Ariano Irpino

Ariano Irpino
comune
Ariano Irpino – Stemma Ariano Irpino – Bandiera
   
Ariano Irpino – Veduta
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Regione-Campania-Stemma.svg Campania
Provincia Provincia di Avellino-Stemma.png Avellino
Amministrazione
Sindaco Domenico Gambacorta (FI) dal 9-6-2014
Territorio
Coordinate 41°08′59″N 15°05′03″E / 41.149722°N 15.084167°E41.149722; 15.084167 (Ariano Irpino)Coordinate: 41°08′59″N 15°05′03″E / 41.149722°N 15.084167°E41.149722; 15.084167 (Ariano Irpino) (Mappa)
Altitudine 817 m s.l.m.
Superficie 186,74 km²
Abitanti 22 793[1] (31-7-2015)
Densità 122,06 ab./km²
Frazioni Accoli, Ariano Irpino-Martiri, Ariano Scalo, Bassiello, Carpiniello, Case Ex Bellangelo, Case Oliva, Case Petrozza, Case Sicuranza, Case Stillo, Castaglione II, Cervo, Costa San Paolo, Croce Anselice, Ficucelle, Fontana Angelica, Foresta, Frolice, Gaudiciello, Grignano II, Manna, Macchiarello, Masciano, Masseria Bongo, Masseria Capoiazzo, Masseria Chiuppo di Bruno, Masseria Cusano, Masseria la Falceta, Masseria le Monache, Masseria Montagna, Masseria Montefalco, Masseria San Giovanni, Masseria Scarpellino, Masseria Starza, Orneta, Palazzisi, Patierno, Pianotaverna, Ponnola, Ponte Losbergo, Quartiere II, San Vito, Santa Barbara I, Santa Barbara II, Santa Maria a Tuoro, Santa Regina, Serra, Serralonga, Stratola, Tesoro, Torre degli Amanti, Tranzano, Tressanti, Trimonti, Valdugliano II, Valdugliano IV, Valleluogo
Comuni confinanti Apice (BN), Castelfranco in Miscano (BN), Flumeri, Greci, Grottaminarda, Melito Irpino, Montecalvo Irpino, Monteleone di Puglia (FG), Savignano Irpino, Villanova del Battista, Zungoli
Altre informazioni
Cod. postale 83031
Prefisso 0825
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT 064005
Cod. catastale A399
Targa AV
Cl. sismica zona 1 (sismicità alta)
Cl. climatica zona E, 2 410 GG[2]
Nome abitanti arianesi
Patrono sant'Ottone Frangipane, Elzearo da Sabrano, beata Delfina
Giorno festivo 23 marzo
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Ariano Irpino
Ariano Irpino
Localizzazione del comune di Ariano Irpino nella provincia di Avellino
Localizzazione del comune di Ariano Irpino nella provincia di Avellino
Sito istituzionale

Ariano Irpino (IPA: [a'rjano ir'pino], Ariéne in dialetto campano[3]) è un comune italiano di 22 793 abitanti[1] della provincia di Avellino in Campania. La città rappresenta il secondo centro demografico della provincia dopo il capoluogo, da cui dista 50 km circa. I suoi 186.74 km² di estensione ne fanno il più vasto comune della regione. Si fregia, inoltre, del titolo di Città. L'area urbana vasta composta da vari comuni polarizzati su Ariano Irpino conta oltre 80 000 abitanti. Ariano è sede vescovile della diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia.

 

 

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Ariano Irpino si trova nell'Appennino campano, a cavallo tra Campania e Puglia, in una posizione quasi equidistante tra i mari Tirreno ed Adriatico. Il territorio rivela una natura particolarmente impervia ed esposta ai venti con un'altitudine che varia tra i 179 e gli 811 m s.l.m. tra piccole valli e rilievi scoscesi dove non mancano i dirupi. Fa eccezione l'area orientale che assume una conformazione abbastanza regolare.

