Corbetta (AFI: /kor'betta/[5]; Corbetta in dialetto milanese[6][7] AFI: /kur'bɛta/, Curbèta nella parlata locale; AFI: /kur'bɛta/) è un comune italiano di 19 070 abitanti[2] della città metropolitana di Milano in Lombardia. È il secondo comune del territorio del magentino per numero di abitanti.
Le origini dell'abitato sono riconducibili già all'epoca celtica tra il VII ed il VI secolo a.C., periodo al quale risalgono i più antichi reperti trovati nel territorio del comune.
Grazie al suo ruolo di capopieve, per secoli ha rappresentato un punto di forza religioso fondamentale per lo sviluppo del cristianesimo nell'area, proseguito in epoca moderna dal locale santuario, divenuto uno dei maggiori centri di fede mariana del magentino e dell'abbiatense.
Morfologicamente, il territorio di Corbetta (pari a 18,69 km²) è caratterizzato dall'ambiente pianeggiante tipico della pianura padana, prevalentemente adatto a boschi o coltivazioni tipiche delle colture asciutte, i quali insieme occupano quasi i 3/4 del territorio comunale. L'altitudine varia tra 127 metri e i 147 m s.m.l.[8] con una pendenza media del 3%.[9]
Le formazioni boschive del territorio presentano una vegetazione sub-mediterranea, costituita da alberi d'alto fusto, cedui e cespugliati. La pianta più diffusa è indubbiamente la robinia, affiancata dalla quercia, nelle varietà del cerro e della farnia, oltre ad ontani, olmi, carpini, aceri e salici; il cespugliato ospita salici, pruni selvatici, biancospini e soprattutto sambuchi.
Geologicamente, Corbetta si trova all'interno di una pianura terrazzata formatasi di origine fluvio-glaciale, con un territorio denominato scientificamente Diluvium recente, costituito da depositi alluvionali post-glaciali con le formazioni più diffuse costituite essenzialmente da alluvioni antiche che hanno sedimentato ghiaia o sabbia e che costituiscono il sistema di terrazzi carbonatici sottostanti il livello medio della pianura. Gli strati alluvionali più recenti hanno invece sedimentato ghiaia, sabbia e limi con la conseguenza di apparire dunque argillosi per un metro di spessore e di presentarsi di colore brunastro. Da un punto di vista agronomico, i terreni definiti argillosi e limosi sul territorio si presentano come poveri di scheletro, poco profondi, di difficile lavorazione ed a bassa fertilità naturale e pertanto solo la costante azione dell'uomo nei secoli attraverso bonifiche idrauliche e abbondanti concimazioni organiche hanno permesso di migliorare le capacità agronomiche di questi terreni. Generalmente i terreni del comune presentano caratteristiche omogenee nelle loro componenti.[10]
Aspetto caratteristico dell'idrografia di Corbetta sono le risorgive, che un tempo avevano ampia rilevanza economica per l'agricoltura e oggi costituiscono una delle attrazioni principali del Parco agricolo Sud Milano. Alcuni di questi fontanili, attualmente, versano in cattive condizioni o sono asciutti, mentre altri come il fontanile di Castellazzo de' Stampi o quello di Soriano sono stati recentemente restaurati. Il comune è inoltre interessato, a sud-est, dalla presenza del manufatto artificiale del Canale scolmatore di Nord-Ovest (scolmatore dell'Olona) realizzato nel 1959, che tocca il comune per una lunghezza di circa 320 metri a sud della cascina Impero, al confine col comune di Cisliano.[9]
Corbetta fa inoltre parte, per la sua vicinanza al Naviglio Grande, del Polo dei Navigli istituito dalla Provincia di Milano.
Dal punto di vista sismico Corbetta presenta un rischio molto basso ed è stata classificata come il comune zona 4[11] (bassa sismicità) dalla protezione civile nazionale. Nella sua storia l'abitato ha percepito o ha risentito di tre terremoti di entità superiore a 5,5 ML: quello del 1117 (6,5 ML), quello del 1222 (6 ML) e quello del 1887 (6,3 ML)[12].
