sviluppata una forte borghesia mercantile che aveva imposto alcune modifiche nel governo della città, come la creazione della magistratura del capitano del popolo e delle corporazioni delle arti, e la costituzione di una magistratura rappresentativa delle quattro parti in cui la città venne divisa: porta Crucifera, porta del Foro, porta Sant'Andrea e porta del Borgo, alle quali si richiamano i quattro quartieri che disputano l'odierna Giostra del Saracino.

A Guido Tarlati passato a miglior vita nel 1327 successe Pier Saccone, il fratello, che non era della stessa pasta. Arezzo cominciò progressivamente a perdere terreno nei confronti della rivale Firenze, perdendo per la prima volta l'indipendenza nel 1337: Pier Saccone, pressato dagli oppositori interni, dai nemici esterni (fiorentini e perugini) e dalla crisi economica, cedette Arezzo a Firenze per dieci anni in cambio di denaro. Trascorso questo periodo, l'indipendenza fu recuperata, ma non la prosperità. La seconda metà del Trecento fu caratterizzata tuttavia da una sostanziale pace sociale, che terminò bruscamente con il progetto del vescovo Giovanni Albergotti di fare entrare Arezzo nella sfera d'influenza del papato. Le lotte tra guelfi e ghibellini riesplosero con violenza, e la città conobbe più volte l'esperienza del saccheggio da parte di soldataglie mercenarie chiamate in soccorso ora dall'una ora dall'altra parte, o anche venute per l'una e passate all'altra se questa pagava meglio, secondo il costume dell'epoca. Ultimo fu il capitano di ventura francese Enguerrand de Coucy che transitava nella zona diretto a Napoli, dove doveva attaccare Carlo III di Napoli per conto di Luigi d'Angiò, e fu assoldato dalla parte ghibellina che era stata appena espulsa dalla città. Enguerrand prese con facilità quel che rimaneva di Arezzo, ma nel frattempo il suo signore Luigi d'Angiò moriva, lasciando l'armata senza scopo e senza soldo. Firenze ne approfittò immediatamente, offrendo al capitano francese quarantamila fiorini perché consegnasse Arezzo, ed egli accettò. Dopo di che, Enguerrand valicò l'Appennino, recando con sé la preziosa reliquia della testa di San Donato, patrono di Arezzo. Alla sua venuta a ForlìSinibaldo Ordelaffi, il Signore di quella città, riscattò la reliquia, che tenne con grande venerazione fino a che essa fu restituita agli aretini[5].

Nel 1384, dunque, Arezzo fu annessa allo stato toscano dominato da Firenze. Il dominio fiorentino è visibile d'ora in poi anche nell'architettura e nell'Arte: Spinello Aretino fu l'ultimo artista di scuola autoctona; dopo di lui prevale la scuola fiorentina. In questo periodo furono realizzati da Piero della Francesca gli affreschi della Leggenda della Vera Croce nella Basilica di San Francesco. Il governo fiorentino tentò di rendersi gradito alla città, riuscendovi in parte grazie alla saggia elezione a segretario della Repubblica di un aretino di alto spessore, lo storico e poeta Leonardo Bruni, che si adoperò per favorire l'integrazione di Arezzo nel nuovo Stato toscano ormai, con l'eccezione di Siena e Lucca, interamente sotto il controllo di Firenze. Vi fu tuttavia un lento decadimento economico e culturale della città. La parte più antica, comprendente la rocca e la Cattedrale, fu profondamente modificata con la costruzione della Fortezza Medicea, esempio precoce di fortificazione alla moderna.

Epoca moderna[modifica | modifica wikitesto]

Il quadrante dell'orologio di Felice da Fossato in Piazza Grande, 1552
Casa dei Lappoli