Il centro cittadino sorge su tre colli, Calvario, Castello e San Bartolomeo, i quali vanno a formare un rilievo montuoso a forma di sella che tocca gli 817 metri d'altezza sulla sommità del castello. Per via di tale conformazione orografica Ariano è anche conosciuta col nome di Città del Tricolle. Il centro storico si sviluppa, quindi, in una posizione sopraelevata rispetto alle valli circostanti. Dai punti più panoramici del centro, in particolare dal castello e dalla villa comunale, è possibile ammirare ad ovest i massicci del Taburno e del Partenio, a sud la Baronia di Vico, il Vulture e l'altopiano del Formicoso, ad est il Subappennino Dauno e a nord i Monti del Matese e la Valle del Fortore.

Il territorio è attraversato da due torrenti, il Cervaro e la Fiumarella, mentre i fiumi Ufita e Miscano lo lambiscono.

La superficie del comune si attesta sui 186.74 km², facendone il più ampio della regione (maggiore anche del capoluogo Napoli).

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Ariano Irpino.
Ariano Irpino

Trovandosi nell'entroterra campano, Ariano è caratterizzato da un clima di tipo temperato freddo in cui, come testimoniato dalla classificazione climatica estrema[5], ad inverni rigidi si alternano estati miti.

Le precipitazioni non sono molto abbondanti e si attestano sopra i 600 mm[6] annui, mentre nella parte occidentale della provincia superano i 1200 mm[7]. Durante l'inverno sono possibili le nevicate. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +3,8 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +21,6 °C.[5]

ARIANO IRPINO Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. mediaC) 7,1 7,8 10,4 14,5 18,6 23,6 27,1 27,2 23,2 17,4 12,0 8,8 7,9 14,5 26,0 17,5 16,5
T. min. mediaC) 0,6 0,9 3,0 6,1 9,7 13,7 16,0 16,0 13,9 9,6 5,6 2,7 1,4 6,3 15,2 9,7 8,2

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini e periodo romano[modifica | modifica wikitesto]

Le origini di Ariano sono antichissime. Le prime tracce di insediamenti umani nella zona sono stati rinvenuti a seguito di scavi archeologici nell'area a nord-est del centro cittadino, in località Starza[9]. I reperti, provenienti da un villaggio di capanne preistorico risalente al Neolitico inferiore, sono datati a partire dal VII millennio a.C. fino al 900 a.C., quando il sito viene presumibilmente abbandonato.

Alle prime popolazioni dell'Appennino seguirono gli Irpini, una tribù dei Sanniti che fondò poco lontano dall'insediamento della Starza, oggi quasi al confine con il comune di Castelfranco in Miscano, il centro di Aequum Tuticum, che verrà poi romanizzato durante la Terza Guerra Sannitica intorno al 300 a.C. Aequum Tuticum si trovava in una posizione strategica rispetto alle vie di comunicazione dell'antichità in uno snodo tra Sannio, Campania, Apulia e Lucania, al centro dei traffici tra Tirreno ed Adriatico. In particolare, in epoca sannitica la cittadina era sorta sul tragitto del Tratturo Pescasseroli-Candela, assumendo probabilmente la funzione di stazione di sosta. La sua importanza crebbe con i romani, che la ersero a municipio, visto che proprio per Aequum Tuticum passava la via Aemilia, una diramazione dell'Appia diretta a Luceria.

Il periodo di massimo splendore, comunque, arriva nel tardo impero, quando diventa un punto di passaggio obbligato verso sud con la costruzione dell'Appia Traiana tra il I ed II secolo e la successiva via Herculea nel III secolo, che qui s'incrociano. La città viene citata per la prima volta da Cicerone che in una sua missiva a Tito Pomponio Attico, scriveva proprio da Aequum Tuticum così dicendo: "sosta obbligata verso l'Apulia e città di elevata condizione sociale in quanto fornita di ogni comodità".[10]

Le vie di comunicazione[modifica | modifica wikitesto]

Tracciato delle vie Appia e Traiana.