Il clima di Corbetta è quello continentale, tipico delle pianure settentrionali italiane con inverni freddi e abbastanza rigidi con diverse giornate di gelo[13], col fenomeno della nebbia, ed estati e che risentono di elevate temperature che possono superare i 30 °C e con l'umidità che può raggiungere l'80% causando quel fenomeno di caldo umido comunemente chiamato "afa"[13]. L'umidità non è comunque presente solo d'estate, ma è molto elevata tutto l'anno[13]. I dati provenienti dalla vicina stazione meteorologica di Milano Malpensa, ad ogni modo, indicano, in base alla media trentennale di riferimento (1961-1990) per l'Organizzazione Mondiale della Meteorologia, che la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno a -4 °C; quella del mese più caldo, luglio, è appena sopra i +28 °C.
Il comune appartiene alla zona climatica E, 2563 GR/G[14]. Corbetta, come del resto gran parte dei comuni della Pianura Padana, soffre di scarsa ventilazione[15].
La piovosità si concentra principalmente in autunno e in primavera con un minimo relativo invernale e con una media annua superiore ai 1000 mm, con un minimo relativo invernale[16][17][18].
MILANO LINATE (1971-2000) |
Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 5,9 | 9,0 | 14,3 | 17,4 | 22,3 | 26,2 | 29,2 | 28,5 | 24,4 | 17,8 | 10,7 | 6,4 | 7,1 | 18,0 | 28,0 | 17,6 | 17,7 |
T. min. media (°C) | −0,9 | 0,3 | 3,8 | 7,0 | 11,6 | 15,4 | 18,0 | 17,6 | 14,0 | 9,0 | 3,7 | 0,1 | −0,2 | 7,5 | 17,0 | 8,9 | 8,3 |
T. max. assoluta (°C) |
21,7 (1982) |
23,8 (1990) |
27,3 (1997) |
26,8 (1997) |
32,0 (1997) |
35,4 (1996) |
37,2 (1983) |
37,1 (1998) |
33,0 (1983) |
30,4 (1997) |
21,4 (1998) |
18,1 (1991) |
23,8 | 32,0 | 37,2 | 33,0 | 37,2 |
T. min. assoluta (°C) |
−14,4 (1985) |
−12,8 (1991) |
−7,4 (1971) |
−2,4 (1973) |
1,2 (1991) |
8,0 (1991) |
10,1 (1974) |
8,4 (1972) |
3,0 (1972) |
−2,3 (1973-1997) |
−6,0 (1983) |
−9,9 (1981) |
−14,4 | −7,4 | 8,0 | −6,0 | −14,4 |
Giorni di calura (Tmax ≥ 30 °C) | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 4 | 14 | 12 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 30 | 1 | 31 |
Giorni di gelo (Tmin ≤ 0 °C) | 18 | 13 | 4 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 5 | 16 | 47 | 5 | 0 | 5 | 57 |
Precipitazioni (mm) | 58,7 | 49,2 | 65,0 | 75,5 | 95,5 | 66,7 | 66,8 | 88,8 | 93,1 | 122,4 | 76,7 | 61,7 | 169,6 | 236,0 | 222,3 | 292,2 | 920,1 |
Giorni di pioggia | 7 | 5 | 7 | 8 | 9 | 8 | 5 | 7 | 6 | 8 | 6 | 6 | 18 | 24 | 20 | 20 | 82 |
Giorni di nebbia | 21 | 12 | 5 | 2 | 1 | 1 | 1 | 1 | 4 | 12 | 16 | 17 | 50 | 8 | 3 | 32 | 93 |
Umidità relativa media (%) | 83 | 75 | 70 | 72 | 72 | 71 | 70 | 72 | 74 | 80 | 83 | 84 | 80,7 | 71,3 | 71 | 79 | 75,5 |
Le tradizioni più antiche che mirano a spiegare l'origine del nome della città di Corbetta ci consegnano il toponimo Curia picta che potrebbe appunto significare "corte dipinta" o più semplicemente sede di un'antica curtis con l'aggiunta dell'aggettivo picta a identificarne lo splendore dettato dalla presenza di pitture. Nel medioevo, invece, il borgo di Corbetta è chiamato Curbitum dallo storico Wippone,[19] Corio-Picta dallo storico Landolfo il Vecchio[20], altrove invece, ancora in epoca medievale, prevaleva il latinismo Curia-picta (o Curia pincta)[21] Sancti Ambrosii e Castrum Sancti Ambrosii. Un'ipotesi relativamente recente propende a spiegare il nome della città con i due termini celto-liguri di cur (anello) e betda (casa di legno): un gruppo di case fortificate circondate da un fossato difensivo[22].