Nel primo cinquecento Arezzo si trovò coinvolta in una rivolta antifiorentina, che oppose a Firenze il capitano di ventura Vitellozzo Vitelli, il "duca Valentino" Cesare Borgia e suo padre papa Alessandro VI, e il re di Francia Luigi XII. La sommossa si spense però dopo pochi giorni, e costò la vita al Vitelli che fu fatto uccidere dallo stesso Cesare Borgia durante un banchetto, con un metodo cui Niccolò Machiavelli dedicò un trattato datato 1503. Nel 1525 sulla città e sul contado si abbatté una pestilenza, cui seguì una carestia che mise in ginocchio l'economia aretina e portò ad una nuova sollevazione contro Firenze nel 1529, anche questa però più legata ad avvenimenti esterni che ad una vera volontà popolare. I Medici, che erano stati scacciati da Firenze nel 1527, avevano ora dalla loro il papa Clemente VII, appartenente alla famiglia dei Medici. Questi concluse una pace con l'Impero e si assicurò così un'armata imperiale, comandata daFiliberto di Chalons, per imporre a Firenze il ritorno dei Medici. L'armata proveniente da Roma passò dal territorio di Arezzo, allora parte dei possedimenti fiorentini e presidiata da una guarnigione fiorentina, e la città anziché tentare una improbabile resistenza all'assedio pensò di profittare della situazione per riconquistare l'indipendenza, trattando la resa tramite un ufficiale dell'esercito imperiale originario della Valtiberina, tale Francesco di Bivignano, detto "il conte rosso". La guarnigione fiorentina si rifugiò in fortezza ma fu presto cacciata, mentre il Conte Rosso si impadroniva di parte del ValdarnoAnghiari e Sansepolcro. Ma terminata la contesa con la sconfitta della Repubblica fiorentina a Gavignana nell'agosto del 1530, i Medici non videro più la ragione per tenere Arezzo separata dal resto della Toscana, ed inviarono di nuovo l'esercito imperiale a prenderne possesso. Nel 1554 cadeva anche Siena, ed una quindicina di anni dopo tutta la Toscana, con l'eccezione di Lucca e dello Stato dei Presidi presso l'Argentario, diveniva Granducato.

Cosimo I Medici attuò ad Arezzo un piano di ristrutturazione urbanistica a scopi difensivi: il perimetro della cinta muraria fu ridotto come il numero delle porte, la fortezza fu ricostruita e ampliata. In questo contesto fu anche completata la cattedrale, e furono abbattuti tutti gli storici edifici della Città, tra cui l'antico Palazzo del Comune e il Palazzo del Capitano del Popolo, il Palazzo dei Tarlati di Pietramala e 17 edifici religiosi: in pratica l'intero centro storico turrito della città antica sede della città etrusca e del foro romano, creando con il materiale derivato dalla distruzione degli edifici uno spazio piano fra i due colli di San Pietro e San Donato, furono costruite le Logge Medicee dovute alla mano di Giorgio Vasari. Durante i lavori di scasso vennero rinvenute le celebri statue di bronzo della Minerva di Arezzo e dellaChimera di Arezzo. Venne inoltre completamente abbattuto il Duomo Vecchio e gli edifici ecclesiastici millenari che lo circondavano sul Colle del Pionta, il cosiddetto " Vaticano " aretino situato fuori delle mura trecentesche per evitare che potesse essere utilizzato a scopi militari da nemici che assediassero Arezzo. Il periodo del Granducato Mediceo a partire dalla seconda metà del Cinquecento vide però, in tutta la Toscana, un lento ma inesorabile decadimento economico e culturale accompagnato da decremento demografico, che si invertirà solo nel settecento, con le iniziative illuminate di Pietro Leopoldo di Lorena.

Nel XVIII secolo fu portata a termine la bonifica della Val di Chiana. Nel 1796 cominciò una campagna militare di invasione dell'Italia da parte dei francesi. Il generale comandante di questa invasione era Napoleone Bonaparte. Anche Arezzo fu conquistata ma nel 1799 fu il centro del movimento del "Viva Maria", una delle insorgenze antinapoleoniche avvenute in quegli anni in Italia.

In seguito a questi fatti Arezzo fu riconosciuta dal Granduca di Toscana capoluogo di provincia. Nel 1860 il Granducato di Toscana, e quindi Arezzo, entrò a far parte del Regno d'Italia.

La riconquistata autonomia amministrativa e l'apertura delle comunicazioni ferroviarie con Firenze e Roma stimolarono nuovi fermenti. Lo sviluppo continuò tra Ottocento e Novecento, com'è dimostrato dalla forte crescita della popolazione, dal progressivo spostarsi del centro cittadino verso la pianura con la costruzione di nuovi quartieri, nonché da varie iniziative industriali e commerciali. Nel 1925 fu edificato il Palazzo della Provincia, affrescato da Adolfo de Carolis con la sala dei "Grandi aretini". Una brusca interruzione di questo processo evolutivo fu causata dalla seconda guerra mondiale, quando i bombardamenti distrussero quasi il 60% degli edifici, con danni ingenti anche al patrimonio artistico il quale venne comunque recuperato. Gli Aretini parteciparono con coraggio alla lotta partigiana, pagando un pesante tributo di vittime[6]. Nel dopoguerra ci si accinse con fervore alla ricostruzione, e già negli anni cinquanta era ripreso in pieno lo sviluppo, che tendeva ormai a conferire alla città nuovi connotati urbanistici, economici e politici.