Per dare un'idea di quanto fosse strategica la posizione di Aequum Tuticum durante l'età antica si fa di seguito menzione delle arterie che passavano nelle sue vicinanze.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Le origini del nome

L'etimologia del nome deriva problabilmente dal latino Ara Iani, un altare realizzato in onore del dio Giano. Altre ipotesi lo fanno risalire al nome di persona latino Arrius a cui si aggiunge il suffisso -anus che indica appartenenza, oppure alla parola aryale, luogo incolto. L'aggiunta Irpino è identificativa della zona e dovuta alla necessità di distinguere il comune dall'omonimo centro sito nel Polesine.

La decadenza di Aequum Tuticum inizia in concomitanza delle prime invasioni barbariche nel IV secolo, finché nel VI-VII se ne perde ogni traccia. È a quest'epoca che si fa risalire il primo insediamento sul Tricolle, luogo rialzato e facilmente difendibile. Con l'arrivo dei Longobardi, la conquista di Benevento, sottratta ai Greci-Bizantini da Zottone, e la nascita del Ducato Longobardo nel 571, il territorio di Ariano rientra in quella sfera di influenza politica e religiosa, seguendone le alterne vicende fino al suo declino nell'XI secolo. In particolare intorno all'anno 1000 viene eretto il Castello a difesa dai domini Greci.

Dopo l'anno 1000, in un contesto politico frammentato e di continua belligeranza, viene costituita la contea d'Ariano ad opera di un gruppo di cavalieri normanni capeggiato da Gilberto Buatère ed assoldati da Melo di Bari, un nobile di origine longobarda, ribelle al dominio bizantino e alleato coi principi longobardi. La contea, che può essere considerata il primo organismo politico posto in essere dai Normanni nel Mezzogiorno, soppianta il guastaldato tra il 1016 ed 1024.[11]. Con i Normanni, che nel giro di pochi anni cancellarono dall'Italia Meridionale Longobardi e Bizantini, Ariano assunse un ruolo di primaria importanza; venne potenziato il castello e la città divenne uno dei centri più importanti del tempo con una contea che comprendeva larga parte del Sannio. Proprio nel castello della città appena ristrutturato nel 1140 Ruggero II d'Altavilla detto Il Normanno, vi tenne il suo primo parlamento nella parte continentale del Regno di Sicilia. Qui emanò le Assise di Ariano, la nuova costituzione del Regno. Questo corpus legislativo, una sintesi di tradizioni giuridiche diverse, ispirate al diritto romano, al Codice Giustinianeo, all'Editto di Rotari, al diritto canonico, alle testimonianze bibliche e cristiane, verrà adottato quasi integralmente e con poche variazioni nelle Costituzioni di Melfi di Federico II di Svevia. Nello stesso anno viene battuto il Ducato.

L'Italia meridionale nell'XI secolo.

Con la fine della dinastia normanna e l'avvento della casa di Svevia sul trono del regno di Sicilia, inizia per la città un periodo infelice fatto di guerre saccheggi e devastazioni. In particolare nel 1255 Manfredi di Svevia - figlio di Federico II - assedia la città, che aveva appoggiato l'esercito papale contro di lui. Ariano resiste duramente all'assedio grazie alle mura ed alla natura combattiva degli abitanti, finché un gruppo di lucerini, fingendosi disertori dell'esercito di Manfredi, viene accolto nella città. Nella notte, in realtà, essi rivelano la loro doppia faccia, saccheggiandola e distruggendola col fuoco, oltre a farne strage degli abitanti. A ricordo del tragico evento c'è ancora una via chiamata per tale motivo "La Carnale".

Più di dieci anni più tardi, nel 1269, Carlo I d'Angiò, dopo aver sconfitto Manfredi di Sicilia nella battaglia di Benevento e conquistato il regno, decide di ricostruire la città. In quell'occasione dona in segno di riconoscenza per la fedeltà dimostrata al papato, due spine della corona di Cristo (donategli dal fratello Luigi IX re di Francia detto Il Santo), ancora conservate in un reliquiario all'interno della Cattedrale romanica della città. Durante il regno degli Angioini, la città viene governata da esponenti della famiglia provenzale dei de Sabran dal 1294 al 1413. Tra i vari conti di questo periodo è da ricordare S. Elzeario, figlio di Ermengao, e la moglie Beata Delfina di Signe, due dei quattro patroni di Ariano. Ai primi del Quattrocento la città risente delle alterne vicende della lotta tra Angioini ed Aragonesi per il possesso del regno di Napoli. Nel 1417 tutta la contea passa a Francesco Sforza, condottiero e futuro duca di Milano. Nel 1440 viene concessa da Alfonso d'Aragona nelle mani del Gran Siniscalco Inigo de Guevara che si era distinto come uno dei suoi migliori generali durante la conquista del Regno di Napoli. Agli Aragonesi rimarrà fino al 1485, quando il figlio Pietro perderà la città, a seguito della sua partecipazione alla Congiura dei baroni contro il Re Ferdinando I di Aragona ed in favore di papa Innocenzo VIII. Nell'anno successivo la città rientra nel Demanio e vi resta fino al 1495.