Secondo la tradizione popolare, invece, il nome di Corbetta risalirebbe ad un fatto leggendario e curioso. Quando Sant'Ambrogio fu proclamato vescovo per acclamazione dai milanesi, si spaventò a tal punto per le enormi responsabilità che gli sarebbero spettate che decise di fuggire da Milano, intraprendendo il cammino lungo la strada consolare Vercellina[23][24] con la sua mula di nome Betta: l'animale, dopo aver percorso alcuni chilometri nel contado milanese, giunse a Corbetta (la tradizione vuole nei pressi dell'attuale chiesa di Sant'Ambrogio dove per l'appunto venne poi costruito un oratorio), s'impuntò e non volle più proseguire. Il Santo, incalzato dalla folla dei milanesi, cercò di smuoverla esortandola in dialetto "Cur Betta! Cur Betta!", da cui deriverebbe il nome del paese. Raggiunto dalla popolazione che lo acclamava vescovo, Ambrogio dovette cedere e tornò trionfalmente a Milano dove, poco dopo, venne consacrato alla cattedra episcopale.[25][26][27] A ricordo dell'evento, nel 2020 su una rotatoria stradale cittadina è stata eretta una scultura in ars topiaria raffigurante appunto la mula Betta.[28]
Corbetta risulta essere un centro abitato sin da epoche molto antiche. I primi ritrovamenti in loco, operati grazie a scavi scientifici condotti dallo scrittore scapigliato ed archeologo Carlo Dossi, attestano il popolamento dell'area al VII-VI secolo a.C. ad opera di tribù celto-liguri, di cui sono state ritrovate delle tombe "alla cappuccina", oltre a umboni e armi d'epoca[29]. Sono stati ritrovati inoltre vasellame (in particolare un gruppo di anfore da vino ritrovate dal Dossi presso la chiesa di Sant'Ambrogio nel quartiere Isola Bellaria[30]), fittili e materiale vitreo sia nei vecchi pozzi del castello locale che in varie tombe ad inumazione sparse nella campagna attorno al paese.[31] Nel IV secolo a.C. vi era un insediamento (pagus) gallo-celtico (Insubri) e, probabilmente dopo le battaglie di Talamone (225 a.C.) e Casteggio (222 a.C.), o comunque attorno al II secolo a.C., una colonia romana con l'evidente scopo di proteggere Milano ed i territori ad est del Ticino dalle razzie dei galli burgundi.[32]
La configurazione delle mura, che circondavano per un terzo il castello, e il corso d'acqua attiguo delineano le caratteristiche difensive di base del campo trincerato romano. A testimonianza dell'impronta romana rimangono resti di are votive dedicate a Giove, agli dei Mani ed alle sacre matrone[33] (già venerate dai Celti), divinità tutelari della famiglia (reperti inglobati nelle fiancate esterne della chiesa prepositurale di San Vittore Martire), e svariate monete con l'effigie di Giulio Cesare, Claudio e Traiano.[30]
La vicinanza di Milano, divenuta poi sede imperiale, e l'ubicazione su vie romane (come la vetustissima strada, battuta già da Celti ed Etruschi, che da Corbetta porta a Castellazzo de' Stampi e di lì al capoluogo lombardo[34]) non potevano certo non favorire lo sviluppo civile di Curia Picta, nella quale risiedeva forse anche un pubblico magistrato di curia.[35] Da Corbetta, epoca romana, passava la via delle Gallie, strada romana consolare fatta costruire da Augusto per collegare la Pianura Padana con la Gallia.[24]
A seguito della caduta dell'Impero romano d'Occidente e l'assedio di Milano nel 539 d.C., la città si popolò maggiormente, accogliendo gli esuli provenienti dal capoluogo.
È di questo periodo la diffusione nell'Italia settentrionale del Cristianesimo che raggiunge anche Corbetta, com'è dimostrato dal ritrovamento
nel 1971 della basilica
paleocristiana sotto il pavimento della chiesa di San Vittore.
Nel 569 d.C.
l'arrivo dei Longobardi fu segnato da una migliore legislazione e dalla comparsa delle prime
testimonianze che citano espressamente la presenza del borgo.[36]
Nel IX secolo la borgata ed il castello di Corbetta passarono sotto la signoria dell'arcivescovo di Milano. Nel 1037 iniziano le ostilità tra l'arcivescovo Ariberto da Intimiano e l'imperatore Corrado II il Salico che, vedendo inutile porre l'assedio a Milano per la moltitudine dei difensori, il 28 maggio si dirige verso Corbetta e ne occupa il castello con le proprie truppe. Diverse fonti[37] raccontano che l'improvviso scoppiare di fulmini a ciel sereno gettò nello scompiglio l'esercito di Corrado, mentre all'esterno dell'area tali fenomeni non si manifestarono. Secondo la cronaca di Landolfo il Vecchio, sant'Ambrogio apparve all'imperatore in atto di minaccia.
Corbetta rimane nel tempo fedele ai milanesi contro gli imperatori e nel 1100 la borgata assume nuova importanza come luogo principale della Burgaria, uno dei quattro contadi del milanese, la quale si dice divisa in due parti con capoluogo rispettivamente Rosate e Corbetta.[38]
Nel 1154, l'imperatore Federico Barbarossa mise a ferro e fuoco la borgata durante il conflitto con la coalizione dei comuni lombardi.[38]
In un documento del 1162 - actum in loco Corbetta, Frederico imperatore regnante - col quale un tale Passavino detto Burro professava di vivere secondo la legge, Curia Picta viene per la prima volta ufficialmente indicata con il nome di Corbetta, anche se in una bolla del medesimo anno, con la quale papa Alessandro III conferma all'arcivescovo Umberto I da Pirovano ed alla sua chiesa tutti i diritti e possessi, non si fa menzione del luogo e del castello, che si suppone fossero già stati perduti a favore dell'Impero.[39]
I Corbettesi combattono nelle file dell'esercito milanese nel 1239 contro Federico II che, sconfitto a Rosate, si riversa nuovamente con le sue truppe su Corbetta, oltrepassando poi il Po e raggiungendo in seguito la Toscana.[38]
Seguendo le sorti di Milano, Corbetta nel 1270 passò sotto la dominazione viscontea, che fu un ritorno quasi alla signoria arcivescovile, perché Ottone Visconti eletto arcivescovo nel 1262, con la battaglia di Desio nel 1277, diventò effettivamente arbitro di Milano, sebbene fossero mantenute le prerogative comunali.[38]
Scarsino (o Scarsio o Squarcino) di Lanfranco dei Borri, capitano generale dei nobili esuli milanesi, per i servigi resi ad Ottone e a Matteo I Visconti (appoggiò infatti i Visconti contro i Torriani), ottiene nel 1275 a ricompensa molti feudi nel borgo di Corbetta, così che i Borri, originari di Santo Stefano Ticino, ne diventano i principali proprietari. Nel luglio 1289 a Corbetta convengono i rappresentanti della Repubblica Milanese e il Marchese Guglielmo VII del Monferrato al fine di concludere un'alleanza in funzione anti-viscontea. Nel 1292, ripreso il potere a Milano, Matteo Visconti, trovandosi il figlio alla corte di Carlo II di Napoli, facendosi precedere dal Podestà di Milano a Bernate Ticino, raccolse a Corbetta il grosso dell'esercito per poi dirigersi a Novara al fine di conquistarla. Con il successo dell'impresa il figlio del Visconti, Galeazzo, venne costituito dal padre podestà o vicario a Novara. Qui nel 1299 si ordì la congiura dei sostenitori del Monferrato che conquistano la città: Galeazzo Visconti ha appena il tempo di fuggire e di rifugiarsi presso il castello di Corbetta.[38]
Sul finire del secolo XIII si distinse il pittore Simone da Corbetta, esponente della scuola lombarda: ci rimangono alcuni affreschi da lui eseguiti nella chiesa e nel chiostro di Santa Maria dei Servi a Milano ed ora conservati nella prima sala della Pinacoteca di Brera. Sempre sul finire del medesimo secolo, Goffredo da Bussero, autore del Liber notitiae sanctorum Mediolani, fornisce dei dati interessanti sulla pieve istituita localmente: essa dispone di 68 chiese e 86 altari ed è la seconda più grande dell'intera arcidiocesi di Milano; Corbetta ne è il capoluogo e chiesa battesimale.[40]
Il 4 gennaio 1363 Magenta e Corbetta vennero conquistate da una compagnia di inglesi al soldo del marchese del Monferrato ma solo al fine di compiere delle razzie: per questo motivo, Gian Galeazzo Visconti, conte di Virtù, è mandato dal padre Galeazzo II nel 1376 contro l'esercito del Monferrato in una campagna che costringe il Visconti a ritirarsi a Corbetta dove viene assediato. Gian Galeazzo, divenuto primo duca di Milano nel 1385 tolse il paese dalla giurisdizione della Burgaria, ponendolo sotto quella del podestà di Milano assieme a Cisliano, Sedriano, Bareggio, Bestazzo, San Pietro di Bestazzo e San Vito.