Veduta della via Russo-Anzani

Il 1493 è un anno funesto per Ariano a causa di un'epidemia di peste che funestò Napoli, danneggiando pesantemente l'economia locale, visto che rimase interdetto il transito da e per il capoluogo partenopeo, mentre furono fortemente limitati gli spostamenti all'interno del regno.

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1495 la città sarà comprata da Alberico Carafa, il quale riceverà dal re Ferdinando II di Napoli, il titolo di “duca di Ariano” nel 1498. I Carafa la conserveranno fino al 1532, quando Carlo V la concederà ai Gonzaga, per poi passare ai Gesualdo nel 1577. Sono questi gli ultimi anni del regime feudale. Il 2 agosto 1585, infatti, Ariano si riscatta, viene reintegrata nel demanio e diventa Città regia, andando a dipendere direttamente dal Viceré del Regno di Napoli. Questo status la porterà nei secoli successivi a rimanere fedele alla corona e ad opporsi energicamente sia ai moti di Masaniello tra il 1647-48, fino a subire l'assedio ed il saccheggio ad opera dei ribelli napoletani, per aver bloccato il transito del grano a loro destinato dalla Puglia, sia a quelli risorgimentali del settembre 1860.

Dopo l'unità d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'unità d'Italia fu sede della sottoprefettura fino al 1926. Nel 1868, la città entrò ufficialmente a far parte della Puglia, acquistando la denominazione di Ariano di Puglia che durò fino al 1930, quando ripassò a far parte della Campania, cambiando così definitivamente il proprio nome in Ariano Irpino[12]. Proprio nel 1930 la cittadina viene violentemente colpita dal terremoto del Vulture. Altro sisma di rilievo è quello del 1962, il cui epicentro viene localizzato nei pressi della città. In quest'occasione risulta danneggiato circa l'ottanta per cento degli edifici[13]. Meno cruenti sono invece gli effetti dovuti al sisma del 1980, il quale provoca danni solo alle strutture più fatiscenti, oltre che ad alcuni monumenti tra cui il campanile del duomo crollato nella centrale piazza Plebiscito.

Stemma del comune di Ariano irpino

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo Statuto comunale della Città di Ariano Irpino[14] afferma che

« Lo stemma del Comune di Ariano Irpino è d'argento ha i tre monti di verde, al naturale, sormontati dalla scritta d'azzurro A I (Ara Iani). »

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Nel centro storico di Ariano Irpino si trovano diverse chiese o edifici religiosi, più o meno antichi. Quasi tutti sono andati incontro nel corso dei secoli ad opere di restauro o ricostruzione, più o meno fedele, a causa dei frequenti terremoti che hanno scosso il Tricolle.

Cattedrale

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Cattedrale di Santa Maria Assunta (Ariano Irpino).
La Basilica Cattedrale
Cattedrale Romanica (X sec)

La chiesa cattedrale di Ariano si presenta in stile romanico con la classica pianta a croce latina. Le tre navate dell'edificio, sormontate da volte a crociera, si intersecano con il transetto posto in una posizione rialzata, andando a terminare nel presbiterio. La cattedrale è intitolata all'Assunzione di Maria Ss. in Cielo ed a Sant'Ottone Frangipane, principale protettore della città. Nel 1984 ha ottenuto da Giovanni Paolo II il titolo di Basilica Minore[15].