L'edificio politico costruito da Gian Galeazzo minacciò di crollare invece sotto il rovinoso governo del figlio Giovanni Maria che finì ucciso da congiurati sulla soglia della chiesa di San Gottardo a Milano, il 16 maggio 1412; egli aveva assoldato nel 1407 alcuni avventurieri spagnoli per la difesa del Ticino e li aveva stanziati nel castello di Corbetta. Nel XIV secolo di quattro contadi se ne erano formati due: Seprio-Burgaria e Martesana-Barzana, divenendo poi (sotto il governo di Carlo V d'Asburgo) semplicemente Seprio e Martesana.[38]
Con la salita al potere di Francesco Sforza, Corbetta cambiò nuovamente signoria ritrovandosi ora sottoposta al governo degli Sforza di Milano. Nel 1475, Gregorio de Zavattari dipinge una Madonna con Bambino sulla facciata dell'allora chiesa di San Nicolao a Corbetta, la quale meno di un secolo dopo diverrà famosa per i miracoli ad essa associati.
Nel 1499 le truppe francesi di Luigi XII invasero il territorio milanese ed il territorio di Corbetta, trovando debole difesa nei mercenari svizzeri assoldati da Ludovico il Moro per la difesa del ducato. Per questo lo Sforza si rifugiò dapprima in Germania da dove, nel febbraio 1500, con l'aiuto degli imperiali, riuscì a riprendere il governo del ducato per due mesi: quando i Francesi sconfissero le truppe milanesi a Novara lo imprigionarono in Francia dove morì. Luigi XII tornò padrone di Milano ma per breve tempo.
Nel 1513 il comandante delle truppe svizzere Matteo Schiner, vescovo di Sion e cardinale, assoldato da Massimiliano Sforza, primo figlio di Ludovico il Moro, riconquistò il ducato e lo cedette agli Sforzeschi. nel 1515, Francesco I di Francia riprendeva Milano, passando il governo da Carlo III di Borbone-Montpensier a Odet de Foix, conte di Lautrec. Per l'ultima volta Milano viene restituita per opera di Carlo V e di papa Leone X a un altro figlio del Moro, Francesco II, alla morte del quale, il 19 novembre 1535, i territori del ducato milanese passarono definitivamente sotto il dominio imperiale.
Gli Aliprandi, antica famiglia patrizia originaria di Milano, furono tra le famiglie aristocratiche di maggior peso a Corbetta tra il Cinquecento e il Settecento assieme alle famiglie Borri e Frisiani.[41]. Queste famiglie ebbero tutte un ruolo attivo nella gestione amministrativa del santuario locale di cui patrocinarono la costruzione e l'arricchimento degli interni con pregevoli opere d'arte.[42]
Carlo V annetté il milanese ai domini spagnoli inaugurando uno dei periodi più nefasti della città di Milano. Di questo periodo sono Carlo e Federico Borromeo. Al 17 aprile 1555 risale l'evento del primo miracolo di Corbetta, i cui risvolti sociali e religiosi mutarono pesantemente l'assetto del paese. Dell'evento si occupò da subito l'arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Borromeo, il quale fece ottenere a Corbetta nel 1562 la "Bolla del Perdono" per la concessione annuale della remissione dei peccati in fora di giubileo, grazie alla sua personale influenza sullo zio Pio IV, pontefice regnante. Il 22 novembre 1577 lo stesso cardinale Borromeo, in occasione di una sua visita pastorale, consacrò solennemente la nuova campana maggiore della chiesa ed amministrò la cresima sul sagrato; riproporrà una sua visita a Corbetta l'anno successivo, nel viaggio di pellegrinaggio verso Torino per visitare la Sacra Sindone. Nel 1581, il 17 giugno, si ricorda un'altra visita del cardinale. Nel 1582 la popolazione corbettese si rivoltò al dominio degli Spagnoli assalendoli nei loro quartieri e saccheggiando anche la chiesa che fu riconsacrata il 29 luglio dello stesso anno.[38]
Dopo la peste del 1630 che colpì Milano e la campagna circostante, tra cui Corbetta, nel 1631 le milizie tedesche, di ritorno dall'assedio di Mantova, saccheggiarono il paese e nel 1650 il castello, già in parte rovinato dagli assalti sostenuti, venne quasi interamente smantellato (rimase in piedi solo la torre attualmente visibile) e i pochi resti rimasti vennero adibiti ad abitazione privata. Il materiale di recupero del demolito castello venne utilizzato per costruire alcune delle ville gentilizie ad esso ancora oggi adiacenti. A questo periodo risale la costruzione di alcuni edifici storici dell'attuale corso Garibaldi, definiti "Quartiere Spagnolo" o "degli Umiliati" in quanto risultavano di proprietà della compagnia dei frati Umiliati di Brera.[34]
A partire dal 1706, in seguito alla crisi del Regno di Spagna avvenne l'occupazione di tutto il territorio milanese ad opera di Eugenio di Savoia, che passò il dominio agli austriaci, formalizzando la Pace di Rastatt del 1714.
Il primo periodo della dominazione austriaca sotto Giuseppe I (1711) e Carlo VI non fu molto più felice del precedente e nemmeno più pacifico. Per le mire espansionistiche di Filippo V di Spagna e dell'alleato Carlo Emanuele III di Savoia, il ducato di Milano venne occupato nuovamente dagli spagnoli ma, con la pace di Vienna (1736), lo stato milanese tornava all'Austria di Maria Teresa d'Asburgo. È questo inoltre il periodo in cui il territorio viene per la prima volta ufficialmente mappato nell'opera del Catasto Teresiano.[9]
In questo periodo Corbetta si abbellisce delle sue più sontuose ville gentilizie e ritrova il perduto splendore grazie alla mano di abili architetti del calibro di Francesco Maria Richini e Francesco Croce che attuano importanti ammodernamenti sulle strutture già esistenti, creando anche nuove residenze per gli aristocratici milanesi, ville e palazzi che oggi costituiscono per il paese una perla nel circolo delle Ville di Delizia del Naviglio Grande.[9] Sul fronte religioso, ad ogni modo, la pieve di Corbetta perde sempre più la propria secolare importanza, vedendosi stralciata nel 1743 la parrocchia di Magenta che ha acquisito negli anni maggiore preminenza rispetto alla prepositurale corbettese.[39] nel 1786 il comune di Corbetta fu inserito nella provincia di Pavia e poi, dal 1797, nel dipartimento del Ticino.
Il 15 maggio 1796, però, il generale Napoleone Bonaparte entrò a Milano, vincitore degli austriaci, succedendosi alla guida della prima e poi della seconda Repubblica Cisalpina, della Repubblica Italiana e infine del Regno napoleonico d'Italia con il quale Milano conobbe un nuovo periodo di preminenza politica e civile. A Corbetta venne in quegli stessi anni soppresso il capitolo plebano, mantenendone unicamente l'entità parrocchiale ancora oggi esistente.[43] L'antica pieve venne sostituita dal governo francese con il Distretto di Corbetta (n.3) del nuovo Dipartimento del Ticino che, creato nel 1797, venne abolito appena un anno dopo a causa dei nuovi rivolgimenti politici ed a favore di entità governative territoriali più estese.