Chiesa di S. Michele Arcangelo

È stata eretta originariamente nell'XI secolo, per poi essere rivista nel XVI secolo e infine ricostruita nel 1742. Il portale d'ingresso in pietra è del 1747. All'interno si possono ammirare una statua lignea di S. Michele ed il seggio vescovile di stile tardo-catalano del 1563.

Chiesetta di S. Maria del Loreto

Si trova al di fuori del centro storico, su una rupe al di sotto del castello. Venne eretta alla fine del Quattrocento pochi anni dopo il più famoso santuario mariano in provincia di Ancona, cui idealmente si collega. La si trova, infatti, compresa nell'inventario del 1517 presentato al vescovo Diomede Carafa, in cui la si cita con annessa una camera e un “horto". La sua struttura originaria venne gravemente danneggiata dai terremoti del 1930 e del 1962.

Santuario di Valleluogo

Si trova pochi chilometri dal centro nell'omonima vallata tra Ariano e Montecalvo Irpino, nel luogo di un'apparizione mariana. Secondo una leggenda nel Basso Medioevo la Madonna apparve ad una pastorella sordomuta, la figlia del proprietario del mulino edificato presso il torrente che solcava il fondo della valle, ora ridotto a piccolo ruscello. La Vergine guarì la bambina e chiese di edificare una cappella nel luogo dell'apparizione. La richiesta fu subito esaudita con il contributo di generose elargizioni. Divenuto meta di pellegrinaggio, la festa viene celebrata il giorno della Pentecoste. Al suo interno viene custodita una statua della Madonna risalente al XV secolo. Nell'area contigua alla chiesetta è stato realizzato un centro di riabilitazione psico-motoria per disabili.

Chiesa di S. Pietro de' Reclusis

Sita nel rione omonimo ai piedi del centro storico, custodisce affreschi del Cinquecento. A lato della costruzione si trova un eremo in cui passò gli ultimi anni della sua vita Sant'Ottone Frangipane, patrono della città e della diocesi.

Chiesa di S.Agostino

Sita in piazza Garibaldi, custodisce l'altare della Consolazione del XVI secolo, sovrastato da un arco in pietra grigia di Roseto, adornato da fregi e sculture simboliche.

Chiesa di San Pietro

È ubicata nel Rione Guardia e risale al 1459. Sulla facciata presenta un portale tardo-gotico, mentre al suo interno si può trovare un altare quattrocentesco.

Chiesa del Carmine

Situata lungo corso Vittorio Emanuele ai piedi del rione Tranesi, fu edificata nel XVII secolo.

Chiesa di S. Giovanni Battista

La struttura risale al XVIII secolo, sebbene sulla facciata presenti un portale del XIII secolo. L'edificio dà il nome alla strada in cui sorge.

Chiesetta di S. Andrea

Si trova di fianco al Palazzo della Duchessa, non lontana dalla Piazza del Plebiscito. Risale al XV secolo.

Chiesa di S. Anna

Situata in via Mancini alle spalle del Municipio, presenta due altari del Seicento.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

I Palazzi storici[modifica | modifica wikitesto]

  • Palazzo Anzani, XVII secolo, sito in Via Donato Anzani, nel centro storico di Ariano Irpino, a poca distanza dalla centralissima Piazza del Plebiscito. La struttura è adibita a sede del Museo Archeologico.
  • Palazzo Forte del XV secolo e restaurato nel 1990, già sede della Sottoprefettura di Ariano fino al 1926. Ospita oggi il Museo Civico ed il Centro Europeo di Studi Normanni.
  • Palazzo Gambacorta, risalente agli inizi del SettecentoSono in corso restauri.
  • Palazzo De Miranda, del XVIII secolo.
  • Palazzo de Piano-d'Afflitto, noto come Palazzo della Duchessa, dei secoli XVI-XVIII.
  • Palazzo Vitale-Pisapia, dei secoli XV-XVI.
  • Palazzo Vitoli-Cozzo, in via Tribunali, risalente al XVIII secolo.