Il 3 giugno 1859, alla vigilia della Battaglia di Magenta, a Corbetta venne stabilito uno dei quartieri generali del comandante delle truppe austriache impegnate poi nello scontro, il feldmaresciallo ungherese Ferencz Gyulai (posto presso Villa Massari, nel centro abitato), accampamento che venne in seguito arretrato ad Abbiategrasso il 5 giugno dopo che i soldati francesi (46.883 uomini), con uno sparuto gruppo di bersaglieri piemontesi (634 uomini), avevano sconfitto la seconda armata austriaca (55.792 uomini) permettendo a Vittorio Emanuele II d'Italia ed a Napoleone III di Francia di entrare trionfanti a Milano l'8 giugno dello stesso anno. La 2ª divisione di cavalleria austro-ungarica del 7º Corpo d'armata al comando del feldmaresciallo luogotenente von Lilia, comprendente le brigate von Weigl e von Dondorf, era acquartierata nei giardini e nelle scuderie del castello di Corbetta, mentre nella frazione di Cerello sostava il reggimento di cavalleria di riserva agli ordini del conte Alessandro di Mensdorff ed a Castellazzo de' Stampi la brigata conte Alajos Pálffy: tutte queste forze non vennero impegnate in maniera diretta nelle operazioni militari.[34][44][45]
La memoria popolare narra che all'imbrunire, sul finire della battaglia di Magenta, numerosi fanti austro-ungarici sbandati in rotta verso Corbetta vennero raggiunti da "zuav frances cont la faccia da demòni" ("zuavi francesi con la faccia da demoni", in realtà si trattava del 9º Battaglione Bersaglieri al comando del generale Filiberto Mollard e di alcuni reparti di Cacciatori della Guardia Imperiale) all'altezza dell'attuale Piazza del Popolo ed ivi passati per le armi o fatti prigionieri. Con l'unità d'Italia il comune di Corbetta passò dalla provincia di Pavia a quella di Milano.
Nel 1866, con la nascita della Guardia Nazionale, anche Corbetta ebbe un suo distaccamento con sede nel castello: era composto di centocinquanta uomini divisi in quattro squadre.[46]
Tra il 1885 ed il 1889 in diversi paesi del milanese si registrarono numerosissimi scioperi agrari. I contadini, ridotti alla fame dai "pendizzi" (debiti ma anche vergognose "appendici" nei contratti d'affitto) e da paghe miserevoli, oltre che esasperati a causa di annate sfortunate ed improvvise morie di "cavaler" (bachi da seta), spesso l'unica fonte di sostentamento per le famiglie degli "obbligàa" (salariati), scesero in piazza contro i padroni. In particolare nel 1889, dopo Casorezzo, si mossero i braccianti di Ossona, Arluno, Santo Stefano Ticino, Vittuone, Sedriano, Bareggio ecc. Domenica 19 maggio, davanti al Municipio di Corbetta (allora sito in Via Cavour e corrispondente all'attuale numero civico 5), una trentina tra Regi Carabinieri e agenti di pubblica sicurezza sparò sulla folla uccidendo il diciottenne Enrico Lovati, ferendo in maniera grave almeno sette persone ed arrestando ventuno manifestanti.[47][48]
Nel 1891 venne inaugurata la nuova chiesa, ma il rovinoso crollo del campanile (2 giugno 1902), dovuto all'altezza di 81 metri e al peso delle nove campane, ne ritardò il completamento sino al 1908.[39][49]
Durante la Grande Guerra Corbetta ebbe 193 caduti[50][51], commemorati nel 1922 da un monumento presso la piazza principale del paese, realizzato su progetto di Vincenzo Gemito[50] ed inaugurato da mons. Luigi Maria Olivares, vescovo di Sutri e Nepi e originario di Corbetta.[52]
Nel 1921 il comune ha 7.689 abitanti e in quel periodo la struttura urbanistica del paese subisce radicali cambiamenti. La forza lavoro è principalmente occupata nelle industrie sparse sul territorio ma una buona parte di lavoratori rimane comunque dedita all'agricoltura.[38]
Ad Abbiategrasso nell'agosto del 1944 furono arrestati, per ordine del capitano tedesco Theodor Saevecke, responsabile della Strage di Piazzale Loreto a Milano, otto civili tra cui il partigiano corbettese Pierino Beretta, poi torturato e trucidato presso Torriano di Pavia perché ritenuto responsabile assieme ai compagni di due attacchi a truppe tedesche.[46][53] A questo tragico fatto fece seguito l'esecuzione di quattro ex rappresentanti del fascio locale presso il Naviglio Grande.[54]
Il 5 febbraio 1988 a Corbetta viene conferito il titolo di città dal presidente della repubblica italiana Francesco Cossiga.[48] Oggi Corbetta si sta consolidando sempre più come polo culturale e naturalistico, e per rendere ancora più realistiche queste prerogative nel 2007 ha preso il via il progetto "ecosostenibilità", che si propone lo scopo di rendere il comune ecosostenibile a basso impatto ambientale.
Sulla base di un antico documento è stato accertato che l'attuale stemma del comune, riconosciuto con il DPCM del 29 gennaio 1952[56],veniva già utilizzato sin dal 15 gennaio 1892. La sua più attendibile origine parrebbe riferirsi in particolare a considerazioni di carattere storico e descrittivo del territorio. Infatti l'aquila di nero, sul capo d'oro, sembra possa fare riferimento al periodo in cui la città era soggetta al dominio dell'Impero austriaco o un riferimento alla famiglia nobile dei Frisiani, residente in loco già dal XVI secolo; il fasciato d'argento e d'azzurro ed il palato d'azzurro e d'argento alluderebbero invece ai trentatré fontanili che si intersecano sul territorio comunale.[48]
Il gonfalone è stato concesso con DPR del 12 febbraio 1962.[56]
«Drappo partito di bianco e d'azzurro, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dello stemma con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni sono dorati. L'asta verticale è ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.»
«Rettangolare, suddivisa verticalmente in due parti, una bianca ed una azzurra, reca al centro lo stemma cittadino.»
Per quattro anni consecutivi (2009, 2010, 2011 e 2012) il comune di Corbetta ha ricevuto il premio "Comune fiorito" dell'Associazione regionale dei produttori florovivaistici in riconoscimento della propria attività a promozione del verde e dei fiori, meritandosi simbolicamente tre fiori su quattro sul cartello appositamente creato per essere posto all'ingresso della città.[57]
Per il 2018 la città di Corbetta è stata riconosciuta città europea dello sport da ACES.[58] Nel 2024 la città di Corbetta è stata ufficialmente nominata capitale europea della diversità e dell'inclusione
Nota dialettalmente con l'appellativo di Madunìna, la piccola cappella votiva (ubicata in prossimità dell'attuale via Monte Bianco) venne costruita negli anni '20 del Novecento da un agricoltore locale originario di Albairate come segno di riconoscenza alla Madonna per una grazia ricevuta. La cappella è stata donata dagli eredi nel 2010 alla parrocchia di Corbetta che a partire dal 2014 ne ha curato i restauri.[66] La struttura è di ridotte dimensioni, con tetto a capanna, decorata con cornici a stucco nella parte esterna è protetta dall'esterno tramite un cancello in ferro battuto. All'interno è presente un altare a muro con un affresco rappresentante la "Madonna del grano". L'esterno della cappella è corredato da un piccolo spiazzo piastrellato in serizzo con tre panchine del medesimo materiale. Durante il mese mariano la cappella, assieme al santuario cittadino, è una delle mete principali dei pellegrinaggi dei devoti corbettesi.[67][68]
Sul territorio sono presenti numerose cascine che costituiscono il principale patrimonio dell'architettura rurale del paese, rimasto prevalentemente agricolo sino alla fine dell'Ottocento. La maggior parte di esse è già compresa nel catasto teresiano 1760, ma la loro edificazione risale ad un periodo di poco precedente. Le principali cascine del territorio sono: Americana, Brambilla, Buscaglia, Cantalupa, Chiappana, Cucca, Leone Santi, Magentola, Malpaga, Malpiazza, Nuova, Pobbietta, Preloreto, Sacra Famiglia, Soncera e Morlacca.
Il comune, parte del Parco Agricolo Sud Milano, possiede numerose aree verdi situate nelle zone periferiche con fitti boschi caratterizzati dalla presenza della robinia, dell'ontano, della betulla e dell'acero. Notevole, anche se in netta diminuzione, la diffusione del gelso, retaggio delle antiche coltivazioni per l'allevamento del baco da seta. Sparsi nella campagna troviamo lazzaretti e piccole cappelle come quella della "Madonnina" situata in via Montebianco. Rilevante è anche la presenza di frutteti e di grandi appezzamenti boschivi come quello presso la cascina Cantalupa e quello denominato "Eremo Locatelli", al limitare del quartiere Stravascia.
Nel cuore della città fioriscono numerose aree verdi oltre al parco di villa Ferrario e quello, aperto al pubblico in occasione di manifestazioni culturali e ricreative, di villa Pagani. Nel 1998 è stato inaugurato il Bosco Urbano che si sviluppa su di 4 ettari di terreno e contiene oltre 2200 specie vegetali autoctone e dotato di piste ciclopedonali.[72]