Le fontane[modifica | modifica wikitesto]

Un patrimonio della città di Ariano è rappresentato dai "Carpini", le fontane che i viaggiatori incontravano lungo la Strada Regia delle Puglie, la lunga arteria che collegava Napoli alla Terra di Capitanata. Nel territorio, quindi, si possono ancora ammirare alcune di queste fontane, una combinazione di arte, storia e ingegno della società rurale. Le principali fontane giunte fino ai giorni nostri sono: La Fontana di Camporeale, Il Carpino della Pila, La Fontana della Maddalena e il Carpino della Tetta.

La Fontana di Camporeale, oggi più nota con il nome di "Fontana di Ponte Gonnella" fu realizzata per volontà di Carlo III di Borbone nel 1757. Successivamente, nel 1858, fu spostata, restaurata e abbellita per ordine di Ferdinando II.

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Il Castello Normanno[modifica | modifica wikitesto]

Il Castello Normanno

Il castello sorge sulla sommità dell'omonimo colle, nella zone più alta e panoramica del territorio cittadino. Edificata in una posizione strategica e di difficile accesso, crocevia tra il Sannio, l'Irpinia e le Puglie, la fortezza domina le valli dell'Ufita, del Miscano e del Cervaro. Come risulta dai documenti pervenuti fino ai giorni nostri, la sua funzione non è stata tanto quella di proteggere la città da eventuali attacchi provenienti dalle zone limitrofe, quanto quella di ergersi a baluardo per sostenere un assedio in caso di guerra, di modo da frenare l'invasione del regno[16].

La struttura presenta le caratteristiche peculiari dell'architettura aragonese e può essere datata per il profilo costruttivo tra i secoli XI e XII. Di forma pressoché trapezoidale, presenta lati di dimensione diversa e torri disposte ai quattro angoli. Ogni torre è articolata al suo interno con alcuni vani di varia dimensione, più grandi in basso e più piccoli in alto. Il loro diametro varia da 13 fino a 16 metri. I muri di cortina sono muniti di contrafforti ora interrati. I lati più corti sono quelli nord e sud, rispettivamente di 40 e 56 metri circa. I lati est ed ovest, invece, corrono per circa 72 ed 81 metri.

Assedi, incuria e terremoti ne hanno accentuato il degrado a partire dal XVI secolo, tanto che nell'Ottocento della costruzione originaria non rimangono che i Torrioni, parte della cinta muraria e poche altre costruzioni oggi immerse nel verde della villa comunale. "Da i terremoti fu molto rovinato, di modo che al presente (1794) non vi esistono, che quattro ben grandi quasi intieri Baloardi, o siano Torrioni, ed alcune altre fabbriche"[17]. Il complesso è stato oggetto di un lungo periodo di restauro.

Le torrette[modifica | modifica wikitesto]

Nell'area nord-orientale del territorio di Ariano lungo la valle del Cervaro si trovano alcune fortificazioni d'epoca medievale, tre torri di avvistamento poste a presidio del territorio, la Torre delle Ciavole, la Torre Li Pizzi e la Torretta di Camporeale. Le costruzioni sono state utilizzate in epoca successiva come masserie ed oggi, soprattutto le ultime due, si presentano in uno stato precario a causa dell'abbandono. Lo stato di conservazione della Torre delle Ciavole è, invece, relativamente migliore, in quanto è tuttora utilizzata nell'ambito di una masseria.

Siti Archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Nel territorio di Ariano Irpino sono presenti due siti archeologici, entrambi localizzati a nord del centro cittadino a poca distanza l'uno dall'altro; si tratta dell'abitato neolitico della Starza e del centro romano di Aequum Tuticum. Molti dei reperti rinvenuti in queste aree a seguito degli scavi sono esposti nel Museo Archeologico comunale. In entrambi i casi gli scavi, condotti a più riprese nel corso della seconda metà del Novecento, sono attualmente sospesi. I siti non sono visitabili dal pubblico ed attualmente versano in uno stato di abbandono e degrado[18].

La Starza[modifica | modifica wikitesto]

Il sito archeologico della Starza si trova su una collina alle spalle dell'area PIP di Camporeale. In questa zona, situata tra il fiume Miscano ed i torrenti Cupido e La Starza, è stato rinvenuto un insediamento preistorico risalente al Neolitico Inferiore (VI millennio a.C.), fra i più antichi abitati neolitici nel Vecchio Continente e sicuramente il più antico della Campania.[19]

Gli scavi, avviati dalla Scuola Britannica di Roma tra il 1957 ed il 1962, poi proseguiti dalla locale Soprintendenza, hanno portato alla luce un'area insediativa, localizzata sotto la cima della collina su una terrazza digradante verso il torrente La Starza. I reperti rinvenuti testimoniano un calo della vitalità del sito nel corso Neolitico medio e quello superiore, anche se questo continua ad essere occupato ininterrottamente durante l'età del bronzo, quando il villaggio conosce una nuova fase di sviluppo che proseguirà fino all'abbandono a ridosso dell'età del ferro (900 a.C.). Ad un'epoca immediatamente precedente l'abbandono, si fa risalire la fortificazione dell'insediamento attraverso l'erezione di una cinta muraria.

Tra i rinvenimenti più importanti si possono citare numerosi reperti in ceramica risalenti soprattutto all'età del Bronzo medio (XVI-XIV secolo a.C.), dapprima non ornati e successivamente incisi ed intagliati. A ciò si aggiunge un quartiere artigianale specializzato nella lavorazione dei metalli.[20]

Il sito si trova nei pressi di una cava di gesso aperta ben prima degli scavi ed ora in disuso. L'attività estrattiva, comunque, ha sicuramente portato alla distruzione di parte dell'area a metà del Novecento, quando ancora nessuno aveva intuito il suo valore archeologico.

Aequum Tuticum[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Aequum Tuticum.

Il sito archeologico di Aequum Tuticum si trova poco lontano da quello della Starza in località S. Eleuterio sulla piana di Camporeale. Scavi compiuti nel corso degli anni novanta hanno rivelato un'occupazione compresa tra il I secolo ed V secolo ed una successiva rioccupazione in età medievale nel corso del XII secolo. Le tracce rinvenute mostrano un abitato sviluppatosi sulla direttrice nord-sud, attraversato dalla via Traiana, dall'Aurelia Aeclanensis, che collegava quest'ultima all'Appia e, successivamente, dalla via Herculea. Proprio a nord dell'area nei pressi del fiume Miscano, è stato individuato un tratto della via Traiana. Due aree sepolcrali, invece, sono venute alla luce a sud e ad ovest del sito.[21]

Gli scavi hanno riportato in superficie strutture murarie e testimonianze di epoca romana come ceramiche, iscrizioni, steli funerarie e monete. Il complesso più antico risulta essere una struttura termale risalente al I secolo. L'ambiente centrale, il frigidarium, presenta un mosaico in tessere bianche e nere. A questo si aggiungono una serie di ambienti disposti a schiera del II secolo, probabilmente locali adibiti a magazzino o a bottega, al di sopra dei quali venne probabilmente eretta una villa nel corso del IV secolo, come testimonia il rinvenimento di un mosaico policromo.[22]

Il sito fu abbandonato alla fine dell'età antica, presumibilmente in concomitanza con le invasioni barbariche. Esistono, tuttavia, tracce di una sua rioccupazione in epoca medievale, quando le vecchie mura romane vennero inglobale in quelle di un edificio di nuovo centro.

Altro[modifica | modifica wikitesto]

La Villa Comunale

La villa comunale[modifica | modifica wikitesto]

La villa comunale si trova sulla parte più alta della città sul colle del Castello. La sua realizzazione risale al 1876, quando cominciò l'ampliamento di quelli che allora erano i giardini del maniero. Il parco oggi si estende su 10000 mq circa ed è ricoperto da una vegetazione lussureggiante tra prati, fiori, arbusti e piante ad alto fusto. Tra questi meritano una menzione i secolari Cedri del Libano.[23] Al suo interno si trovano un parco giochi, un campo da tennis, un centro di ritrovo per anziani ed il monumento a P. P. Parzanese. Di fatto si tratta dell'unica area verde del centro cittadino, nonché il parco più bello dell'Irpinia e uno dei più apprezzati della Campania.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto